Tolti i sigilli al bosco di Corleto Monforte, gip dissequestra area

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Tolti i sigilli al bosco di Corleto Monforte, gip dissequestra area

Il gip del tribunale di Salerno ha dissequestrato l’area boschiva di ‘Cozzo del Rosieddo’ accogliendo l’istanza del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. «Possono così continuare i lavori per il raggiungimento degli importanti obiettivi prefissati da una gestione, moderna e scientificamente riconosciuta a livello internazionale, di alcune aree boscate del territorio del parco, genericamente individuata con il termine ‘boschi vetusti’ – dichiara il direttore De Vita – La gestione tradizionale delle faggete appenniniche – spiega il direttore – ha storicamente portato a condizioni di semplificazione strutturale e compositiva dei popolamenti, con ripercussioni particolarmente negative sulla biodiversità degli habitat forestali. I Parchi Nazionali rappresentano contesti operativi ideali per la sperimentazione di interventi selvicolturali mirati da una parte ad accelerare i processi di diversificazione strutturale e compositiva di questi habitat e, dall’altra, a coniugare i benefici derivanti dagli interventi gestionali». 

«In quest’ottica, i progetti “boschi vetusti” – continua De Vita – diversamente da quanto possa far immaginare il termine vetusto, intendono realizzare in alcuni habitat forestali prioritari *9210 (faggeti degli Appennini con Taxus e/o Ilex) e *9220 (faggeti degli Appennini con Abies alba), presenti all’interno del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, interventi selvicolturali allo scopo di diversificare la struttura e la composizione delle faggete, incrementare la presenza delle specie forestali target (tasso, agrifoglio o abete bianco), creare necromassa e microhabitat per aumentare la biodiversità di alcuni taxa d’interesse conservazionistico (piante vascolari, licheni epifiti, uccelli, funghi e coleotteri saproxilici)».

«Tali interventi sono realizzati in aree a tale scopo individuate nella zonizzazione del  Piano del Parco approvato nel 2009 e che ha previsto specifiche zone “B2”, denominate appunto Boschi Vetusti. Si tratta – ribadisce De Vita – di interventi diversi dalla visione tradizionale della coltivazione del bosco, che consentiranno, nel tempo, una diversificazione strutturale dei boschi ed un incremento della biodiversità, con benefiche ricadute per tutte le specie esistenti all’interno dell’area boscata, così come più volte sottolineato dal prof. Carlo Blasi, Direttore del Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università la Sapienza di Roma, ed autore delle suddette previsioni all’interno del piano del Parco del Cilento».  

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