Sant’Arsenio, scappa in Venezuela con figlio: arrestata per sottrazione di minore

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Sant’Arsenio, scappa in Venezuela con figlio: arrestata per sottrazione di minore

Nella mattinata di venerdì si svolto, presso il Tribunale di Sala Consilina, l’interrogatorio di garanzia della donna italo venezuelana, con origini santarsenesi, accusata di sottrazione di minore. L’accusa deriva dal fatto che la signora avrebbe portato in Venezuela il suo bambino, di sette anni, nato dal matrimonio con un uomo di Sant’Arsenio. La donna, arrestata appena tornata in Italia si trova ora ai domiciliari presso l’abitazione di uno zio a Sant’Arsenio.

«La mia assistita – dichiara il legale della donna Vincenza Guerra – è venuta in Italia sapendo che c’era un procedimento penale a suo carico e ha deciso di chiarire la vicenda anche col marito». «Abbiamo inoltre fornito al magistrato – continua Guerra – l’indirizzo in Venezuela dove attualmente si trova il bambino che sta benissimo». Il legale della donna, ha, inoltre, presentato al Gip un’istanza di revoca della misura cautelare (la signora, infatti, è attualmente agli arresti domiciliari). Una vicenda, quella del bambino conteso, che ha molto scosso la popolazione del Vallo di Diano e che segue con apprensione l’evolversi della vicenda.

Il caso Tutto ha inizio circa tre anni fa, quando la signora decide di lasciare il bel Paese portando con se il piccolo senza che il padre sospettasse minimamente le intenzioni dell’ex moglie. Quando, però, si rende conto che la donna non avrebbe fatto più ritorno, sporge denuncia (siamo nel gennaio del 2011) presso l’Autorità centrale (organo che si occupa del rimpatrio dei bambini italiani portati all’estero). Giugno 2012, sentenza di primo grado della corte venezuelana: il bambino deve tornare in Italia. La sentenza sarà, poi, confermata in appello nel settembre dello stesso anno, cosa che sarà ripetuta anche dall’alta corte venezuelana nel dicembre 2012. Il bambino però continua a rimanere in Venezuela. Il padre, a questo punto, attraverso il suo legale, Enrico D’Amato vuole ottenere l’esecuzione della sentenza pronunciata dall’autorità giudiziaria del Venezuela. Si reca, così, in America latina dove insieme al giudice dell’esecuzione, a un ufficiale giudiziario e con la collaborazione di un avvocato del posto va a casa dell’ex moglie, ma sia di lei che del piccolo nessuna traccia. Il padre del bambino rimane in Veneziela una decina di giorni, ma poi con l’amaro in bocca torna in Italia.

E’ di qualche giorno fa, la notizia del rintro in Italia, invece, della madre del piccolo. Torna da sola la donna, senza portare con se il figlio, lo scopo è quello di ritrovare un dialogo con l’uomo che è stato suo marito ma una volta giunta in paese l’aspettano le manette. «Nessuno ha interesse che la moglie del mio assistito stia in carcere – queste le parole del legale del padre del bimbo – Noi vogliamo solo che un padre possa esercitare il suo diritto di paternità».

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