A Capaccio si discute di legalità: «Due le leggi, quella dello Stato e quella dell’amore»

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A Capaccio si discute di legalità: «Due le leggi, quella dello Stato e quella dell’amore»

Cosa significa parlare oggi di legalità ai giovani? Hanno provato a rispondere i relatori del service Lions ‘Educare alla legalità e alla convivenza civile’, svoltosi ieri mattina nell’aula magna del liceo ‘Piranesi’ di Capaccio. Dopo i saluti del presidente del Lions club Paestum, promotore dell’evento insieme al Leo club, Enrico Bellelli, del dirigente scolastico Loredana Nicoletti, e dell’assessore alle politiche sociali, Rossana Barretta, l’argomento del convegno è statp introdotto da Giangerardo Miranda, organizzatore insieme a Giuseppe Scorza, Michele Gallo e Stefania Nobili. Sono seguiti gli interventi dei relatori a partire dal responsabile distrettuale del tema di studio, Francesco Palmieri: « Sub lege libertas  veniva usata dai romani per ricordare che la legge è la premessa alla libertà».

«Legalità deriva da lex, e lex ha la stessa radice del verbo ligare, che significa tenere stretto – spiega Arnaldo Miglino dell’università ‘La Sapienza’ di Roma – la legge ci limita ma ci permette di convivere. Se questo è stato detto da tanti filosofi, io aggiungo anche: le regole ci permettono anche il godimento, per esempio quello che può derivare dall’assistere a un gioco come il calcio. Se non ci fossero le regole non ci sarebbe neppure il calcio».
Continua Miglino: «Per rispettare le regole bisogna per forza conoscerle tutte? Una volta in Islanda mi sono trovato a un incrocio senza semafori e ho visto che tutte le auto erano ferme. Cos’era successo? Sul marciapiede c’era un gatto che sembrava voler attraversare la strada. Quando ha dato segno di rinunciare e avviarsi definitivamente altrove, le auto hanno ripreso il cammino. E’ questa la norma che è in noi indipendentemente dalle leggi dello stato e che ci permette di rispettare le regole senza doverle conoscere come esperti giuristi: il rispetto per l’altro».

Francesco Rotondo, sostituto procuratore della Repubblica al tribunale di Salerno, ricorda invece che non tutte le regole possono essere giuste: «In Italia sono state fatte le leggi razziali. Diceva Hegel: ‘anche un cane capisce il senso del bastone’. Questo significa che non bisogna rispettare la legge per paura della punizione, ma per un’adesione spontanea ad un modello di legalità».
Le conclusioni dei lavori sono toccate a Bruno Cavaliere, past governatore del distretto 108 Ya, che ha sintetizzato così il messaggio dei relatori ai ragazzi: «Esistono due leggi: quelle delle Stato e l’amore». 

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Twitter @BiagioCafaro

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