Processo ad Antigone a Velia. Un simbolico scontro fra l’eterna legge divina, e l’incondizionata autonomia dello spirito umano

| di
Processo ad Antigone a Velia. Un simbolico scontro fra l’eterna legge divina, e l’incondizionata autonomia dello spirito umano

Rappresentata per la prima volta ad Atene nel 442 a.C. nell’ambito delle celebrazioni liturgiche dedicate al dio Dioniso, in cui i grandi poeti dell’antichità erano chiamati a gareggiare in agoni tragici, Antigone è una delle più famose tragedie di Sofocle.

L’opera racconta la storia di una giovane donna che contro la volontà di Creonte, il nuovo re di Tebe, ed anche a costo di essere lapidata dal popolo tebano, decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice, traditore della patria e morto in duello.

Scoperta, Antigone, viene condannata dal re ad essere murata viva in una grotta, per aver disubbidito al suo editto che proibendo la sepoltura di Polinice, ne condannava il corpo ad essere pasto per i cani.
 
Antigone, donna ferma e determinata e convinta di essere nel giusto, risponde solo alla sua legge, quella sacra ed incontrollabile dettata dagli dei. Il corpo doveva essere seppellito. Uno dei crimini peggiori per la società greca era quello di non dare sepoltura ai morti, e questa colpa ricadeva non solo sui componenti della famiglia del defunto, ma sull’intera città.

Lo scontro è immediato e totale. Per il tiranno Creonte, non è una donna che può stabilire cosa è legge.

Attuale e fresca è la lettura di questo dramma, benché siano trascorsi oltre venticinque secoli dalla sua prima rappresentazione; intrigante e coinvolgente la formula messa in scena che affida allo spettatore la possibilità di cambiare il destino di Antigone.

Il processo affronta un dilemma che non permette di restare indifferenti di fronte al dramma rappresentato: la giovane eroina, seppellendo il fratello, ha fatto bene o no a trasgredire all’editto del tiranno Creonte?

Per la legge degli uomini sarebbe colpevole, per quella degli dei dovrebbe essere considerata innocente?

Una scenografia moderna ed essenziale accompagna il lento e pacato fluire delle parole portate a difesa ed a condanna dell’operato della giovane donna e del vecchio tiranno.

Bella la formula che vede l’alternarsi in scena di attori, avvocati, giurie e pubblici ministeri, con tanto di arringhe e con uno spazio ampio dato anche al pubblico che può quasi intervenire direttamente sulla scena, esprimendo una sentenza col proprio voto.

Protagonisti della fase dibattimentale del processo Franco Maldonato per l’accusa ed una appassionante Andreana Esposito per la difesa.

E’ un dramma che, per quanto riscritto dallo spettatore contemporaneo, non prevede un finale meno tragico.

Nel testo sofocleo, Ismene, sorella della sfortunata eroina racconterà il tragico epilogo del suicidio.

E l’illusione di cambiare la storia svanisce di fronte alla funzione e allo scopo prettamente teatrali per i quali Antigone è stata concepita: un drammatico modello per un’utile riflessione morale, che è tutta racchiusa nella battuta conclusiva di Ismene: “Abbiamo tentato di rendere giustizia ad Antigone strappandola ad una morte ingiusta. Ma perché lo abbiamo fatto? Per pietà? Per giustizia? Per alleviare la nostra coscienza? O magari per dare l’impressione che forse qualcosa sta cambiando? In questa sala tutti ammiriamo il coraggio e l’onestà della figlia di Edipo, tutti ci commuoviamo e soffriamo per lei e insieme a lei; ma nessuno nella realtà avrebbe forse il coraggio di imitarla”

Ed è proprio così, anche oggi; da Sofocle ai giorni nostri, quanti martiri gloriosi hanno sacrificato la loro vita per i loro principi? Sono forse cambiati i metodi dei tiranni? Le rigorose leggi delle false democrazie? La doppia morale di chi vive nell’ipocrisia e nella prepotenza?

Nel mondo antico, il teatro aveva una funzione didattica e catartica, qui interamente riscattate. Lo spettatore coinvolto dalla bravura di avvocati giudici ed attori attraversa i secoli senza sforzo, torna a casa avendo la certezza di aver vissuto una forte emozione, riscoprendo nel contempo la modernità dei testi antichi e del loro essere motore di cruciali quesiti.

Consigliati per te

©Riproduzione riservata