Morto dopo Tso, il caso di Massimo Malzone vicino a una svolta | INTERVISTA

| di
Morto dopo Tso, il caso di Massimo Malzone vicino a una svolta | INTERVISTA

La storia di un uomo di 39 anni morto dopo un ricovero forzato potrebbe arrivare presto ad una svolta. In settimana verrà depositata in procura a Lagonegro la perizia del medico legale Adamo Maiese sul decesso di Massimo Malzone. A questo punto il pm deciderà il da farsi. Al momento non ci sono indagati, e sarà il magistrato a fare le proprie valutazioni una volta accertate le cause del decesso. Coinvolti nella vicenda anche due medici già condannati in primo grado nel processo Mastrogiovanni. 

«Mio fratello stava bene, era sanissimo. Nello stomaco gli hanno trovato una piccola porzione di cibo. E’ morto di fame e di sete». Così, al Giornale del Cilento, Adele Malzone, sorella di Massimiliano, il 39enne di Agnone Cilento morto durante il ricovero per il trattamento sanitario obbligatorio nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Sant’Arsenio, nel Vallo di Diano. «Massimo non c’è più, ma il suo sacrificio non deve essere inutile, deve servire perché tutto questo non avvenga ad altri. Già non doveva succedere dopo la morte di Mastrogiovanni».

Chi era Massimo? Un ragazzo buono, non faceva male a nessuno e stava bene, sotto ogni punto di vista. Non ha mai fatto del male a nessuno, né a se stesso, viveva da solo, era totalmente indipendente, si faceva tutte le faccende di casa.

Cos’è successo in quei giorni? Questo non possiamo saperlo, non ci sono telecamere. Lo stabilirà l’autopsia ma ci sono tante cose che non quadrano. Le telefonate non ricevute per esempio. 

Si spieghi meglio Massimo durante l’ultimo ricovero chiamava a casa anche cinque volte al giorno, questa volta nulla. Solo il 12 giugno, all’una meno un quarto ci ha telefonati dicendo che voleva il numero dell’avvocato (Attilio Tajani, insieme a Michele Capano i legali della famiglia Malzone, ndr) e non l’ha fatto dal telefono dell’ospedale ma da quello di una paziente. 

Cosa voleva dire all’avvocato? Mi vogliono far prendere per pazzo – mi ha detto al telefono -, tre ore dopo mi chiamarono dicendo che era morto. 

Di quali altre stranezze parla? Dalla telefonata in cui ci hanno annunciato che era morto, abbiamo capito che Massimo aveva il pannolone, dunque forse non aveva l’autonomia e la libertà per andare in bagno solo.

I medici cosa vi hanno detto Basso ci ha detto che gli era stata somministrata una terapia da cavallo, un qualcosa che normalmente veniva distribuita in tre mesi

Pensa a un overdose da farmaci? Lo hanno detto loro che era una terapia forte che veniva normalmente somministrata in 3 mesi di cura

Le altre esperienze in Tso come erano state? Ci tranquillizzava sentirlo al telefono, ma già nel 2013 mi ero promessa che nn sarei più entrata in quel reparto, mio fratello era in condizioni pietose, ce lo fecero vedere dopo 5 giorni, con gli stessi vestiti con cui era entrato al ricovero, lo cambiarono i miei genitori. Nel corso di questi anni ho sentito pazienti dire cose assurde che spero non siano vere. Le magliette erano piene di pipì, noi d’instinto le abbiamo lavate ma avremmo dovuto andare oltre in questo

Quante analogie con la vicenda di Franco Mastrogiovanni, entrambi cilen­tani, entrambi morti durante un Trat­ta­mento sani­ta­rio obbli­ga­to­rio, tenuti lon­tani dai pro­pri cari. In comune anche un medico. Tante analogie. Anche a noi, appunto, come alla nipote di Franco (Grazia Serra, ndr) ci è stato proibito di vederlo. C’è un unica rilevante differenza, nel reparto di Sant’Arsenio le telecamere non ci sono e dunque chissà come andrà a finire

Era stato legato? Non ci sembrava che aveva segni di maltrattamenti addosso, e anche l’esame esterno lo ha confermato

Che cosa farete adesso? Aspettiamo i risultati dell’autopsia. Se ci sono dei responsabili devono pagare. 

In Italia ci sono tanti Massimo. Cosa vorrebbe chiedere allo Stato? «Che non si ripeta più una tragedia simile, che i pazienti non devono essere trattati come pazzi, c’è bisogno di assistenza. La burocrazia italiana non aiuta i pazienti e le famiglie. Dovrebbero esserci strutture adeguate a persone che hanno dei malesseri. 

Non si spiega la morte improvvisa di Massimo, anche perché – come risultato da analisi e come riferito dagli stessi medici – stava bene e non aveva particolari criticità. Le stranezze e i dubbi intorno a questa vicenda sono tanti. Tra questi la telefonata non fatta all’avvocato, quelle «vietate» ai familiari, e anche il dettaglio delle costole rotte, dovute a un massaggio cardiaco, forse praticate su un corpo già irrigidito. Ma questa è solo una ipotesi, che come le altre saranno chiarite dall’esame autoptico prima e dalla procura poi. 

©

 

 

 

 

Consigliati per te

©Riproduzione riservata