Inchiesta giudiziaria al Comune di Camerota, Troccoli al giornaledelcilento: «Vi preannuncio la querela»

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Inchiesta giudiziaria al Comune di Camerota, Troccoli al giornaledelcilento: «Vi preannuncio la querela»

Egregio Direttore, per l’ennesima volta ho dovuto constatare la scorrettezza dell’autore del articolo pubblicato on line sulla testata “ Il giornale del Cilento” in data 06.10.2013 tuttora visibile che così titolava “Politici e funzionari intascano soldi pubblici nel Comune di Camerota: 13 indagati. Così funzionava il raggiro”. Premetto che lo scrivente è stato raggiunto da un avviso di conclusione delle indagini (non da una sentenza di condanna!!!) da parte della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania con imputazione ex art 323 c.p (Abuso in atti d’ufficio) e che nelle sedi competenti, certamente non quella del suo Giornale, dimostrerà la propria innocenza e l’assenza di qualsivoglia profilo di illeceità penale nella condotta tenuta in qualità di Sindaco e per la quale è imputato. Non voglio dilungarmi su aspetti tecnici che sarà cura dei miei avvocati meglio chiarire nelle competenti sedi. Le basti sapere che nel corso della mia lunga vita politica sono stato oggetto d’indagine, per il medesimo titolo di reato, almeno altre trenta volte ed altrettante volte sono stato prosciolto da ogni imputazione. Le scrivo, quindi, per preannunciare una querela per diffamazione aggravata ex art 595 3 co. c.p. a Lei nella qualità di direttore responsabile della citata testata ed all’autore dell’articolo per aver consentito la pubblicazione ASSOLUTAMENTE FALSA della seguente circostanza, furbescamente lanciata nel titolo e poi offuscata nel testo dell’articolo, ovvero che lo scrivente, in quanto politico avrebbe intascato soldi pubblici in combutta con alcuni funzionari. La gravità dell’affermazione è così enorme che nessuna scusante può essere invocata, dal momento che nel corpo dell’articolo si evidenzia di come abbiate avuto la visione del citato avviso di garanzia e proprio in ragione di ciò avreste dovuto riportare correttamente quanto in esso trascritto. In altre parole, il giornalista pur sapendo che il sottoscritto non era indagato per aver sottratto denaro pubblico ha operato affinché al lettore arrivasse tale notizia, naturalmente falsa. Infatti, non risponde al vero l’affermazione di cui al titolo né vi è riscontro nell’avviso di garanzia. La Magistratura di Vallo della Lucania-nella quale il sottoscritto ripone massima fiducia- ha individuato diverse condotte a soggetti diversi ma non ha contestato allo scrivente il concorso nella commissione di reati di maggiore gravità quali il peculato e la falsa attestazione in atti pubblici! Avere, quindi, ricondotto alla mia persona , in quanto politico, azioni delittuose, peraltro tutte da dimostrare, è solo opera diffamatoria che necessita il ricorso da parte dello scrivente alla Magistratura a tutela del decoro e della dignità personale e politica. 

Dott. Antonio Troccoli

In risposta al preavviso di querela che ha voluto inviare all’indirizzo di questa redazione, corre d’obbligo al direttore di questo quotidiano rispondere sottolineando innanzitutto l’auspicio che lei non voglia aggiungersi alla lunga fila di coloro che utilizzano lo strumento della querela come metodo di intimidazione. E’ possibile ricorrere alla replica o eventualmente alla rettifica, o comunque aggiungere chiarimenti che, quasi mai, vengono scelti rispetto alla querela, nonostante ci sia sempre stata la massima disponibilità da parte di questa testata ad accoglierli. Sarebbe ad avviso di chi scrive e di questa redazione anche un segnale di civiltà, che meglio possa contribuire alla corretta e completa informazione. Chi scrive, solo brevemente, ricorda a lei e a chi legge che le notizie non sono strettamente dipendenti dalle sentenze. Tuttavia nel merito il sottoscritto esclude qualunque ipotesi diffamatoria nelle informazioni pubblicate sul giornale del Cilento a cui si fa riferimento, innanzitutto per il rigore con il quale sono state riportate le accuse che la procura muove nei confronti degli indagati e in secondo luogo per avere compreso e quindi trasmesso al lettore, essendo in possesso degli atti, la gravità delle imputazioni mosse a funzionari, a dipendenti, a politici e ad amministratori passati e presenti. Se infatti oggetto dell’annuncio di querela dovesse essere un gratuito attacco alla reputazione di un personaggio pubblico, e se in questo caso lei si sentisse raggiunto da un simile attacco, vale la pena, anche in questa sede, sottolineare quanto gravi e lesive della reputazione possano essere le accuse che la procura ha mosso nei confronti degli amministratori indagati. Accuse non di certo inferiori, per gravità, a quelle che vengono mosse agli altri soggetti coinvolti dall’indagine. Se vi fosse stata invece volontà di offendere, questa, chi legge, l’avrebbe riscontrata anche nella narrazione, nella cronaca degli episodi di interesse pubblico che vengono riportate secondo tutti i criteri deontologici del giornalista. Chi scrive si augura, stando a quanto da lei scritto, che, come nelle altre «30» incriminazioni di cui parla, riuscirà a dimostrare la sua estraneità alle accuse. Si ribadisce altresì che è dovere del giornalista dare compiutamente le informazioni e restituire al lettore il tenore della gravità delle accuse mosse dagli organi inquirenti. Si aggiunge anche che i politici coinvolti nella vicenda sono diversi. Che il termine di politico è differente da quello di amministratore e che può svolgere attività politica anche chi ricopre cariche da dipendente o funzionario. Doveroso è da parte del giornalista attribuire alle persone citate, con nome e cognome, le reali accuse avanzate dagli inquirenti, come è stato fatto, questo anche al fine di scongiurare ipotetici fraintendimenti o strumentalizzazioni.

Maurizio Troccoli 

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