Caso Mastrogiovanni a «Mattino Cinque», Costanzo: «Una violenza del genere merita l’ergastolo» (VIDEO)

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Caso Mastrogiovanni a «Mattino Cinque», Costanzo: «Una violenza del genere merita l’ergastolo» (VIDEO)

Prosegue l’attenzione dei media sul caso di Franco Mastrogiovanni, il maestro elementare di Castelnuovo Cilento morto nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania la notte tra il 3 e il 4 agosto 2009 dopo 83 ore di trattamento sanitario obbligatorio, legato mani e piedi ad un letto di contenzione.

Presente in studio Grazia Serra, nipote di Mastrogiovanni, da 3 anni in prima fila per combattere la battaglia della verità. «Per noi non è una vittoria ma un riconoscimento importante perché mio zio più volte in quelle aule di tribunale è stato processato mentre finalmente sono stati riconosciuti i veri colpevoli. Abbiamo voluto che tutti vedessero quel video perché tutti si rendano conto di come mio zio è stato trattato. E non da persona, non da animale ma da cosa, come ha ribadito nella sua arringa l’avvocato Michele Capano».

«La vicenda di mio zio è la punta di un iceberg, sono tante le persone che subiscono questi trattamenti. Ma non ne parlano. Noi combattiamo da 3 anni, e continueremo a farlo perché temiamo che non se ne parli più. Che questa storia cada nel dimenticatoio».

Interviene in studio Maurizio Costanzo: «Sono allibito, questa è una storia medievale. Senza le telecamere non saremmo mai arrivati alla verità. Una violenza del genere è una violenza che merita l’ergastolo. Non è accettabile che i soli medici siano stati condannati a solo 4 anni, che poi in appello potrebbero essere anche diminuiti. E sono stupito che non siano stati condannati gli infermieri». 

All’indomani della sentenza, anche il giornalista e scrittore Roberto Saviano si è espresso sulle condanne date dal giudice del tribunale di Vallo della Lucania: «Sei le condanne e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni – scrive Saviano sulla sua pagina Facebook – Una sentenza importante che apre il dibattito su un tema troppo spesso ignorato, quello sui metodi di contenzione applicati nei reparti di psichiatria e sull’applicazione dei trattamenti sanitari obbligatori. A quanto pare esiste un protocollo ufficiale e ne esiste uno ufficioso. Come sempre siamo in ritardo, ma è ora che la prassi rispetti i diritti dei malati».

La sentenza Il primario del reparto di psichiatria, Di Genio, è stato condannato per tutti i capi di imputazione, come per gli altri medici, a 3 anni e 6 mesi. Barone condannato a 4 anni, così come Basso, mentre Mazza e Ruberto condannati a 3 anni. Pena più lieve per Michele Della Pepa, condannato a 2 anni di reclusione, tutti per i reati di sequestro di persona, omicidio colposo e falso in cartella. Tutti i medici, escluso Della Pepa, sono stati interdetti per 5 anni dall’esercizio della professione. Tutti assolti dai reati, invece, i 12 infermieri del nosocomio vallese.

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