Camerota, sviene mentre fa il bagno: turista punto da pesce velenoso

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Camerota, sviene mentre fa il bagno: turista punto da pesce velenoso

Una semplice puntura di un pesce tracina si poteva trasformare in tragedia. Sulla spiaggia della Calanca di Marina di Camerota, a rischiare la vita nei giorni scorsi è stato un uomo di 32 anni che era stato punto sull’interno coscia mentre stava facendo il bagno. Il malcapitato ha da subito accusato un forte dolore ed è stato immediatamente soccorso dagli operatori del 118 in servizio a Palinuro. Il primo a soccorrere il 32enne, in verità, è stato il bagnino che qualche giorno prima aveva salvato altri cinque bambini dal mare agitato. Nonostante però le medicazioni di “routine” l’uomo non riusciva più a muovere la gamba, era come se l’arto «si fosse addormentato». Poi nel giro di pochi secondi si è irrigidito ed è svenuto perdendo i sensi e mostrando assenza di respiro. I volontari lo hanno rianimato e portato in ospedale per accertamenti. 

Perchè la tracina è pericolosa per l’uomo
I pesci ragno, più comunemente chiamati tracine, sono dotati di aculei velenosi sul dorso, che utilizzano a scopo difensivo. Non è raro per gli esseri umani venire a contatto con questi pesci, sia sulle spiagge sia durante la pesca. Il dolore è molto forte, un bruciore profondo che si irradia dalla ferita lungo tutto l’arto, raramente arrivando fino all’inguine o all’ascella (a seconda dell’arto colpito), raggiungendo il suo massimo dopo 30-45 minuti dalla puntura, perdurando a volte per 24 ore, con strascichi di formicolii e insensibilità. Nonostante il forte dolore (si dice che i pescatori che si pungevano in antichità venissero legati per evitare che si uccidessero buttandosi a mare) il veleno non è pericoloso per l’uomo e tutto si risolve in fretta. Piuttosto spesso però per lo shock doloroso l’organismo reagisce con nausea, vomito, tremori, svenimenti e giramenti di testa. Sono necessarie profilassi antidolorifica e antitetanica. Per un primo soccorso è utile immergere la zona colpita in acqua molto calda (anche salata) per due ore o almeno un’ora, o anche 30 minuti sotto la sabbia riscaldata dal sole, poiché il veleno è termolabile. Non è consigliato l’utilizzo di acqua fredda o ammoniaca. Premere per qualche istante sulla ferita per favorire l’uscita di sangue e ridurre il rischio di infezione.

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