Fede e superstizione a Marina: seconda parte, credenze dei fedeli e malocchio

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Fede e superstizione a Marina: seconda parte, credenze dei fedeli e malocchio

Le credenze dei fedeli in quegli anni si spingevano oltre e non ammettevano varianti nemmeno nel programma del cerimoniale di festa. Da circa sessant’anni alla messa delle 10,30 con tanto di solenne panegirico faceva seguito immediatamente la rituale processione che si dipanava per un tragitto più o meno simile a quello attuale ma che in più includeva la salita fino alla “Casa di san Domenico” in via Bolivar. Tra soste, batterie in più punti del percorso, avveniva che la processione terminasse intorno alle ore 14,00 con la gente boccheggiante sotto il sole infuocato.
Ma facciamo un passo indietro, ritorniamo al 1962, al 4 Agosto. Il giovane parroco di allora, don Francesco Crispino, fiutando i venti dell’incipiente progresso che stavano per investire anche Marina, decise di spostare l’orario della processione fissandolo per le ore 17,30 (allora non c’era l’ora legale). Apriti cielo! Un putiferio generale. Nell’intimità delle case era l’argomento del giorno:”Ma che s’è ‘mmise ‘ngape chiste !? Contra a santo Rumminico nun se và!” E infatti nel primo pomeriggio si abbattè sul paese una sorta di tornado. Una pioggia torrenziale a regime quasi alluvionale sferzò Marina allagando, per fortuna per non più di una mezz’oretta , vicoli e strade. I proprietari delle bancarelle, che allora si posizionavano quasi esclusivamente in piazza, videro le loro merci, esposte per terra, scivolare velocemente verso la discesa della piazza fino al mare sottostante trasportate con furia dall’acqua piovana. L’ira del santo s’era compiuta! Tutto sembrava compromesso e i piani del parroco,ahimè, stravolti… Stravolti??? Accadde tutto all’improvviso come nella trama di un film nella quale il regista detta i tempi e le situazioni con abile maestria. Intorno alle 16,30 squarci di azzurro si fecero largo tra le nuvole. Davanti alla porta della chiesa la statua era già pronta per uscire. Il parroco con tono deciso quasi tuonò:”Gente di poca fede! Tra poco usciamo in orazione itinerante come sempre!”. Il sereno sempre più imperiosamente si impadronì del cielo ed un timido sole illuminò il paese e la processione. Quel pomeriggio sembrò che il sole con la sua potenza radiosa recasse un rassicurante messaggio di approvazione di San Domenico che più o meno pareva dicesse.”Sì, cari figli, la processione va bene anche a quest’ora.” Giubilo del parroco, che aveva così rinvigorito la fede dei propri parrocchiani (almeno lo sperava…) e inferto un duro colpo alla loro coriacea superstizione, e sconforto della gente sconfitta nelle proprie posizioni.
Fede e superstizione coinvolgevano anche la vita attiva dei marinari. Il lavoro in mare dei nostri pescatori, è risaputo, dipendeva anche da fattori imprevedibili, spesso indipendenti dalle capacità e dall’esperienza dei marinai e dei pescatori, E l’imponderabile può essere influenzato solo dal soprannaturale. La fede e la superstizione degli uomini di mare sono proverbiali da sempre e affidare un gozzo alla protezione di un santo era l’unica assicurazione contro sfortune e pericoli.. Chiamare la barca col nome del Santo protettore significava identificarla con Lui chiamandolo a condividerne la sorte. I nomi di san Domenico e Guzman si ripetevano sulle imbarcazioni che per essere distinte dovevano vedere accompagnati quei nomi con gli ordinali (San Domenico o Guzman primo, secondo,terzo,ecc.).
E veniamo al malocchio che merita un discorso tutto a parte. Quasi la totalità della gente credeva che invidia, gelosia e rabbia potessero spostarsi da un individuo all’altro. Il sintomo principale del malocchio (l’uocchie ‘nguolle) era il mal di testa. La persona “presa ad occhio” cominciava a star male, ad agitarsi, a non dormire la notte, ad avere nausea e in certi casi anche il vomito. Ma come capire se energie malevoli avevano colpito qualcuno che da un po’ si tempo lamentava acciacchi e sfortune? Semplice. C’erano una formula e un rito che donne anziane avevano appreso da una loro ava e che mettevano a disposizione di quanti li richiedessero. Era una tecnica ben precisa che serviva per riconoscere ed eliminare il malocchio. La scenette era gustosa in tutti i suoi momenti e in tutte le sue fasi e merita di essere brevemente raccontata. Ricordo ancora tutti i preparativi che precedevano la funzione, molto semplici del resto, e a zia (‘Nnarella o ‘Ndunetta) di turno investita del gravoso compito. Si faceva sedere il malcapitato su una sedia. Dopodiché la vecchietta, in veste di santona, segnando la fronte con una serie di gesti a croce, e ripetendo una preghiera tra l’orante e il grottesco (una sorta di incomprensibile giaculatoria), cominciava a sbadigliare ripetutamente. Frattanto gli abitanti del vicolo, incuriositi, circondavano la scena formando un nutrito capannello. La bocca si apriva e comparivano solitamente non più di due dentoni (le protesi dentarie erano ancora assolutamente sconosciute da queste parti e in ogni caso dal costo non alla portata di chicchessia!). Le comari intorno commentavano:”Avullà, e cumme sciata!”. Lo sbadiglio era il segno premonitore della presenza del malocchio, e più la cerimoniante sbadigliava più il malocchio era potente.Dopodiché una di quelle portava un bacile con acqua e una tazzina con dell’olio. La “sacerdotessa” immergeva il dito mignolo nell’olio e, mentre pronunciava l’ultima frase di quella oscura litania, lasciava cadere dal dito quattro gocce di olio a forma di croce nella bacinella. Se almeno una goccia di olio si allargava significava che c’era il malocchio, altrimenti non c’era nessuna iettatura. Partiva quindi la gara ad osservare: tutti si intrufolavano con la testa per individuare la goccia “testimonial”. “U vu ll’anno addo stà! Mamma quant’è gruosso!”, commento di un’esperta. Una volta terminato il rito l’acqua veniva dispersa per terra in un angolo del vico e con essa andava via anche il malocchio. Il rito, tra la soddisfazione generale, era terminato.
C’erano ancora altre pratiche e rituali dettati dalla superstizione che non si esaurivano a questi. Per esempio: il letto non doveva mai essere sistemato con i piedi rivolti verso la porta perché è la posizione in cui stanno i morti.(Chi l’ha detto?). Quando “mozzecano i ‘mmane” sono in arrivo soldi.(Magari!). Si pone una moneta nelle fondamenta di una casa nuova per buon augurio.(Sarà!?). Se… Ma… Un momento… Mi si è accentuato un fastidioso mal di testa nonostante l’analgesico. Perdonatemi, vi devo lasciare perché voglio preparare la bacinella con l’acqua e l’olio e fare una telefonata a chi so io… Sapete, non si sa mai!!!

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