Terremoto nel Cilento, l’esperto: «Ecco il perché delle scosse di bassa magnitudo»

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Terremoto nel Cilento, l’esperto: «Ecco il perché delle scosse di bassa magnitudo»

Un altro sisma, di magnitudo 2.1, dopo quello 2.9 nella notte tra venerdì e sabato nei pressi di Vallo della Lucania, è stato registrato alle 11:06 nel Cilento. La scossa di stanotte non ha procurato alcun danno ma è stato avvertito chiaramente dai cittadini, alcuni dei quali anche preoccupati perchè da oltre un mese nel Cilento si ripetono costantemente eventi sismici, tutti di bassa magnitudo. A tranquillizzare i preoccupati, ancora una volta, è il geologo Franco Ortolani, intervistato più volte da questa testata.

Come mai questi eventi di bassa magnitudo nel Cilento? «Come già detto, la zona crostale molto instabile tettonicamente, dove gli spostamenti relativi tra Africa ed Europa causano i principali accumuli di ‘energia tettonica’ che periodicamente provocano sismi anche di elevata magnitudo come quelli del 1857, 1561 e 1980, si trova alcune decine di chilometri ad ovest del Cilento tra Lagonegro, l’alta val d’Agri e la valle del torrente Pergola dove da anni stanno avvenendo le estrazioni di idrocarburi e anche reiniezione di fluidi di scarto ad alta pressione nel sottosuolo. La fascia costiera della catena cilentana confina verso est con la crosta maggiormente sollecitata tettonicamente dove non sono registrati eventi sismici di bassa magnitudo».

Cosa può significare questo? «Certamente è da escludere che le deformazioni crostali siano terminate in quanto Africa ed Europa continuano a muoversi relativamente. Sono circa 150 anni che non si verificano forti sismi nell’area degli epicentri del 1561 e 1857, quindi nella crosta instabile ci sarà “energia tettonica” già accumulata. La modesta “agitazione” crostale del Cilento può rappresentare la ricerca di una maggiore stabilità locale che causa eventi di bassa magnitudo, indipendentemente dalla zona centrale appenninica ad elevato rischio sismico. Oppure la contenuta “agitazione” della crosta del Cilento può essere connessa alla più spinta deformazione, fino ad ora quasi asismica, della zona centrale appenninica ad elevato rischio sismico. In quest’ultima ipotesi va attentamente monitorato il territorio già epicentro di disastrosi eventi sismici».

Gli ultimi eventi sismici nel Cilento? «Sono da attribuire ad una instabilità tettonica residua del sottosuolo che, come tutta la catena appenninica, è stato interessato da notevoli spostamenti verticali nelle ultime centinaia di migliaia di anni. Si tratta di una sismicità di bassa magnitudo, che possiamo definire indotta dalle deformazioni attive che attualmente interessano la parte centrale della catena, che testimonia la complessiva stabilità tettonica del Cilento. Quest’area, infatti, non è caratterizzata da faglie crostali attive in grado di causare sismi di elevata magnitudo».

Dove c’è maggior rischio? «Le faglie attive sismogenetiche in grado di generare violenti sismi (dal decimo alìundicesimo grado MCS) si trovano più ad est, Tra Balvano e Lioni (sisma del 1980), nei pressi di Caggiano (sisma del 1561), tra il Vallo di Diano e l’alta val d’Agri (sisma del 1857) e da Lagonegro alla Valle del Crati e la Sila.  Eventi sismici di elevata magnitudo come quello del 1857 potrebbero causare sollecitazioni ai manufatti più preoccuopanti di quelle indotte dai sismi che si possono originare nella crosta al di sotto del Cilento. Concludendo, nella fascia costiera al di sotto del Cilento e del Golfo di Policastro non si possono generare sismi in grado di arrecare danni significativi all’ambiente ed ai manufatti».

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Twitter @MariannaVallone

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