Il Sud perde le sue generazioni future, l’esodo non si ferma: 130mila da Salerno e Cilento

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Il Sud perde le sue generazioni future, l’esodo non si ferma: 130mila da Salerno e Cilento

«Qui ci sono giovani di talento, pieni di creatività, ma questi ragazzi devono avere delle opportunità nel loro Paese, l’Italia ha grandi potenzialità che deve saper esplorare per fermare la fuga di cervelli». Erano queste le parole di John R. Phillips, l’ambasciatore degli Stati Uniti, durante una visita a Salerno e provincia lo scorso marzo. In effetti non è l’unico ad avere questa opinione, ma il problema è che i dati parlano chiaro, i campani emigrano sempre di più, che siano laureati o no. Un discorso che in termini più ampi vede quasi 5 milioni di italiani all’estero, circa 110mila solo nell’ultimo anno. La Sicilia resta la prima regione con più italiani residenti all’estero con ben 720.189 residenti, seguita dalla Campania, Lazio e Calabria. Risultano invece essere circa 130mila, o meglio 129.770 i salernitani che hanno lasciato l’Italia, tra questi le donne occupano quasi la metà della cifra, ovvero 62mila. I seguenti dati sono stati rilasciati dal rapporto «Italiani nel mondo 2016», presentato dalla Fondazione Migrantes. Un dato maggiormente sconcertante riguarda il fatto che in Campania, la provincia di Salerno, rappresenterebbe il primato di iscritti all’Aire. (Anagrafe degli italiani all’estero). La Campania, o meglio Salerno e provincia vede partire, giorno dopo giorno, sempre più ‘millenials’ (coloro che sono nati tra i primi anni ’80 e la metà degli anni ’90). 

Provincia di Salerno, Comuni con maggiori iscritti all’Aire Tra i Comuni che testimoniano quanto il fenomeno migratorio sia radicato, troviamo, in ordine decrescente, Salerno con 5.232, Padula con 4.253, Teggiano con 3.668, Cava de’ Tirreni con 3.488 e infine Camerota con 3.106. Tra questi molti risiedono in Argentina, ma il nord europa risulta essere il più gettonato, la maggior parte dei millenials si sono infatti trasferiti in nazioni come Inghilterra, Svizzera e Germania. Tra questi il 53,1% di loro sono single rispetto al 38,8% dei coniugati. In ultima posizione i divorziati (1,9%) e i vedovi (2,4%).

Un esodo che inizia dall’università Questa volta i dati emergono dal ‘Censis per Confcooperative’. I giovani meridionali per studiare si spostano sempre più a nord, la maggior parte di questi per la consapevolezza che al nord sarà più facile trovare un’occupazione una volta laureati. Il Mezzogiorno perde così pian piano le generazioni del futuro. Dai dati, riportati anche dal quotidiano ‘La Repubblica’ emerge che l’esodo degli studenti del Mezzogiorno nel solo ultimo anno ha drenato 122 milioni di euro di risorse dal sistema universitario meridionale, mentre le università del Centro-Nord hanno beneficiato di un valore aggiuntivo, determinato dal pagamento delle tasse universitarie, per 248 milioni di euro. Inoltre gli atenei settentrionali hanno creato una spesa aggiuntiva per le famiglie del Mezzogiorno pari a 126 milioni di euro, visto che le tasse universitarie negli atenei del Centro-Nord sono mediamente più alte. Nell’anno accademico 2014-2015 si sono spostati dal sud verso le regioni del centro-nord quasi 23.000 giovani universitari.

I migranti dall’Italia “portatori sani” di italianità (Da Migrantes Online) Da recenti studi condotti dalla Fondazione Migrantes molti degli attuali migranti italiani non riescono né a concepirsi né a definirsi tali, ma parlano di sé come di viaggiatori. Che si autopercepisca o meno per ciò che davvero è, il migrante italiano è da sempre col suo migrare “portatore sano di italianità” e l’italianità la si è esplicata in modi molto diversi tra loro: il gusto, la lingua, il business, la sensibilità artistica e, quindi, la moda e il design, la musica, la pittura e cosi via. La mobilita è una risorsa, ma diventa dannosa se è a senso unico, quando cioè è una emorragia di talento e competenza da un unico posto e non è corrisposta da una forza di attrazione che spinge al rientro. Solo con il giusto equilibrio tra partenze e rientri avviene la “circolazione”, che è l’espressione migliore della mobilità in quanto sottende tutte le positività che derivano da un’esperienza in un luogo altro e dal contatto con un mondo diverso. Questa premessa è fondamentale per sottolineare il grave problema dell’Italia di oggi, il cosiddetto ‘brain exchange’, cioè la non capacita non solo e non tanto di trattenere ma di attrarre dei talenti, un flusso che deve essere bidirezionale, quindi, tra il paese di partenza e quello di arrivo e che riesca nel tempo a soddisfare ma soprattutto ad esaltare le capacita dei soggetti coinvolti. Solo attraverso questa strada di valorizzazione continua e bidirezionale è possibile passare dal ‘brain exchange’ al ‘brain circulation’ evitando il depauperamento dei giovani e più preparati di alcuni paesi a favore di altri, cosa sempre più spesso denunciata in Italia, e spingendo alla realizzazione della migrazione come effettivo e concreto fattore di sviluppo sociale ed economico, tema tanto caro ai padri fondatori dell’Unione Europea.

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