“È nata una star”: musica, ‘nduja e pornografia con Dario Brunori della Brunori Sas

| di
“È nata una star”: musica, ‘nduja e pornografia con Dario Brunori della Brunori Sas

È diventato di diritto uno dei cantautori più importanti del panorama musicale italiano, con due album e una colonna sonora alle spalle, e suonerà a Roccadaspide in occasione de Le notti dell’Aspide l’11 agosto: è Dario Brunori, frontman della Brunori Sas.

Per l’occasione l’abbiamo intervistato.

D: Ci “reincontriamo” dopo un po’ di tempo, da quando venisti a suonare nel Cilento, a Rofrano, in occasione di MutArte nel 2010: cos’è successo da allora?
R: Un po’ di cosine: ho realizzato il volume 2 della saga brunoriana, che è andato davvero bene e ci ha permesso di fare un lungo tour, in molti luoghi meravigliosi della penisola, tanti locali, tanti festival, tanta gente con cui entrare in contatto. Poi c’è stata la colonna sonora di “È nata una star”, l’ultimo film di Pellegrini, con la Littizzetto e Rocco Papaleo. Nel mentre ho scritto un raccontino per Minimum Fax, in un libro dal titolo “Cosa volete sentire”, e ho sistemato la rateizzazione con Equitalia per l’Inps degli anni passati.

D: E nei live cosa c’è di nuovo? Continui sempre a inframezzare la malinconia ironica dei tuoi brani a siparietti cabarettistici?
R: Di solito si. È una necessità che avverto quella della risata e dell’umorismo. Trovo sia liberatorio per me e per il pubblico, e anzi penso che sia un’ottima preparazione all’ascolto dei brani. Mi sembra di arrivare con leggerezza all’ascoltatore.

D: La Sas come va, in questo periodo di crisi?
R: A gonfie vele, “molto spesso una crisi è tutt’altro che folle, è un eccesso di lucidità”, cantava il buon Morgan, e io sono con lui.

D: La crisi c’è o non c’è? Fino a che livello è reale e quanto è millantata?
R: Non sono un analista economico e l’ambiente in cui mi muovo non mi regala spesso l’opportunità di incontrare persone toccate sul serio dalla crisi. Se hai ancora i soldini per un concerto e per comprare un CD vuol dire che i bisogni primari sono mediamente soddisfatti. Quel che so, dunque, lo so per sentito dire, non ne ho esperienza diretta, per cui parlo malvolentieri di ciò che non conosco in prima persona.

D: Due album, una colonna sonora e tanto riscontro di pubblico e critica. Sei ormai a tutti gli effetti una stella del panorama indie italiano: “è nata una star”?
R: Mah… sicuramente in poco tempo ho raggiunto buoni traguardi, e ciò che posso dire onestamente è che vivere di traguardi è ben poca cosa. Sono contento perché mi trovo in una condizione migliore rispetto a tre anni fa, sia economicamente che a livello di esperienze umane e professionali. Oggi mi interessa godermela momento per momento, piuttosto che diventare una star.

D: Non so se sia voluto o meno, ma dalla “star” della colonna sonora alle stelle di “Stella d’argento” e “Fra milioni di stelle” (brani conclusivi rispettivamente di “Vol. 1” e “Vol. 2 – Poveri Cristi”) qualche stella nei tuoi album c’è sempre: è un caso o è una cosa voluta?
R: Casuale, come molte delle cose che scrivo e che non sono frutto di grandi elaborazioni.

D: Tornando un attimo al film, hai mai pensato di fare l’attore porno?
R: Ho girato alcuni film amatoriali in passato, roba di nicchia per veri amanti del fetish, se cerchi in rete “Brunori sex” dovresti trovare qualcosa.

D: Attrici porno preferite? Qualche titolo da consigliare al nostro pubblico? Io ad esempio sono un cultore del vintage.
R: Io amavo particolarmente la Venere Bianca, anche se a dirti il vero mi hanno sempre eccitato di più i film di serie B, le scene sexy delle commediole in onda sui canali privati e “Colpo Grosso” di Umberto Smaila.

D: Com’è stato per te lavorare a una colonna sonora?
R: Semplice. Dovevo scrivere canzoni, senza troppi vincoli, per cui è stato un po’ come scrivere un disco su commessa.

D: Vieni catalogato all’interno del panorama indie. Che poi ci stanno in mezzo robe come …A Toys Orchestra e Dente, Il Teatro degli Orrori e Colapesce, tutta roba diversa. Aò, ma ci credi che io ancora non ho capito che significa “indie”?
R: Non amo le etichette e le definizioni, e questa non fa eccezione.

D: Nonostante il tuo genere sia più indirizzato verso un cantautorato alla Rino Gaetano o alla De Gregori dal vivo hai portato cover di artisti come Litfiba e Battisti: come hai scelto questi brani che si discostano in parte dal tuo genere?
R: Ho scelto sulla base dei miei amori giovanili e per spezzare il cliché del cantautore che omaggia i maestri del genere. È roba che mi diverte suonare, sia per tributo che per scherno.

D: La tua formazione musicale è nel rock (per non dire metal), hai avuto momenti in cui hai abbracciato l’elettronica: ascolteremo mai un album della Brunori Sas che non sia di stampo cantautorale?
R: Boh, non voglio più pianificare niente oltre i prossimi due minuti e anche meno.

D: Come sta il giovane Mario?
R: È un po’ giù di corda.

D: “Mi fa tristezza vedere la gente che sogna di comprare tutto e si accontenta di niente”. Ultimamente sono quasi ossessionato dalla mancanza di senso con cui le persone compiono azioni, in modo compulsivo, come appunto il comprare: che senso ha tutto questo?
R: Quando fai un sogno tutto quello che ti accade è assolutamente illogico: stai parlando con tua madre e ad un tratto lei si trasforma in un tuo amico che poi sparisce nel nulla, mentre tu eri a cavallo e ti ritrovi su un divano a mangiare sushi. Nel sogno non ti chiedi mai il perché di ciò che accade. Sono sempre più convinto che dormiamo anche quando ci crediamo svegli. Da questo deriva ogni illogico comportamento umano.

D: A quale dei tuoi brani sei più legato e perché?
R: A nessuno in particolare. A “Guardia ’82” devo molto, ma non per questo lo amo più di altri brani. Quelli più giovani li canto con più voglia, ma è normale, l’abitudine alla lunga stanca.

D: Una delle cose che più invidio alla tua Calabria è la ‘nduja: c’è qualcosa che Dario Brunori invidia a qualcuno o a qualche luogo?
R: Invidio quelli che mangiano la ‘nduja e il peperoncino, io non posso più a causa di una vecchia enterocolite, causata proprio dall’abuso di sostanze DOC (Di Origine Calabra).

D: Nelle tue canzoni racconti fondamentalmente storie affidandoti a terzi, parlando poco di te: ci racconti un aneddoto sulla tua persona, qualche evento che ti è rimasto particolarmente impresso?
R: Preferisco scriverci una canzone che dare una risposta ad un’intervista… ci guadagno molto di più!

D: Da bambino m’hanno sempre detto che mangiare fagioli è salutare, quindi ti dico “fagioli” (meglio ancora se con la ‘nduja) e ti saluto.
R: Mi sono già espresso in merito e non vorrei ribadire il concetto anche coi fagioli, mi sembra del tutto ovvio. Saluti, salumi e salute.

Consigliati per te

©Riproduzione riservata