Banchetto nuziale tra prosciuttata e tarantelle, a Casaletto Spartano i matrimoni si festeggiano così (FOTO)

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Banchetto nuziale tra prosciuttata e tarantelle, a Casaletto Spartano i matrimoni si festeggiano così (FOTO)

Mentre le cronache favoleggiano sulle nozze dei vip, tra calici di champagne e limousine, e le ultime tendenze danno per superfavoriti i banchetti nuziali sostenibili, a Casaletto Spartano il fatidico giorno del sì si festeggia come tanti anni fa. Nessun ritorno al passato, nessun tentativo nostalgico di recuperare antiche tradizioni. Qui in Cilento la festa degli sposi è un’istantanea in bianco e nero, con la tipica ‘prosciuttata’, a testimonianza della genuinità del posto e dei suoi abitanti.

Una festa che inizia subito dopo la celebrazione in chiesa o al municipio e continua per tutto il giorno, fino a notte inoltrata. Il posto è per tutti sempre lo stesso: la grande sala degli impianti sportivi comunali. Uno spazio che non ha pretese, come poco conta se sui tavoli ci siano tovagliati di carta o di stoffa pregiata. A Casaletto Spartano quello che conta è festeggiare e divertirsi. Certo, ogni matrimonio ha le sue peculiarità: c’è chi sceglie tovaglie bianche, chi opta per quelle colorate con nastrini abbinati alle tonalità dei fiori o dell’abito. Ma il denominatore comune di tutti i festeggiamenti resta la felicità di condividere la propria gioia con tutto il paese.

La prosciuttata Pochi fronzoli e tanta allegria, ma soprattutto niente menù interminabili. Il piatto è unico e può variare solo di poco. Alla base c’è il prosciutto tipico di Casaletto, tagliato sottile, più spesso o a pezzetti e servito su un vassoio di plastica a più scomparti, dove di solito c’è anche il formaggio o piccole varianti. Nient’altro, il pranzo degli sposi è tutto qui. La particolarità del matrimonio alla Casalettana è che gli invitati (di solito tutto il paese) possono andare all’ora che preferiscono. Qualcuno arriva a pranzo, va via e poi magari ritorna più tardi, quando i tavoli vengono spostati e la sala diventa un’immensa pista da ballo, dove grandi e bambini si lanciano guidati dal ritmo della tarantella. 

Il banchetto Lunghi tavoloni di legno, panche, qualche palloncino e un festone che campeggia all’ingresso con su scritto ‘Viva gli sposi’: gli addobbi nella sala ricevimenti sono questi. Ai tavoli ci si alterna, e appena prendi posto arrivano i camerieri. Che non hanno divise abbottonate, con giacche noiose e strette. Loro, tutti volontari e amici della coppia, indossano t-shirt bianche sulle quali sono scritti i nomi degli sposi. Aspettano che ti sieda e iniziano il servizio. In un’altra sala, nella quale è allestita una cucina, decine di uomini e donne, anche in questo caso volontari amici degli sposi, tagliano il prosciutto, affettano il pane, puliscono il melone e completano il vassoio. Una catena di montaggio che funziona alla perfezione: con i fellatori che preparano e i ragazzi che servono. «Quella dei fellatori è un’arte – ci spiega Enzo Lovisi, ricercatore – che si trasmetteva da padre in figlio». Il clou della festa è in serata, quando la sala si riempie e gli invitati ballano al suono della fisarmonica. «Fino agli anni Settanta – racconta Enzo Lovisi – dopo l’ultima tavola veniva letta la ‘nota’. Una persona di fiducia raccoglieva i regali e i soldi ricevuti dagli sposi e li appuntava su un quaderno, poi saliva su una sedia e ad alta voce li urlava agli invitati». 

Su dieci matrimoni all’anno la metà ancora oggi sceglie la formula della prosciuttata. Un tipo di banchetto che continua a piacere soprattutto perché è più facile mettere insieme gli ospiti. Si arriva fino a oltre un migliaio di invitati, e quando uno degli sposi è di un altro paese il numero lievita. Senza contare che ogni matrimonio che si rispetti ha i suoi imbucati, come nel caso del Giornale del Cilento che ha deciso di autoinvitarsi non ad uno, bensì due matrimoni ad agosto: quello di Siham e Domenico e quello di Antonella e Giuseppe, che a vederli tanto felici viene quasi voglia di sposarsi. A Casaletto naturalmente. 

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