Franco Mastrogiovanni, terzo anniversario della morte: ancora mistero sulle 83 ore di contenzione

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Franco Mastrogiovanni, terzo anniversario della morte: ancora mistero sulle 83 ore di contenzione

Sabato cade il terzo anniversario della morte di Franco Mastrogiovanni, il maestro elementare di Castelnuovo Cilento morto nell’ospedale di Vallo della Lucania dopo 83 ore di contenzione ininterrotta, legato polsi e caviglie ad un letto, senza acqua né cibo. Tre anni non sono bastati per dimenticare sospetti e polemiche e per chiarire la dinamiche delle ore precedenti quel 4 agosto 2009. Il 31 luglio dello stesso anno era entrato nel reparto psichiatrico dell’ospedale San Luca di Vallo: sul suo capo pendeva un’ordinanza di trattamento sanitario obbligatorio. La colpa? Aver guidato contromano in un’isola pedonale nel comune di Acciaroli.

I misteri. Questa ipotesi, come altre trapelate nei giorni immediatamente successivi quel 31 luglio 2009, resta un giallo. Mastrogiovanni – secondo quanto detto all’epoca dei fatti – avrebbe tamponato delle auto parcheggiate nell’isola pedonale ma nessun segno e soprattutto nessun testimone confermerebbe questa teoria. Insomma, per ragioni ancora del tutto sconosciute, il maestro elementare “più alto del mondo” – come lo definivano i suoi alunni di Pollica – è stato circondato per terra e per mare da carabinieri e guardia costiera e trasportato all’ospedale di Vallo della Lucania per un ricovero coatto. «Ma il trattamento sanitario obbligatorio fu chiesto dal sindaco di un altro Comune, ovvero Pollica Acciaroli – spiegano i familiari – e non da quello di San Mauro Cilento dove Mastrogiovanni fu fermato dai carabinieri».

Perché un provvedimento estremo come il TSO? A questa domanda non si è ancora riusciti a dare una risposta. Franco insegnava alle scuole elementari da anni, quasi venti, ma la sua vita, seppur apparentemente tranquilla, era stata segnata da una serie di eventi traumatici che ne avevano acuito la sensibilità, contribuendo a rafforzare le fobie e a renderlo sempre più insofferente nei confronti del sistema.

L’omicidio Falvella. Nel ’72 Mastrogiovanni era a Salerno con Giovanni Marini che stava raccogliendo notizie per far luce sull’omicidio di cinque anarchici calabresi morti in quello che dicono essere stato un incidente stradale nei pressi di Ferentino (Frosinone) dove i ragazzi si stavano recando per consegnare i risultati di un’inchiesta condotta sulle stragi fasciste del tempo. C’è uno scontro tra militanti di destra e sinistra: Falvella muore e nel processo Mastrogiovanni è assolto, mentre Marini è condannato a nove anni. «La sera del 7 luglio 1972 – spiega Giuseppe Galzerano in un’intervista a Giornale del Cilento –  sul lungomare di Salerno, Marini che stava passeggiando insieme ad un suo amico studente fu provocato con delle gomitate da un gruppo di fascisti, ma non raccolse la provocazione. Quella sera, più tardi, aveva appuntamento con Mastrogiovanni, che all’epoca aveva 21 anni, per andare a teatro Verdi a vedere uno spettacolo. Percorsero per caso Via Velia e mentre scendevano i fascisti stavano salendo la strada. Marini li riconobbe e disse a Mastrogiovanni, che era più alto che quelli erano i fascisti che lo avevano provocato». Allora Mastrogiovanni disse: «Non ti preoccupare, adesso ci vado a parlare io e vedo cosa vogliono». Attraversò la strada e chiese ai fascisti: «Che volete? Che vi abbiamo fatto?» e per tutta risposta Mastrogiovanni fu colpito con una coltellata in una gamba e cadde in pozza di sangue».

Nel ’99 a Salerno viene processato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, condannato in primo grado a tre anni. Sconta un mese di carcere e cinque di arresti domiciliari, ma intanto c’è il ricorso in Appello: in secondo grado viene pienamente assolto per non aver commesso il fatto e persino risarcito per ingiusta detenzione.

Dopo 10 anni Franco muore dopo un TSO ed una contenzione durata 4 giorni presso il reparto psichiatrico dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania. Questi ultimi fatti sono documentati da un video del sistema di sorveglianza del reparto.

Il maestro elementare più alto del mondo. Attorno alla figura di Franco si è costruita un’immagine di persona quasi violenta. Ma gli amici lo descrivono come un uomo buono, calmo, dedito alla lettura, collezionava libri ed insegnava ai bambini da oltre 20 anni. I suoi alunni, quelli delle scuole elementari di Pollica, lo avevano definito il maestro più alto del mondo per i suoi quasi due metri di altezza.

Il processo e i filmati. E’ in corso un processo, che dovrebbe terminare ad ottobre, nel quale sono accusate 18 persone, tra medici ed infermieri del nosocomio vallese. Per tutti l’accusa è di sequestro di persona, falso ideologico e morte come conseguenza di altro delitto. Determinanti per le indagini e nel processo le riprese di videosorveglianza girate nella camera durante il trattamento. Nelle prime sequenze si vede l’arrivo di Mastrogiovanni in ospedale intorno alle 12:30. E’ tranquillo, forse già sedato. Dopo pochi minuti un’altra iniezione. Alle 13 il video mostra il maestro meno “lucido”, probabilmente sedato di nuovo. Viene legato polsi e caviglie con fasce di contenzione rigide. Resterà lì fino alla morte, 83 ore dopo, e non senza sofferenze: seguiranno 4 giorni di atroce agonia. Non verrà mai slegato né alimentato, idratato solo con delle flebo.

Nella cartella clinica la pratica della contenzione, estremamente invasiva, non è mai menzionata, né motivata come chiede la legge. La storia del maestro di Castelnuovo ha ancora molti punti oscuri. Troppi. Sul suo corpo è stata posta una pietra ma gli interrogativi, a tre anni dalla morte, restano ancora tanti, e gli anni non li seppelliranno. Perché un provvedimento estremo come il trattamento sanitario obbligatorio? Perché un sindaco di un comune diverso da quello in cui Mastrogiovanni fu fermato dai carabinieri ne ordinò un TSO? Perché alla nipote, Grazia Serra, i medici vietarono le visite in ospedale?

Il processo a carico dei 18 imputati sta per volgere al termine e la sentenza, forse, farà luce su uno dei casi di cronaca più misteriosi del nostro territorio. Ma su questa vicenda non calerà il sipario e non si spegneranno i riflettori perché nessuno potrà raccontare a quei bambini che oggi hanno un insegnante in meno cosa sia successo al maestro elementare più alto del mondo.

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