Strage tribunale Milano, in quello di Vallo della Lucania non ci sono i soldi per i controlli

La notizia della sparatoria avvenuta ieri mattina presso il tribunale di Milano sta mettendo in discussione i sistemi e le norme di sicurezza dei palazzi di giustizia. A Milano un folle, coinvolto in un processo per bancarotta fraudolenta, si è camuffato da avvocato e ha fatto irruzione nel palazzo di giustizia lombardo per uccidere un avvocato, un giudice e un ex socio coinvolto anch’esso nel processo. Il tribunale è un luogo sensibile, il posto dove la legge viene applicata e dove bisogna operare con assoluta serenità, un minimo di sicurezza è indispensabile. Sicurezza non sempre riscontrabile dal momento che in numerosi fori della penisola è possibile accedere ovunque e in qualsiasi momento senza controllo alcuno, ne è un esempio il tribunale di Vallo Della Lucania. Chiunque abbia avuto occasione di accedere al palazzo di giustizia cilentano, avrà notato come i livelli di sicurezza siano pressochè inesistenti. E’ possibile accedere da diverse entrate comprese quelle laterali e posteriori senza controllo alcuno. Un metal detector total body e un sensore per gli oggetti furono installati diversi anni fa all’ingresso principale del palazzo di giustizia senza però mai entrare in funzione, con un considerevole spreco di soldi pubblici per l’acquisto e l’installazione. Da voci interne al tribunale pare che manchino i fondi per mantenere in funzione le apparecchiature e per impiegare del personale addetto, sebbene il problema sia stato fatto presente alle autorità preposte, che hanno più volte ricercato una soluzione al problema, nulla sembra essersi mosso. Un qualunque malintenzionato avrebbe l’opportunità di far entrare qualsiasi cosa all’interno del tribunale. Eccessiva sicurezza blinderebbe la struttura e renderebbe difficoltoso l’operato dell’istituzione, che richiede protocolli «elastici», ma la totale assenza di controllo potenzialmente mina l’istituzione stessa.

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