«Quanti politici poco politici, quanti politici lupi famelici… »: il pop di Nicola Montesano da Casaletto Spartano a Bari

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«Quanti politici poco politici, quanti politici lupi famelici… »: il pop di Nicola Montesano da Casaletto Spartano a Bari

Viene dal Cilento, da Casaletto Spartano, ma si fa le ossa come artista a Bologna. E’ Nicola Montesano, musicista e cantautore pop. L’amore per la musica, in particolare per il cantautorato, sono forti in lui sin da piccolo. Inizia a suonare, accostandosi al pianoforte prima e alla chitarra poi; ma è negli anni dell’università, a Bologna, che può esibirsi davanti al pubblico. Per alcuni anni affianca alla sua attività di insegnante di italiano quella di cantautore, continuando senza tregua a scrivere canzoni e ad esibirsi in vari locali della capitale, dove si trasferisce dopo la laurea in Lettere Moderne.

Con i Kaikendo, un gruppo musicale tutto cilentano, presenta i brani del suo repertorio e apre, come gruppo spalla, i concerti di artisti come Francesco Renga, Vinicio Capossela, Gianluca Grignani, Max Gazzè, Giuliano Palma e Alex Britti.

La svolta musicale, però, arriva nel 2010 quando un suo brano dal titolo “Di Soprassalto” viene inserito nella compilation di “Rock Targato Italia” del 2010 e, nel frattempo, si diploma al C.E.T. di Mogol come autore di testi.

L’incontro con  Hugo Tempesta, già ingegnere del suono di Fiorello, Cesare Cremonini e Alex Britti, impreziosisce le canzoni di Montesano “col suo tocco lieve e magistrale”. Infine arriva a Bari dove incontra “quattro lucenti e farneticanti giganti buoni della musica”: Lello Patruno, Giuseppe Giancola, Donatello D’attoma, Camillo Pace. “E se ne innamora – dice – perdutamente”.

Nel 2011 registra alcuni brani, “Portami su”, “Ancora un po’”, “La notte s’è aperta la lampo”, “Come siamo belli” e “Rivoluzione”. Si tratta di singole registrazioni che sanno di nuovo, di moderno ma non troppo lontano dal cantautorato buono italiano; seguono coordinate sonore che richiamano il Baccini dei primi anni, un po’ arrabbiato, un po’ innamorato. C’è l’amore nei suoi testi, ma tocca il sentimento più usurato del mondo con stile, eleganza e contenuti.

Anche la voce mi ricorda Baccini e, guardandoti, c’è una somiglianza anche nell’aspetto. Se potessi scegliere un artista del panorama italiano, a quale invece vorresti essere accostato?
Sorvolo sulla domanda, mi imbarazza sempre paragonarmi a qualcuno…

Ok, allora passiamo alla prossima. Hai camminato i primi passi fino alla maturità scolastica nel Cilento. Quanto c’è di cilentano in te e nella tua musica?
Sono cresciuto a Casaletto Spartano, un paesino del basso Cilento, non più grande di un cappello. Ci conosciamo tutti e si parla quasi esclusivamente il dialetto. L’immediatezza del dialetto, la sua forza espressiva, sono irripetibili nell’italiano. Nonostante io mi sia laureato a Bologna e abbia lavorato a Roma, ancora oggi io sogno in dialetto. E i miei sogni sono sempre ambientati nel mio paese. È la mia Cinecittà personale. Ma a parte l’aspetto linguistico, ogni cosa che scrivo, tutto ciò che tiro fuori quando compongo passa attraverso il filtro del mio modo di vedere il mondo, è normale che tutto passi attraverso i miei occhi e i miei occhi sono cilentani.

Cos’ha ispirato le tue canzoni, e soprattutto cosa ti ha spinto a scrivere “Rivoluzione”?
Basta guardare un telegiornale o leggere un quotidiano o ascoltare la gente al supermercato per capire da dove può essere venuta fuori Rivoluzione. La disaffezione politica oggi è arrivata al culmine. Il senso di frustrazione è dappertutto. Nella canzone dico: la vostra musica non c’arriva al cuore e non serve alzare il volume, bisogna cambiare canzone, rivoluzione. E quando penso a una rivoluzione, io penso a una rivoluzione come elevazione, come gesto d’amore verso noi stessi, penso a una riappropriazione della proprio dignità. Dignità. Dignità. Questo ci vuole. Amore per noi stessi.

A proposito d’amore, nei tuoi brani tratti spesso l’argomento. Scrivi di più quando sei innamorato o quando sei lontano da emozioni e batticuori?
Il lunedì mattina si scrive meglio del sabato sera!

I tuoi progetti musicali?
Ora vivo a Bari dove mi avvalgo della collaborazione di musicisti professionalmente validissimi e umanamente preziosi. Sto lavorando su nuove canzoni e mettendo su un nuovo repertorio per quest’estate.

Consiglia ai lettori del Giornale del Cilento della buona musica.
Io ho un mito su tutti: Bob Dylan. Suggerirei almeno due album: Blonde on blonde, Blood on the tracks. Poi tutto Ennio Morricone, Sergent pepper’s dei Beatles, Vivaldi, Hunky dory di Bowie, Yield dei Pearl jam. Le sigle dei cartoni animati. Scaricatele! Fanno capire tante cose.

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