Calcio violento: pugni, sangue e risse. I campi del Cilento come ring per il pugilato

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Calcio violento: pugni, sangue e risse. I campi del Cilento come ring per il pugilato

Calcio violento nel comprensorio a sud di Salerno. Nell’ultimo week end si sono verificati gravi episodi, ma il “vizio” di prendersela con avversari e arbitro i calciatori del Cilento non lo perdono mai. Gli incontri di calcio talvolta partono con premeditazioni da parte di chi scende in campo. I motivi, le cause, restano sempre invariate: rivalità tra paesi vicini e vecchi “rancori”. Si sa, le squadre di terza, seconda e prima categoria sono formate per la maggior parte da giovani, ma tra loro anche ‘vecchie glorie’ che si conoscono e scontrano sul rettangolo di gioco da anni. Intorno ai campi di terra battuta, però, la domenica pomeriggio, soprattutto durante autunno e primavera, tanti ragazzini si fermano per guardare le partite di calcio in compagnia dei genitori. Genitori che, di fronte determinate scene, sono costretti a cambiare strada e portare i figli altrove. Un brutto esempio per i più piccoli e un pericolo per chi scende in campo con lo scopo di divertirsi.

La Polisportiva Scario, ad esempio, sabato 29 marzo l’ha combinata grossa. Al campo sportivo di San Giovanni a Piro ospita il Santa Maria per la 21esima giornata di seconda categoria del girone O. Dopo la sconfitta per 5 a 0 contro il Centola incassata nel recupero di mercoledì 26 marzo, lo Scario al 60esimo perde per una rete a zero contro la squadra di Castellabate. La vista dei calciatori di casa si oscura e cominciano a volare botte da orbi. La ricostruzione del giudice sportivo è chiara: «Al 17’ del secondo tempo, l’assistente di parte dello Scario, Benito Di Mauro, colpiva alla testa, con la propria bandierina, un calciatore del Santa Maria; quest’ultimo accasciatosi a terra veniva nuovamente colpito con pugni dal calciatore Josè Antonio Di Mauro. A questo punto interveniva il calciatore del Santa Maria Clemente Migliorino, che colpiva con pugni il calciatore avversario». Ma non è finita qui. «Mentre l’arbitro espelleva i menzionati tesserati – si legge nella sentenza del giudice – assisteva ad un parapiglia che si trasformava in rissa generale tra i calciatori di entrambe le squadre. Il direttore di gara si rendeva conto che la rissa si alimentava sempre di più e non sussistevano più, pertanto, le condizioni per poter riprendere la gara, in assenza di forza pubblica e persino di relativa richiesta». La società dello Scario non ha avanzato la richiesta di forza pubblica per quell’incontro, richiesta obbligatoria per le società. L’arbitro a quel punto del match ha deciso di sospendere sullo 0-1. Ieri, giovedì, sono arrivate le decisioni: a Migliorino e Di Mauro, cinque giornate di squalifica a testa e partita persa a tavolino per tutte e due le formazioni cilentane.

Sempre in seconda categoria, arriva la squalifica fino al 30 ottobre per Piergiuseppe Carelli dello Sporting Celle «per aver colpito l’arbitro al volto». Sette giornate di squalifica a Giuseppe Zambrotta del Dopolavoro Ferroviario Sapri «per aver poggiato una mano sul petto dell’arbitro».

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