“Il lancio del Nano” a VeliaTeatro: intervista a Armando Massarenti de “Il Sole 24 Ore”

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“Il lancio del Nano” a VeliaTeatro: intervista a Armando Massarenti de “Il Sole 24 Ore”

I paradossi del pensiero moderno e le ambiguità della società odierna sono in scena a VeliaTeatro.

Attraverso la rappresentazione (lunedì 6 agosto, ore 21) di «Il lancio del nano», spettacolo tratto dall’omonimo libro (Ugo Guanda Editore) scritto da Armando Massarenti, filosofo e responsabile del supplemento culturale «Il Sole 24 Ore – Domenica».

Evento in programma per la seconda serata della rassegna dedicata al teatro antico sull’acropoli dell’area archeologica di Elea-Velia, ad Ascea (SA).

Il lancio del nano, bizzarra e discutibile pratica sportiva in alcuni Paesi, diventa manifesto delle contraddizioni del sapere filosofico, di cui piuttosto che ostinarsi a cercarne la soluzione, se ne indaga il senso, depositario di ulteriori domande, sempre problematiche.

E utili a rivedere e ripensare visioni precostituite, a valutare dubbi e dilemmi etici.

Dopo la messinscena, a cura di Mimesis, con la regia di Claudio Longhi, interviene l’autore del libro Armando Massarenti, guidando un breve dibattito col pubblico.

D: Dottor Massarenti, può dirci in breve cosa rappresenta il nano e cosa significa il lancio dello stesso?
R: Il lancio del nano è il titolo del primo di una serie di quattro libri che inaugura un modo di concepire la filosofia in breve. Esponendo in poche righe la questione, sgonfiandola, anche con un po’ di ironia, ma senza tralasciare gli strumenti sofistici canonici. E il lancio del nano, sport su chi c’è chi pone il veto di fronte a chi rivendica il diritto di praticarlo,diventa il paradigma del contrasto di principi entrambi validi ed entrambi cogenti nella nostra sensibilità umana. I «nani» sono poi anche divenuti (a partire da una definizione di Umberto Eco), anche per antonomasia esercizi di filosofia minima.

D: Quanto a suo avviso la morale deve, o sarebbe giusto che lo faccia, guidarci nelle scelte quotidiane? Quanto è conveniente e corretto nella società odierna considerare ogni azione da un punto di vista eticamente responsabile?
R: Dovrebbe essere naturale assumere comportamenti morali, tendenzialmente l’uomo è portato ad agire in questo senso. La moralità quotidiana dovrebbe essere pacifica. Porci la domanda significa che qualcosa non va nella società in cui si vive: che ad esempio ci sono leggi non in sintonia con i costumi del Paese o che le stesse istituzioni inducono in un certo senso a comportamenti immorali. Porto il caso emblematico delle code agli uffici: ricordo personalmente un episodio, alle Poste, una signora intenta a farmi tutto il tempo di attesa un discorso moralistico sulla necessità di rispettare la fila, che poi al momento finale coglie l’occasione per passarmi scorrettamente davanti. Il discorso moralizzatore che non corrisponde all’atto pratico a un comportamento moralistico. Il moralismo e l’antimoralismo fioriscono dove le regole banali non funzionano, altrimenti la moralità fluisce nella maniera naturale. La filosofia può servire per recuperare una dimensione normale del moralismo e per smascherare tali situazioni.

D: Un passaggio dell’opera teatrale pone lo spettatore dinanzi alla scelta di una verità totale o parziale (sotto forma di impulso ad essa).
R: Di fronte al dilemma  il pubblico si divide in due. Chi sceglie l’impulso alla verità non è che non la vuole, opta per una soluzione più problematica e meno riposante. Si può cogliere in ciò una visione tollerante e antidogmatica,una propensione psicologica a capire come stanno le cose. Ma sono opzioni lecite entrambe, frutto magari di approcci differenti alla vita stessa.

D: In che misura e in che senso è lecito pensare (se ne fa cenno nell’opera) che sia il caso di liberarsi di alcune libertà?
R: Si può anche rinunciare a determinate libertà, quale scelta consapevole, per avere maggiore libertà di azione su altre cose che più interessano. Ad esempio, decido di mettere sempre giacca e cravatta per evitare il fastidio di dover scegliere di farlo oppure no. Però abdicare sul piano delle libertà fondamentali, come quello della partecipazione alla vita democratica e del voto, è una soluzione che può essere valutata in maniera negativa.

D: Parlare di filosofia ad Elea, nella patria di Parmenide, il filosofo dell’unicità dell’essere e dell’illusorietà del movimento, e di Zenone, padre di celebri paradossi, quali riflessioni le stimola?
R: Il discorso dell’unicità dell’essere e quindi dell’illusorietà del movimento si sviluppa dall’interpretazione di un frammento del poema di Parmenide «Sulla Natura» in cui è descritta la luna, che si presenta con tante facce all’occhio umano, ma in realtà è unica, identica. Il filosofo non è a mio avviso però così netto: perché quando prospetta le due celebri vie, la via della Verità e la via dell’Opinione (aletheia e doxa), non disdegna anche la seconda, comunque vista come la migliore descrizione che un mortale possa dare di sé e del proprio modo di percepire il mondo che lo circonda. Per raggiungere la verità, occorre confutare l’apparenza, dimostrare dialetticamente l’illusione dei sensi, utilizzando la logica. In questo senso, seguendo la traccia di Popper, penso che il lascito di Parmenide e di Zenone sia piuttosto un altro: lo sforzo di capire e concepire la realtà attraverso il ragionamento, un approccio critico e naturalistico, condiviso da altri pensatori presocratici, che è alla base del pensiero occidentale.

L’appuntamento. Nella seconda serata di VeliaTeatro 2012, lunedì 6 agosto alle ore 21 sull’acropoli dell’area archeologica di Elea-Velia, ad Ascea (SA), viene rappresentato lo spettacolo «Il lancio del nano», trasposizione teatrale dell’omonimo testo di Armando Massarenti, filosofo e responsabile del supplemento culturale «Il Sole 24 Ore – Domenica». Lo spettacolo è prodotto da Mimesis, con la regia di Claudio Longhi, l’interpretazione di Antonietta Bello, Lino Guanciale, Charlotte Ossicini. A seguire dibattito in cui Armando Massarenti risponde alle domande del pubblico.

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