Muore dopo serata in discoteca: interrogati gli amici, le indagini verso ritardi sui soccorsi

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Muore dopo serata in discoteca: interrogati gli amici, le indagini verso ritardi sui soccorsi

Sono particolari che fanno accapponare la pelle quelli che emergono dall’inchiesta sulla morte del giovane Simone, dopo una serata in discoteca a Marina di Camerota. Il fuoco delle indagini, da quanto appreso dal giornale del Cilento, in queste ultime ore, ruota attorno ai due medici intervenuti per soccorrere il giovane. Ma andiamo per gradi.

A seguito dei rilievi del caso e del riconoscimento da parte dei genitori, i carabinieri sono riusciti, in poche ore, a ricostruire molti aspetti della dinamica del tragico evento. Sono stati ascoltati i ragazzi che erano con Simone quella notte. Si sono presentati da soli al comando dei militari di Vallo della Lucania. Hanno raccontato i particolari di una ‘normale’ serata in discoteca, al Ciclope di Marina di Camerota. “Ci siamo divertiti, abbiamo bevuto, certo ci siamo fumati qualche spinello” ma poi, quanto alle droghe, null’altro che possa fare presagire un epilogo di questa natura. I giovani appaiono sconvolti, increduli e probabilmente impreparati a fare i conti con una tragica realtà. Quella di un amico che non ce l’ha fatta. Sarà l’autopsia oggi, a confermare o smentire la testimonianza dei compagni. E anche l’ipotesi presa in considerazione fin dalle prime ore dagli inquirenti, della presunta overdose all’origine della tragedia. I carabinieri hanno ascoltato anche alcuni testimoni. Ed hanno raccolto materiale sufficiente a tracciare una pista investigativa. Il lavoro principale si sta concentrando sui soccorsi.

Da quanto appreso dal giornaledelcilento, qualcosa non avrebbe funzionato nella rete di comunicazione tra gli operatori sanitari e i medici. Pare ci siano state tre amulanze attivate, in tempi diversi e con una comunicazione non adeguata, probabilmente, al livello di alarme. Una prima intervenuta sul posto che non sarebbe medicalizzata. E cioè che non avrebbe il medico a bordo. In un secondo tempo, in contatto con la centrale operativa del 118 il primo medico che ha soccorso Simone, diagnosticando una presunta epilessia avrebbe comunicato il peggioramento delle condizioni cliniche del ragazzo, sottolineando la probabile assunzione di sostanze stupefacentti. Si cerca di capire ora se rispetto a questo quadro clinico sono stati eseguiti gli interventi farmacologici e medici opportuni. Quindi la richiesta di un ‘rendez vu’ ovvero l’incontro per il trasbordo con una seconda ambulanza medicalizzata in partenza da Palinuro. A questo punto si indaga per capire se questo trasbordo fosse opportuno oppure è stato causa di ritardi. Mentre lungo il tragitto una ulteriore chiamata è stata effettuata alla centrale del 118 per richiedere l’intervento di una terza ambulanza, quella rianimativa, con un medico rianimatore a bordo, per il peggiorarsi della situazione. In questa rete di comunicazione potrebbero essersi verificati ritardi fatali. Come anche diagnosi ed interventi medici non adeguati alle condizioni drammatiche del giovane. Qui si concentra, in queste ore, il lavoro degli inquirenti che hanno indagato i due medici intervenuti.

Ed il quadro che si delinea lascia sgomenta una comunità che ha gia contato altre vittime di una insufficiente e forse precaria assistenza sanitaria. Ci si chiede ad esempio se la vita di un giovane si sarebbe potuta salvare qualora la diagnosi fosse stata tempestiva e gli interventi medici opportuni. Ci si chiede se la presenza di una ambulanza dotata di personale medico adeguato e strumenti idonei ai codici rossi l’avrebbe potuto tirare fuori dalla condizione disperata in cui versava. Ci si interroga sulla tempestività dei soccorsi verso l’ambulanza della rianimazione e sull’efficienza della comunicazione per capire se è lì che si è perso tempo prezioso. A prescindere dalla causa del malore che ha colpito il giovane Simone.

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