Disabile di Casal Velino in carcere per due birre, Bruno: «Era possibile un’eventuale concessione della sospensione della pena»

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Disabile di Casal Velino in carcere per due birre, Bruno: «Era possibile un’eventuale concessione della sospensione della pena»

Non tardano ad arrivare le prime dichiarazioni sul caso di Marco Penza (nella foto), il disabile incensurato di Casal Velino finito in carcere per aver bevuto due birre prima di mettersi al volante.
Marco Penza, un operatore sociale di quarant’anni, costretto a vivere con una protesi al posto della gamba sinistra, è in carcere da dieci giorni, prima in quello di Vallo della Lucania, poi nel carcere di Fuorni, a Salerno, per un alcool test al quale è risultato positivo tre anni fa, ad un posto di blocco del 22 luglio del 2009. In cella, tra l’altro, è stato costretto, a causa di alcune norme, a privarsi della protesi alla gamba. Ma le proteste dei familiari e degli amici hanno permesso a Marco di poter riavere la sua “gamba” sinistra.

Una storia, questa, che ha scatenato la rabbia dell’opinione pubblica e non solo. Intanto, arriva la dichiarazione di Antonio Bruno del Pd di Vallo della Lucania. «La vicenda che purtroppo ha coinvolto Marco Penza è strana e dà adito a molte perplessità – dichiara Bruno al Giornale del Cilento – Avendo appreso dai giornali la questione, non ho una conoscenza diretta degli atti e mi limito a una ricostruzione sulla cui fondatezza non posso garantire. La normativa che regola la guida in stato di ebbrezza – continua – prevede, in taluni casi, la pena detentiva, che ha una funzione non soltanto punitiva ma anche di deterrente nei confronti di coloro che pongono in essere condotte potenzialmente lesive, non solo della propria incolumità. ma anche di quella di altri soggetti. Trattandosi di una pena detentiva breve ed essendo il Penza incensurato, era possibile un’eventuale concessione della sospensione della pena o la sostituzione della pena, in modo tale da evitare l’epilogo negativo della carcerazione. Non conoscendo gli atti, non mi permetto di dare giudizi sull’operato dell’avvocato». E conclude: «Rammarica apprendere dai giornali quanto già detto, ossia  che si poteva evitare la carcerazione. Inutile evocare la massima secondo la quale la “giustizia è forte con i deboli e debole con i forti”. Esprimo solidarietà al Penza e alla sua famiglia e metto a disposizione un eventuale supporto legale per risolvere al meglio la questione».

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