Sindaci del Cilento assenti nella lotta per salvare il tribunale di Sala Consilina

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Sindaci del Cilento assenti nella lotta per salvare il tribunale di Sala Consilina

Difficile sostenere la causa della chiusura di un tribunale quando, al suo interno, ci sono troppe mancanze. Nonostante ciò, non appare scoraggiato il Vallo di Diano che con i suoi primi cittadini e i suoi avvocati, continua a lottare per garantire la presenza del presidio di giustizia a Sala Consilina. Mercoledì mattina, infatti, i primi cittadini del Vallo di Diano sono giunti a Roma per incontrare il sottosegretario alla giustizia, Giuseppe Berretta, per chiedere al premier Letta e al ministro Alfano di scongiurare la soppressione del tribunale. Il Palazzo di Giustizia, infatti, stando alla riforma della geografia giudiziaria voluta dal ministro Annamaria Cancellieri entrerà in vigore il 13 settembre e porterà quindi alla chiusura effettiva del foro salese dal prossimo 14 settembre.

Dura la reazione degli avvocati, da giorni sul piede di guerra. Dopo essersi incatenati davanti al tribunale ed essere saliti sul tetto del Palazzo, nella giornata di martedì hanno inscenato una nuova protesta: si sono crocifissi davanti al tribunale di Sala Consilina per esprimere il loro dissenso al provvedimento di soppressione che prevede fra l’altro l’accorpamento del foro salese a quello di Lagonegro, in Basilicata. 

Cilento assente? Con i sindaci del Vallo di Diano, a Roma, c’erano anche il consigliere regionale Donato Pica e l’onorevole Tino Iannuzzi. Assenti «all’appello» i primi cittadini dei comuni del Cilento di competenza territoriale del tribunale di Sala Consilina. Dal Cilento mancavano, infatti, le amministrazioni di Caselle in Pittari, Casaletto Spartano, Ispani, Morigerati, Santa Marina, Sapri, Torraca, Tortorella e Vibonati. Il pensiero va anche ai precedenti incontri, quando ancora il destino del tribunale non era segnato. Assenze anche allora. Il Vallo di Diano sta combattendo una battaglia non solo per il tribunale, ma anche per il mantenimento di servizi essenziali per il territorio, senza i quali la popolazione è costretta a lunghi pellegrinaggi, percorrendo centinaia di chilometri. Dal 14 settembre, infatti, tutte le attività giudiziarie dovranno essere trasferite in un’altra regione, la Basilicata, con tutte le conseguenze prevedibili, sia in termini di spese che di disservizi.

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