Pochi detenuti e struttura inadeguata, Sala Consilina dice addio al carcere

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Pochi detenuti e struttura inadeguata, Sala Consilina dice addio al carcere

Il trasferimento dei detenuti dal carcere di Sala Consilina alle case circondariali vicine potrebbe ormai essere questione di giorni, forse di ore. Ancora una data di trasferimento non c’è ma i 26 detenuti del carcere dovranno lasciare presto Sala. Con la sua chiusura, dopo la soppressione del tribunale, il Vallo di Diano perde un altro importante presidio di legalità e sicurezza. La vicenda del carcere, infatti, si aggiunge a quella che ha coinvolto il tribunale, chiuso definitivamente a settembre 2013.

La voce era nell’aria da molto, anche se l’ufficialità della notizia, ossia che il ministro di Grazia e Giustizia Andrea Orlando avesse firmato il decreto per la definitiva chiusura, è arrivata solo ieri con la notifica di decreto al sindaco di Sala Consilina, Francesco Cavallone. Eppure la data di soppressione risale a una settimana prima, il 27 ottobre 2015. Tra le motivazioni della soppressione «l’antieconomicità, in termini di costi e benefici, del mantenimento dell’attuale casa circondariale e la grave inadeguatezza sotto il profilo strutturale e della sicurezza». Una struttura ritenuta dunque non adeguata al bacino e all’utenza. Purtroppo, negli anni, la politica ha latitato ed ha sempre demandato a data da destinarsi la realizzazione di un nuovo e più moderno carcere che servisse all’intero territorio del Vallo di Diano e basso Cilento. Così racconta il sindaco Francesco Cavallone in un’intervista rilasciata al Giornale del Cilento, mentre ricostruisce la vicenda del tira e molla sul carcere.

«Già nel maggio del 2004 era stato fatto un primo decreto di soppressione che poi fu revocato il marzo del 2005 per degli interventi di carattere politico, perché era ancora sede di tribunale ma soprattutto esisteva un progetto per costruire un penitenziario molto più grande. Chiedo alla politica che conta: ma quei soldi che fine hanno fatto? – sbotta il sindaco – Sono spariti in 10 anni». 

«L’amministrazione comunale di Sala Consilina – spiega Cavallone – aveva presentato un progetto con adeguamento fino a 51 posti con spese a totale carico dell’amministrazione. Ci eravamo offerti di intervenire per adeguare l’istituto ma non ne hanno tenuto conto». Il sindaco poi tiene a precisare che in questa vicenda i problemi più gravi sono legati soprattutto al metodo scelto dal ministro nel procedere nella decisione. E spiega: «Il problema grave è metodo ma anche di merito. Perché – sbotta Cavallone – Sala Consilina, quando è stato chiuso il tribunale, era la normalità, e l’anomalia era Lagonegro, per vari motivi,  ma lì è stata fatta prevalere l’eccezione dell’anomalia sulla normalità. Ora che invece, il carcere secondo i loro parametri era un’anomalia , l’anomalia è stata rispettata in pieno, chiudendolo. Tenuto conto dello scippo che avevamo già subito ignobilmente, tenere sospeso un provvedimento era il minimo che politicamente avrebbe dovuto fare il ministro Orlando coadiuvato da Matteo Renzi, segretario del mio partito.

«La cosa più grave, ed è questo il metodo, è che non mi sembra normale che si firmi un provvedimento di soppressione del  senza preavvertire il sindaco di un territorio. E’ un fatto quantomeno di correttezza istituzionale. Cosa ancora più grave, ma questa è una considerazione politica, è che tutto ciò non è avvenuto nonostante io faccia parte del Partito democratico. Renzi dovrebbe fare lezioni di correttezza istituzionale ai suoi ministri».

A quanto pare, oltre al sindaco, a non sapere della chiusura del carcere, anche il direttore del penitenziario. «L’ho contattato il 31 mattina, non sapeva nulla di ufficiale (ma il decreto era stato firmato dal ministro Orlando giorno 27, ndr) per poi dirmi il 4 che era appena arrivata l’e-mail di comunicazione di soppressione».  Una vicenda che solleva polemiche e lascia l’amaro in bocca. Per Cavallone è anche una questione politica. «Renzi non si dovrà lamentare se poi io,  alla prossima tornata elettorale, semmai quando si voterà dovessi ancora far parte del Pd, non potrò chiedere il voto ai miei cittadini, dopo il modo il cui siamo stati trattati dal ministro del suo partito», conclude il sindaco.

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