Ancora polemiche sulla tutela della Foce del Fiume Mingardo e dell’Arco Naturale

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Ancora polemiche sulla tutela della Foce del Fiume Mingardo e dell’Arco Naturale

Questa volta è un nostro collaboratore a rispondere alle lettere pubblicate l’8 luglio in riferimento all’articolo Palinuro: L’Arco Naturale è “abusivo”. 

«Come si fa – afferma la signora Emma Colombo nella lettera pubblicata l’8 luglio – a definire l’area Foce fiume Mingardo/Arco Naturale una zona a protezione speciale? Come si fa a pensare di mandare in fumo in un attimo il lavoro, la vita di centinaia di famiglie insediatesi in quell’area molto prima che il Parco nascesse e legiferasse? Vede, le attuali normative le dicono che è un’area protetta (anzi super-protetta, direi) e lei vuole ciò che le leggi promettono. Io le dico che non è un’area da proteggere in maniera integrale, non si può più; è un’area turistica a tutti gli effetti. La gente vuole fare il bagno, vuole sonnecchiare sulle sdraio, vuole bere una bibita, vuole fare una gita in barca, vuole giocare a palla con i bambini, su quest’area…la gente, oggi, non vuole andarci per “finalità scientifico/didattiche” (così si legge sul piano di gestione delle aree sic del Parco Nazionale del Cilento nella scheda d’azione “Foce Fiume Mingardo”». 

Ebbene, rifacciamoci alla direttiva Habitat del 1992 (Rete Natura 2000), ratificata con D.P.R. 1997  dal governo italiano e quindi legge a tutti gli effetti.

La direttiva nasce per proteggere la Natura con una serie di norme e individuazioni di siti da proteggere per le loro valenze naturalistiche (Sic e Zps).

Si legge nel decreto suddetto: occorre (art 1) “assicurare la conservazione degli habitat naturali e seminaturali (la foce è uno di questi) e della flora e fauna selvatiche, ai fini della salvaguardia della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali”. 

Sono le Regioni con proprio procedimento ad individuare i siti in cui si trovano tipi di habitat elencati nella direttiva – e nell’area del Mingardo ve ne sono molti e ritenuti importanti –, dandone quindi comunicazione al Ministero dell’Ambiente che li propone all’approvazione della Commissione europea (art 2).

E’ sicuramente esatto che la direttiva tiene conto “delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali”, ma si fa obbligo (art5/9) di presentare la Valutazione d’incidenza per ogni pianificazione e programmazione  territoriale ai fini della conservazione e tutela del sito”. Il piano e il progetto presentati possono essere realizzati “soltanto con riferimento ad esigenze connesse con la salute dell’uomo e la sicurezza pubblica o con esigenze di particolare importanza per l’ambiente”.

Ebbene, mi si dica dove stavano queste impellenti esigenze? Il Parco e la Regione  (settore ecologia), a cui spettano le autorizzazioni, non hanno mai rilasciato i nulla osta. Il Genio Civile e altri funzionari non avevano e non hanno nessuna competenza, tanto è vero che 17 funzionari sono indagati.

E’ vero che le attività umane esistevano prima del Parco, ma non avevano assunto quelle forme di compromissione sopraggiunte più tardi. Più di 20 anni fa l’area era ancora abbastanza conservata, tanto è vero che piantai la tenda tra canneti proprio alla foce del fiume. Che bello! Ed è proprio per salvaguardare queste zone che il Parco si costituiva nel 1995 e si indicavano i siti protetti. Allora, le frasi riportate come cappello e che riproponiamo, sono da ritenersi legittime? 

«La gente vuole fare il bagno, vuole sonnecchiare sulle sdraio, vuole bere una bibita, vuole fare una gita in barca, vuole giocare a palla con i bambini, su quest’area…».

Mi si permetta di fare una battuta. Sicuramente una parte consistente della popolazione di discoteca sarebbe felice di trasformare S.Pietro in sala di concerti, considerato lo spazio e l’acustica della chiesa, oppure trasformare la Cappella Sistina in discoteca. Che sballo, altro che pasticche, ballare sotto il Giudizio Universale di Michelangelo illuminato da luci psichedeliche!

Ma tutti gli altri, la maggioranza della gente, sarebbe d’accordo a distruggere, al fine della crescita economica e l’occupazione, questi patrimoni culturali e naturali?

Propongo un referendum: è lecito compromettere la foce e il fiume del Mingardo (perché di questo si tratta e la Procura sta indagando), costruendo ogni anno una spiaggia artificiale alla foce con massi frangiflutto e sabbia di riporto (quando il mare e il fiume hanno portato via i sedimenti depositati), e trasformando il fiume in porto canale per centinaia di natanti a motore contravvenendo alle leggi 394 e giugno 1995?

E’ proprio contro questi abusi che 4 Associazioni ecologiste importanti  hanno presentato numerose segnalazioni e ricorsi a Procura e Commissione europea. E’ il loro dovere.

9 , 7 , 2011

Paolo Abbate

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