Minori a rischio, Iannuzzi scrive al prefetto per verificare efficacia dei Piani di Zona

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Minori a rischio, Iannuzzi scrive al prefetto per verificare efficacia dei Piani di Zona

E’ in aumento in provincia di Salerno il numero di minori costretti a vivere in situazioni difficili. L’sos arriva dal consigliere provinciale, nonché neuropsichiatra Salvatore Iannuzzi, che ha chiesto l’intervento del prefetto per verificare l’efficacia del lavoro svolto dai Piani di Zona. «Oggi in Provincia centinaia di bambini vivono in condizioni di semi abbandono o peggio ancora  “parcheggiati” in comunità educative, senza alcuna relazione familiare – dichiara Salvatore Iannuzzi – Troppe famiglie vivono in condizioni di disagio psico-sociale e non sono in grado di sostenere i propri figli. Su questo purtroppo non ci sono dubbi. È invece importante promuovere l’affido familiare come strumento di accoglienza capace di dare stabilità a un minore in difficoltà».

Promuove l’affido familiare Ecco perché Iannuzzi ha scritto al prefetto, al presidente della Provincia Antonio Iannone e a tutti i sindaci del salernitano. «E’ cresciuto in forma esponenziale il numero di minori non accompagnati –  mette in chiaro il consigliere – e a fronte di tanto non è cresciuta la cultura e la pratica dell’ affido familiare, vale a dire una strategia di aiuto ai minori provenienti da famiglie difficili, prevista dal legislatore da circa un trentennio, intesa a garantire ai cittadini minori più sfortunati l’esercizio del diritto ad una famiglia». In pratica l’affidamento è una situazione di temporaneità, il minore viene affidato ad una famiglia disponibile fino quando la famiglia naturale non superi le difficoltà e gli ostacoli per la crescita del minore. Naturalmente non si tratta di una sostituzione di affetti perché comunque è garantito il mantenimento di rapporti con la famiglia d’origine.

Crescita in famiglia crea meno disturbi «La famiglia – spiega Iannuzzi – rappresenta l’ambiente nel quale il bambino cresce, sviluppa le proprie potenzialità, apprende le regole del vivere civile, progetta il suo futuro, ma anche il luogo nel quale viene plasmata la sua struttura psichica, vale a dire il luogo che garantirà o meno un sano sviluppo mentale della persona”. Se prima l’affido era soprattutto derivante da un disagio sociale, oggi si scontra con la grande precarietà economico – lavorativa che ricade sui bambini che hanno bisogno di un altro contesto positivo dove giocare, correre e studiare. Diritti fondamentali che non per tutti sono scontate. «Dare una sana famiglia ai bambini che vivono in situazioni di disagio – conclude Iannuzzi – significa non solo incoraggiare scelte di amore e buone prassi di solidarietà ma anche e soprattutto prevenire la crescita di disturbi neuropsichiatrici infanto-adolescenziali, assicurare alla società di domani uomini sani e garantire diritti costituzionali di tutela dei cittadini minori».

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