Suor Soledad: Cassazione accoglie ricorsi solo contro la novizia e le suore

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Suor Soledad: Cassazione accoglie ricorsi solo contro la novizia e le suore

La Corte d’appello di Salerno deve riesaminare la questione, sollevata dalla difesa delle parti civili, sul processo relativo al caso di Suor Soledad. Lo ha stabilito la Corte suprema, che, dopo una camera di consiglio svolta lunedì, ha annullato con rinvio alla Corte d’appello per gli interessi civili limitatamente ai reati di violenza sessuale contestati a Suor Soledad e favoreggiamento alle due consorelle. Rigettati invece i ricorsi contro La Bruna e Rinaldi, fuori definitivamente dal processo già assolti con formula piena in Appello. 

Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni per capire quali siano i perché che hanno convinto la Suprema Corte ad accogliere i ricorsi delle parti civili e quali siano dunque i punti da chiarire. I fatti risalgono al 2006 quando l’asilo ‘Paolo VI’ venne travolto da un’inchiesta per pedofilia. Coinvolta Suor Soledad, la novizia peruvianail muratore Aniello La Bruna (presunto fidanzato di Soledad) e il fotografo Antonio Rinaldi, accusato di foto pedopornografiche. Poi accusate anche le consorelle Agnese Cafasso e Giuseppina De Paola, per favoreggiamento. La Bruna e Rinaldi sono stati assolti già in primo grado dal tribunale di Vallo della Lucania, in Appello, e ora in via definitiva, mentre in primo grado erano state condannate a 8 anni suor Soledad per pedofilia e a 16 mesi le consorelle, poi assolte dalla corte d’appello. 

L’annullamento con rinvio della Cassazione ora riapre il caso. Per saperne di più, occorre attendere il deposito delle motivazioni del verdetto emesso nel pomeriggio di oggi. Il caso si chiude definitivamente solo per La Bruna e Rinaldi. «La Corte Suprema ha rigettato i ricorsi contro un umile lavoratore, Aniello La Bruna, proposti sebbene nei suoi confronti fosse già stata pronunciata una doppia sentenza di assoluzione dei giudici di merito – ha commentato il legale, l’avvocato Franco Maldonato – Si chiude così una vicenda che non avrebbe dovuto mai aprirsi e che ha provocato dolori insanabili e danni non ristorabili, anche per effetto della risonanza assicurata da un sistema d’informazione non consapevole del proprio ruolo».

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