Morte Hugo Chavez, i cilentani dal Venezuela: «Consolato italiano dice di non uscire. Militari ovunque»

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Morte Hugo Chavez, i cilentani dal Venezuela: «Consolato italiano dice di non uscire. Militari ovunque»

Il presidente del Venezuela Hugo Chavez, operato nei mesi scorsi per un cancro a Cuba, è morto a Caracas martedì 5 marzo alle 16.25 ora locale, le 22.55 in Italia. Aveva 58 anni. Dopo la morte del presidente il suo vice, Nicolás Maduro, ha disposto forze armate per tutto il paese. Il governo ha paura di una rivoluzione. Il Venezuela è ora diviso in due.

Dalla notizia della scomparsa del presidente, i cilentani emigrati in Venezuela e le famiglie ora in Italia, sono continuamente in contatto per scambiare notizie. Nel Cilento, come nel Venezuela, ci sono i chavisti e chi collega la morte del presidente come una sorta di liberazione per la nazione. I chavisti sono quelle persone che condividono l’ideologia politica di sinistra nazionalista basata sulle idee e i programmi di governo di Hugo Chavez. Il giornale del Cilento è in contatto con i cilentani emigrati in Venezuela. Queste persone hanno raccontato cosa succede in queste ore e quali saranno i prossimi sviluppi.

Pierluigi Piscitelli, originario di Marina di Camerota ma da qualche anno emigrato in Venezuela dove vive e lavora, racconta:«Al momento della notizia del decesso del presidente, non si puo nascondere che c’è stato tanto caos – rivela Pierluigi – Caos che stesso la gente ha creato per paura che accadesse qualcosa. Alla fine però è tutto sotto controllo e stamattina sembra tutto normale». Pierluigi Piscitelli sottolinea il fatto che il Venezuela ora è diviso da due pensieri contrapposti:«C’è chi piange per il presidente – continua – e chi è felice, ma c’è anche chi, come me, vive la vita di tutti i giorni in modo uguale. La tensione in giro non manca e dovete pensare che qui ci sono i chavisti e quelli di opposizione. I chavisti – come spiegato in precedenza – vogliono che il governo continui come se al potere ci fosse ancora Chavez, con le missioni rivoluzionarie. Anche se, secondo me, senza il presidente non esistirà più il chavismo. Dall’altro lato gli oppositori che sperano in un futuro con più sicurezza, con più libertà di espressione e con maggiore stabilità socio-economica».

Il giornale del Cilento ha raggiunto telefonicamente una donna originaria del Venezuela, ma che attualmente vive in Italia. La donna, in contatto con parenti e amici oltreoceano, ha rivelato alcuni particolari che ci fanno avvicinare alla realtà della nazione:«Il consolato italiano invita a non uscire di casa e il vice presidente Maduro dice di non provare a sollevare reazioni perché ha disposto forze militari dappertutto». Dalle parole si percepisce il livello di tensione che gli abitanti venezuelani stanno vivendo:«Si fa scorta di viveri in vista di una guerra civile – rivela ancora la donna – e di una chiusura delle frontiere e dei rifornimenti. Da qualche mese scarseggiano già latte e farina. Ora ci si chiede che fine farà il Venezuela, se si aprirà all’America, oppure no».

Da Marina di Camerota ancora dichiarazioni da parte di residenti che hanno contattato amici e familiari in Venezuela. Daniela Ruocco, nata in Venezuela, è dalla parte degli oppositori:«Umanamente e personalmente – rivela Daniela – al momento della notizia ho provato una serie di sentimenti, anche se sono contro il governo di Chavez devo ammettere che in Venezuela esiste un prima e dopo Chavez. Lui è morto ma è una leggenda, posso provare dispiacere nei confronti dei figli perchè ognuno di noi considera il papà come il più grande eroe». Daniela ieri ha ricevuto due telefonate dalla mamma, nella prima la madre le riferiva che era appena tornata dal supermercato per fare una spesa grande perchè «non sappiamo come vanno a finire le cose». Nella seconda chiamata la mamma ha esclamato:«Chavez è morto». Gli amici di Daniela sono tutti di opposizione e fra di loro si tengono in contatto tramite social network. Sono tutti sparsi e non si vedono da molto tempo: c’è chi vive a Londra, chi a Madrid, chi a Caracas, chi negli Stati Uniti e chi come Daniela nel Cilento. «Fra di noi – dice Daniela – le impressioni sono di speranza, non si festeggia perchè è morta una persona, ma perchè è caduto un pilastro pericoloso di un regime incoerente e contradittorio, dove sono morti troppi venezuelani per colpa di una insicurezza assurda, dove sei nelle mani della fortuna e non del destino, esci la mattina da casa e non sai se torni, dove c’è un odio tra classi sociali, i ricchi sono cattivi e i poveri sono buoni e quindi i poveri uccidono perchè così è stato detto dal governo. Chi appoggia il governo – sostiene Daniela – riceve una casa arredata gratis ma poi vedi che quella casa è stata costruita sopra un terreno privato che il governo ha deciso di prendersi da cittadini senza un motivo. Una città come Caracas circondata dai ranchitos (case degradate) dove il governo trova come soluzione inaugurare una funicolare per far arrivare queste persone ai loro ranchitos invece di creare altre soluzioni e creare delle abitazioni in altre zone meno popolate. Il Venezuela – conclude Daniela – è un Paese ricco, ma i soldi vengono spesi e non investiti».

A Marina di Camerota vive anche Giovanni Adinolfi, emigrato qualche anno fa in Venezuela e sposato con una donna venezuelana. Giovanni ha ascoltato telefonicamente il parere di amici e parenti della moglie dopo la morte di Chavez:«C’è un gran silenzio in strada e si sente il vuoto grande che Chavez ha lasciato. Anche se – racconta Giovanni – una parte della popolazione era contraria alla sua politica, ma comunque resta un personaggio molto importante per tutto il sud america e per molti presidenti era un punto di riferimento. La preoccupazione principale del popolo – rivela Giovanni – sono le prossime elezioni, ma soprattuto non si sa se l’attuale vice presidente lascia l’incarico tranquillamente oppure se ne esce con qualche bravata delle sue. C’è molta preoccupazione».

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