“Assassinio di un sindaco perbene”: Angelo Vassallo nelle parole di Cosimo Cito

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“Assassinio di un sindaco perbene”: Angelo Vassallo nelle parole di Cosimo Cito

D: È da poco uscito il suo libro “Assassinio Di Un Sindaco Per Bene”, sulla morte di Angelo Vassallo: presenti il volume ai nostri lettori.
R: Il romanzo dell’uomo, la tragedia dell’uomo di stato, la commedia del pescatore felice: ho percorso la vita di Angelo Vassallo attraverso i luoghi, attraverso i sapori, le facce e le sue battaglie, attraverso le vittorie e dentro la sconfitta, globale, del Paese che poteva agire e non l’ha fatto, che poteva difenderlo e non l’ha fatto, che poteva vincere e ha scelto di perdere.

D: Sembra che gli inquirenti stiano battendo sempre più la strada del traffico di droga: lei che idea personale si è fatto su questo sciagurato omicidio?
R: Difficile esprimere un giudizio, le piste aperte hanno tutte validità e debolezze. Sarebbe semplice rispondere “lasciamo che gli inquirenti facciano il loro dovere”. Ma è un dovere duro, e va sostenuto, aiutato, favorito. Il mio libro raccoglie degli spunti, degli spezzoni di indagine, delle possibili letture, non ne favorisce alcuna. Ma tra le ipotesi fatte, una è quella giusta. Il problema è capire quale. Ma di là non si scappa, comunque.

D: C’è anche la “pista” dell’abusivismo edilizio.
R: Problema antico, maledetto, potentissimo. E’ possibile, molto probabile, ma non certo. Si deve continuare a scavare, assolutamente.

D: Pollica, successivamente all’omicidio di Vassallo, grazie all’interesse fino ad allora mai così forte dei media (curioso serva l’omicidio di un sindaco per fare pubblicità a una zona turistica), è stata definita come una località ridente, sottolineando come lo sia diventata grazie all’operato del “sindaco pescatore”: lei ha avuto modo di trovarsi in prima persona a Pollica? Che idea si è fatto su questo comune della costa cilentana?
R: Sono stato a Pollica, ne sono rimasto impressionato in quanto a bellezza, potenza, dolcezza dei luoghi, la gentilezza della gente, il nero e il bianco imperanti, il mare infinito. E’ una città fatta di tante realtà diverse, la collina, il mare, i boschi, il castello. Ho immaginato la vita antica di questa gente che ha conosciuto tardi il progresso e ancora, probabilmente, non accarezza lo sviluppo, legata com’è ancora alla terra e al mare, alla sussistenza.

D: Che idea si è fatto, invece, del Cilento in generale?
R: Un luogo incantevole e sconosciuto, la Cornovaglia d’Italia.

D: Uno degli aspetti di Angelo Vassallo era il suo sentirsi “solo”, abbandonato anche dal suo stesso partito, il PD: com’è possibile che un sindaco venga lasciato solo? È prassi in Italia o sono dei casi sporadici?
R: Al Sud è una realtà diffusissima purtroppo. La politica ha fame di voti: chi ti fa prendere tanti voti merita attenzione. I candidati e gli uomini vengono scelti in base ai “pacchetti” di voti che possono portare alla causa. Vassallo era un bravo amministratore, un uomo del territorio, un uomo eccezionale, ma aveva pochissimi amici e tantissimi nemici. Lui avvertiva un comune sentire con la Lega. Nel Pd ha trovato collocazione, ma non una casa probabilmente.

D: Spesso dopo la morte di un personaggio pubblico avviene sempre una rivisitazione della sua figura da parte dei media e non solo, per non parlare di strumentalizzazioni e similari: pensa che l’immagine reale di Angelo Vassallo sia stata stravolta in qualche modo in seguito al suo omicidio?
R: Non direi, credo che finalmente e purtroppo troppo tardi alla sua figura è stata restituita la dimensione e lo spessore che troppi in vita non videro o non ebbero voglia di vedere. La solitudine ha perduto Vassallo, non la sua esposizione. Lui nell’ombra stava bene. Ma è morto solo.

D: Fra le vicende legate al nome di Vassallo c’è quella di Francesco Mastrogiovanni, insegnante di Castelnuovo Cilento morto a seguito di ore e ore di costrizione in un letto di ospedale all’interno del reparto psichiatrico del San Luca di Vallo della Lucania. E fu proprio Angelo Vassallo a disporne il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), cosa che lo trascinò in una querelle con Giuseppe Tarallo, ex presidente del Parco Nazionale del Cilento e ex sindaco di Montecorice. Vorrei però parlare di Matrogiovanni sorvolando sulle implicazioni di Vassallo nella vicenda. L’evento legato alla morte di Francesco Mastrogiovanni non ha interessato i media nazionali quanto avrebbe dovuto. Che idea si è fatto lei della vicenda? E come mai, secondo lei, situazioni gravi come queste passano inosservate agli occhi dei TG nazionali, che preferiscono parlare di dove andrà in vacanza Briatore il prossimo Natale?
R: L’informazione locale ha un dovere gigantesco in questo Paese: raccontare, raccontare il più possibile, battersi, senza aver paura della poca visibilità. Una piccola voce, se unita ad altre piccole voci, può diventare grande. Il pubblico comincia a essere stanco di Briatore, i tg nazionali perdono sempre più audience, i giovani sono molto più informati di un tempo grazie a internet, alle nuove forme di comunicazione. E’ un momento rivoluzionario per l’informazione, la gente inizia a chiedere qualità e verità. E’ il momento di tenere la schiena dritta e raccontare.

D: Lei nasce come giornalista sportivo: come “passa” a parlare di un caso di omicidio politico?
R: Il suo caso mi ha toccato profondamente, mi sono fatto delle domande, e il libro è una ricerca di risposte a quelle domande.

D: Lei è originario di Bari: cosa accomuna il sud dell’Adriatico della Puglia a quello del Tirreno del Cilento?
R: In Puglia la presenza della criminalità non è ancora e speriamo per sempre penetrante come in Campania o in altri luoghi del Sud.

D: Crede che si arriverà presto a delle conclusioni su questo caso di omicidio, o la strada da percorrere è ancora lunga? Ma, soprattutto, crede che si arriverà ad una conclusione, o il caso finirà, come spesso accade, nel dimenticatoio?
R: Terremo la voce alta, vigileremo. Spero che tutto presto si concluda e Angelo abbia finalmente giustizia.

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