Politici e funzionari intascano soldi pubblici nel Comune di Camerota: 13 indagati. Così funzionava il raggiro

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Politici e funzionari intascano soldi pubblici nel Comune di Camerota: 13 indagati. Così funzionava il raggiro

Sono 13 gli indagati tra funzionari, dipendenti e politici del Comune di Camerota. Qualcuno di loro lavora ancora per l’ente cilentano, altri non ne fanno più parte. Tre sono in tutto i sindaci, tra ex e in carica, indagati. Si tratta dei tre sindaci che hanno rappresentato il Comune di Camerota negli ultimi dieci anni. L’inchiesta parte da lontano, precisamente dal 2004 fino ai primi mesi del 2009. Le carte fanne tremare le sedie di molti addetti ai lavori al municipio di Camerota. I fatti sono a conoscenza di molti e nei bar delle quattro frazioni non si parla d’altro. Progetto e obiettivo, sono proprio queste le parole che in questi giorni si sentono spesso pronunciare in paese. Il progetto obiettivo, infatti, è il nocciolo dell’inchiesta. Attorno a questo ruota gran parte della vicenda. La procura di Vallo della Lucania vuole vederci chiaro, ma soprattutto vuole sapere dove sono andati a finire quei soldi scomparsi dalle casse del Comune di Camerota.

Gli indagati Nel registro degli indagati del pubblico ministero della procura di Vallo della Lucania sono finite 13 persone. Si tratta di sei politici e sette tra impiegati e funzionari. I politici sono: Antonio Troccoli, ex sindaco di Camerota e ora braccio destro dell’attuale primo cittadino, Antonio Romano, all’epoca assessore al Bilancio e ora sindaco, Orlando Laino, assessore sia della giunta Troccoli che di quella Romano, Giuseppina Fiore, assessore giunta Troccoli, Francesco Leo, assessore giunta Troccoli, e Domenico Bortone, ex sindaco. Gli impiegati e funzionari sono invece: Salvatore Ciociano, ex vice segretario e ora impiegato presso un altro ente, Antonio Ciociano, comandante dei vigili, all’epoca come oggi, Giovannantonio Cammarano, funzionario all’economato e oggi impiegato come vigile urbano, Antonio Forte, impiegato all’ufficio tributi, Giuseppe Occhiati, impiegato all’ufficio anagrafe, Pompeo Mea, funzionario.

Un passo indietro Per capire meglio la vicenda facciamo un passo indietro. Novembre 2011, al Comune di Camerota il ragioniere, neo entrato, denuncia un ammanco di circa un milione di euro. Lo fa consegnando nelle mani del sindaco, all’epoca Domenico Bortone, una relazione dettagliata dove si legge: «Questi sono soldi finiti nelle tasche di una decina di impiegati comunali». Dalle indagini dell’esperto nel settore sarebbero emerse vistose incongruenze tali da non giustificare le probabili somme percepite dagli impiegati. Infatti, dalla valutazione della situazione finanziaria, sono emersi i flussi di denaro finiti dal municipio sui conti degli impiegati come indennità e progetti-obiettivo. La relazione è stata consegnata, oltre che al primo cittadino, anche al vicesindaco con delega al bilancio comunale, Pierpaolo Guzzo e alla Corte dei Conti. Bortone, subito dopo i fatti appena descritti, dichiarò: «Si tratta di una indagine che non è rivolta contro qualcuno, ma a favore della collettività». A questo punto l’allora sindaco convoca una conferenza stampa.

Minacce Dopo la conferenza stampa dell’amministrazione dove è stato «denunciato l’ammanco di circa un milione di euro», Domenico Bortone sarebbe stato minacciato per telefono da un ex responsabile di servizi. Questo è quanto hanno dichiarato alcune fonti vicine al dottore di Camerota al giornale del Cilento. Sono mesi dove la tensione si taglia con un coltello a Camerota. Bortone, dopo le probabili minacce, si è recato anche dai carabinieri della stazione locale per denunciare il fatto. 

Progetto obiettivo? In quei giorni la gente di Camerota vuole sapere di più. La questione dei progetti obiettivo non è semplice, ma nemmeno tanto complicata. Si tratterebbe cioè di «denari percepiti da alcuni dipendenti – a dire del ragioniere – senza averne i presupposti». Tradotto: senza avere raggiunto appunto gli obiettivi. Meglio designati come premi di produttività negli enti locali, i progetti obiettivo sono dei premi, sempre in danaro, che spettano se si raggiunge l’obiettivo programmato. Con sentenza del 16 dicembre 2010 n. 8948 il Consiglio di stato, intervenuto in tema di compensi incentivanti la produttività per il comparto degli enti locali, ha chiarito che la corresponsione del premio è subordinata al raggiungimento di un obiettivo programmato, sulla base di parametri a carattere oggettivo, quali il tempo, il livello di professionalità, la capacità di iniziativa e l’impegno partecipativo alla realizzazione del progetto da parte del dipendente pubblico. La concretezza dell’obiettivo costituisce, pertanto, fattore determinante ai fini del riconoscimento del citato premio, per cui la maggiorazione dell’incentivazione (diversamente dal compenso ordinario incentivante) è subordinata all’inserimento del dipendente in progetti di carattere strumentale e di risultato, miranti ad incrementare la produttività e l’efficacia dell’azione amministrativa per obiettivi qualitativi e quantitativi programmati. E’ onere del dipendente, che intenda vedersi riconosciuto il diritto alla corresponsione di tale compenso, dimostrare che il progetto-obiettivo in cui è stato impegnato rientra tra quelli predeterminati dall’amministrazione. Conclusione: secondo la relazione del ragioniere comunale questi obiettivi non sono stati raggiunti e quindi non dovevano essere elargiti i soldi che invece, a detta sua, sarebbero finiti nelle «tasche sbagliate».

Le carte e il raggiro Gli inquirenti della procura di Vallo della Lucania hanno cercato di ricostruire la vicenda senza tralasciare nessun dettaglio. Secondo chi indaga, tra il 2004 e il 2008, «Troccoli Antonio, in qualità di sindaco del Comune di Camerota, dopo aver fatto reiteratamente assolvere le funzioni di segretario al vice segretario Ciociano Salvatore, pur essendo l’ufficio di segreteria di quell’ente coperto dal segretario titolare, con due decreti conferiva a quest’ultimo la reggenza della segreteria comunale per tutto il periodo di vacanza della stessa, che per tali periodi prevedeva l’obbligo dell’utilizzazione di un segretario in disponibilità, procurando intenzionalmente – sempre secondo la procura – un ingiusto vantaggio patrimoniale al Ciociano che beneficiava di un compenso mensile» per un totale di oltre 57mila euro, complessivi e non mensile, quindi.

La giunta del 2004 Cinque dei sei politici sono tutti accusati dello stesso reato e, dalle carte della procura emerge che «Troccoli, in qualità di sindaco, e i componenti della giunta Antonio Romano, Giuseppina Fiore, Francesco Leo e Orlando Laino, approvavano nel 2004 una delibera di giunta comunale avente oggetto ”Servizio invalidi civili” in violazione alla legge, in quanto, attribuivano indennità accessorie ai funzionari Alberto Valente e Salvatore Ciociano, procurando così un giusto vantaggio patrimoniale, in favore del responsabile del servizio ragioneria (Valente) e del vice segretario (Ciociano) con un danno all’ente comunale di 98mila euro». Sarebbero questi altri soldi sottratti alle casse del Comune, ma l’indagine non si ferma qui.

«Disegno criminoso» In un’altro troncone d’inchiesta si evince come la procura avrebbe smascherato «possibili imbrogli e ammanchi di denaro». Nei faldoni delle indagini c’è scritto: «Ciociano Salvatore, Valente Alberto (ora deceduto), Ciociano Antonio, Cammarano Giovannantonio, Forte Antonio, Occhiati Giuseppe, Mea Pompeo, D’Onofrio Leopoldo sono indagati perchè – scrivono gli inquirenti – in concorso tra loro, nella qualità di pubblici ufficiali, con più azioni esecutive in un medesimo disegno criminoso e in tempi diversi, si appropriavano di cospicue somme di denaro, per un totale di 513.060 euro, superando di 220.941,31 euro la somma consentita dalla delibera di giunta comunale n. 406 ad oggetto ‘Recupero di evasione parziale e totale per I.c.i. e RR.SS.UU.’ del 20/12/2004». «Ad Alberto Valente – sempre secondo la procura – sarebbero andati circa 300mila euro. Ciociano Salvatore – si legge ancora nell’indagine – avrebbe intascato circa 135mila euro». Il resto suddivisi tra gli altri funzionari e dipendenti.

Responsabile economato, ora vigile Dalle indagini della procura vallese si capisce anche come il responsabile all’economato «nel redigere il rendiconto annuale, modificava – secondo gli inquirenti – gli importi delle uscite di volta in volta registrate, appostando e indicando falsamente somme superiori a quelle risultanti dalla documentazione contabile». In un caso, ad esempio, «Cammarano registrava un pagamento di 2 mila euro con causale ‘contributo’ e percipiente il circolo anziani, mentre nella determina risultano concessi soltanto 200 euro per la manifestazione annuale degli anziani». Sempre Cammarano è accusato anche di «aver falsificato documenti per appropriarsi indebitamente di ingenti somme di denaro pubblico, sottraendo alle casse comunali la somma complessiva di 8.627 euro». Quindi la procura passa alle «collaborazioni». Su tutte quella tra Giovannantonio Cammarano e il defunto Alberto Valente. Valente e Cammarano sono iscrittii nel registro degli indagati perchè, secondo la procura, «Cammarano in qualità di responsabile ufficio economato, avendo la disponibilità di denaro erogava indebitamente a Valente, responsabile del servizio ragioneria del Comune di Camerota, somme di denaro a titolo di anticipazione per non meglio indicate missioni e spese di rappresentanza mai giustificate e senza documentazione».

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