Il sindaco Ricchiuti all’intervista sceglie la polemica, risposta shock su Facebook

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Il sindaco Ricchiuti all’intervista sceglie la polemica, risposta shock su Facebook

ll sindaco di Novi Velia Maria Ricchiuti non ha risposto all’intervista fissa che questo giornale sta inviando a tutti i sindaci del Cilento. E dopo che il nostro quotidiano ha pubblicato l’articolo che riporta l’intervista priva di risposte, Ricchiuti ha scritto sul suo profilo Facebook quanto segue. 

Al Direttore del “giornaledelcilento.it” 

È davvero curioso il caso di questo giornale che intima ai sindaci di rispondere ad una intervista anziché, come è prassi, chiedere la loro disponibilità. Questo approccio è corredato addirittura dall’indicazione di un tempo massimo, un limite che all’inizio è temporale ma poi diventa etico, oltre il quale il sindaco che non abbia risposto si macchia del marchio infame della “casta”. Un giochino che definire sciocco è riduttivo. Lor signori sappiano che i sindaci, specie se in piccoli comuni come il mio, non hanno alcun bisogno di interviste per far sapere ai propri cittadini quel che fanno e come lo fanno. Se ne parla ogni giorno, con tutti: dalle occasioni informali, come il bar del mattino, fino alle assemblee e alla riunioni appositamente convocate. Ma, certo, questo è fare politica sul territorio e mal si adatta all’immagine truce che il Giornale del Cilento ha deciso di dare della “classe politica” del suo territorio e quindi giù con l’intervista ad orologeria, pronta a scoppiare sulle bacheche di tutti gli indignati a comando. Ecco, vede signor Direttore, io con i cittadini parlo ogni giorno e il suo tentativo di mettermi all’indice, di relegarmi in un titolone a caratteri cubitali e indicarmi al pubblico ludibrio è non solo ridicolo ma anche grave perché mette in luce un modo di fare giornalismo che davvero non ha nulla a che vedere con la professionalità. Sappia comunque che io ho molto rispetto per il tempo, mio e degli altri, e non ho tempo e neanche voglia di rispondere ad una pseudo intervista, drammatica nella sua complessità ed esasperante nella sua leziosità, piena di domande sciocche, tipo quanti metri di staccionata ci sono in paese, a quanto risale l’ultimo censimento verde, di quante persone è composto la squadra di tecnici del verde e della manutenzione del Comune? Non me ne voglia se dopo aver sistemato le molte cose da fare in comune, organizzato iniziative sul territorio, parlato con i giornalisti (quelli veri), fatto decine di chiamate e risposto a tutte le mail, ogni giorno, finisco per non avere né tempo né voglia di rispondere ad una piccola campagna provocatoria.

Stia bene. Maria Ricchiuti.
LE PERSONE PRIMA DI TUTTO.

La risposta del direttore
di Maurizio Troccoli

In verità sembra curioso, se non disarmante, che un sindaco usi il termine ‘intimare’ rispetto a una intervista. 

Stando a una «prassi», probabilmente familiare al sindaco, risponderebbe più a un gesto di cortesia che a un dovere civico di un primo cittadino. Il sindaco Ricchiuti, abituato sicuramente a rispondere a decine di interviste al giorno è tra i numerosi esperti di giornalismo del territorio, fino al punto di offrircene una lezione. Parla di un «approccio corredato addirittura di un tempo massimo, un limite temporale che poi diventa etico». 

Bene, caro sindaco, basterebbe aver visto la televisione, per intuire che tutte le interviste hanno un loro tempo. Un giornalista che ti ferma per strada e ti pone una domanda, non te la lascia in tasca per poi passare a prendere la risposta a tempo illimitato, magari quando al sindaco fa comodo. Questa intervista, di tempo scandalosamente massimo, ha dato dieci giorni, a un sindaco che non ci risulta essere subissato da decine di giornalisti al giorno, non fosse per la dimensione del territorio in cui opera. Tantomeno ce lo indicano le cronache politiche campane. Ci è capitato di fare interviste a persone che, per il proprio ruolo, vengono raggiunti da decine di telefonate al giorno di giornalisti, e trovano il tempo di rispondere, anche in maniera puntuale, a tutti. Se si considera che ai 10 giorni previsti è possibile aggiungerne altri, grazie al solo gesto di comunicarne l’esigenza, è chiaro quanto possa essere una trappola una intervista così confezionata, tra l’altro scritta, quindi senza strumenti di mediazione in mano al giornalista che, le risposte, non può che pubblicarle così come scritte. Accusare un giornale del fatto che dietro a una educatissima intervista, tra l’altro orientata al futuro, senza nessuna vena polemica e uguale per tutti i sindaci, ci fosse la volontà di affibbiare il marchio «infame di casta», è un esercizio che richiede molta abilità. Se non ingenuità. 

Non ci si immagina cosa si sarebbe potuto pensare se l’intervista avesse avuto al suo interno, magari, legittime rivendicazioni che, in ogni comune, vengono sollevate dalle rispettive opposizioni. Si sarebbe forse citata l’invasione dei Barbari. Quanto all’immagine di ‘casta’ appare surreale. Il giornale ha espresso solo l’immagine, veritiera, di un sindaco che non risponde al giornalista su temi, ad avviso di questo giornale, che dovrebbero essergli cari. Ma quello di Novi Velia, scrive che i sindaci non hanno bisogno di interviste per fare sapere ai cittadini «quel che fanno e come lo fanno». Insomma i sindaci dei piccoli comuni non hanno mica bisogno di giornalisti che fanno domande? No. Loro parlano direttamente «nei bar, in occasioni informali o in riunioni» (sicuramente affollatissime) «appositamente convocate», e la raccontano come meglio credono, senza bisogno di un giornalista che magari incalza o che cerca di raccontare l’operato, la lungimiranza di un sindaco o di una amministrazione, con qualche domanda, probabilmente impegnativa. 

Vede caro sindaco il giornalista non deve rispondere ai bisogni di un sindaco che deve fare sapere alla sua gente eccetera eccetera. Un giornalista – ma questo lei avrà solo dimenticato di dirlo, conoscendolo benissimo, perchè alla base della democrazia – se facesse quello che lei dice assomiglierebbe più a uno strumento di propaganda che di informazione e, tra le due dimensioni, c’è una differenza significativa. 

Va aggiunto che uno strumento come il giornale del Cilento non parla soltanto ai suoi cittadini che vivono nel suo territorio, ma magari anche a quelli che vivono fuori dal suo territorio e che lei non può incontrare al bar. E poi parla anche a quei cittadini che non sono propriamente del suo territorio ma sono cilentani ed essendo che questo giornale ha, tra le sue missioni, quello di fare vivere il Cilento come una comunità, come una grande città dove i paesi sarebbero i suoi quartieri, siamo interessati al fatto che ogni cilentano sappia cosa avviene nel quartiere a fianco o dall’altra parte di questa grande città, o comunità, che si chiama Cilento. Se nota infatti spesso nei titoli non c’è neppure il nome del paese in cui sono avvenuti certi fatti, ma solo il riferimento al Cilento. E anche tutti questi cittadini, che insieme agli altri, ogni giorno, fanno circa 10 mila lettori unici di questo giornale, che lei ha preferito, al momento, snobbare, non può incontrarli nei bar o per le sue stradine. 

Chi scrive, non ha nessuna intenzione di metterla al pubblico ludibrio. Le avrei soltanto suggerito di non ficcarcisi da sola. Non la conosco e probabilmente, da cilentano, avrei avuto solo la curiosità di conoscere meglio cosa intende fare nel suo Comune. Nell’intervista è chiara a tutti quale sia l’intenzione e se risponda o meno a un corretto servizio giornalistico. E comunque lo lascerei stabilire al lettore. Se poi lei non ha tempo di rispondere a una «pseudo» intervista che definisce «drammatica nella sua complessità ed esasperante, piena di domande sciocche tipo quanti metri di staccionata ci sono in paese», è un problema o una scelta sua, che non si traduce in un dovere del giornale di negare, ai suoi lettori, di conoscere che lei ha preferito fare così. 

Mi permetta solo di considerare preoccupante che un sindaco valuti un censimento verde, una staccionata o la squadra di tecnici per la manutenzione, come «sciocco». La cautela, se non la spinta innovativa di un sindaco, suggerirebbero di farlo decidere ai cittadini, quanto sia importante una buona squadra di tecnici, una staccionata o un censimento verde. Internet può essere illuminante rispetto a quanto stanno impiegando, in termini di risorse umane ed economiche, molti comuni italiani, in queste ore, per mappare e valorizzare le aree verdi, i boschi e i parchi. Mentre staccionate e tecnici, forse possono rappresentare quei presupposti affinchè i paesi comincino ad assomigliare di più a giardini che non ad altro, come avviene in tanti bellissimi borghi italiani che non hanno presupposti migliori di quelli cilentani, se non, appunto, una maggiore sensibilità a certi concetti: magari all’ordine, all’auto organizzazione, al senso del gusto e, a certi strumenti: come quelli di efficienti squadre di operatori. 

Mi chiede, infine, di non volergliene se dopo avere sistemato le molte cose da fare e parlato con i «giornalisti veri» e risposto a tutte le mail non ha «nè voglia nè tempo» di rispondere a una «campagna provocatoria», le garantisco che può stare tranquilla, non gliene vorrò affatto, ma oltre a notare che ha avuto tempo di prolungarsi sul suo Facebook, al suo posto, rifletterei e ascolterei qualche figura saggia prima di bollare come provocatoria una educata intervista, anche per salvaguardare la propria immagine pubblica. Oltre a rinnovarle l’invito di rispondere alle domande, le auguro una proficua collaborazione con i «giornalisti veri», magari quelli che si sceglie il politico. O quelli che, il politico, considera essere tali. 

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