Beni per mezzo milione sequestrati, Finanza incastra 2 imprenditori edili
| di RedazioneIl nucleo di polizia tributaria di Salerno ha sequestrato immobili e beni del valore complessivo di mezzo milione di euro, dando esecuzione a un provvedimento del tribunale di Salerno. Nei guai sono finiti due imprenditori nel settore edile e agricolo della provincia di Salerno che risultano essere fortemente indiziati di aver supportato il sodalizio camorristico del Clan Forte. Si tratta di D.R., classe ’65, e D. A., classe ’62, ai quali sono state sequestrate 11 unità catastali per un totale di 5 appezzamenti di terreno, su cui insiste anche un capannone industriale, la quota sociale di una società di costruzioni, per un valore totale di euro 500mila euro.
Il clan I due imprenditori, secondo gli inquirenti, sono accusati di aver supportato il sodalizio camorristico denominato “Clan Forte”, federato nella prima metà degli anni ’80 alla più vasta organizzazione denominata “Nuova Camorra Organizzata” e successivamente – a partire dalla fine degli anni ’90 – aderente al contrapposto clan vincente della “Nuova Famiglia”, egemone in Baronissi e nell’intera Valle dell’Irno. Il ruolo di supporto veniva svolto dai due imprenditori coinvolti nelle indagini avvalendosi degli immobili delle attività agricole e imprenditoriale – utilizzati, secondo gli inquirenti, per riunioni tra gli affiliati e per il ricovero e la custodia di armi. Le investigazioni non si sono limitate ad accertare solo la mera sproporzione reddituale rispetto ai cespiti patrimoniali accumulati. E’ stato infatti necessario effettuare un approfondito esame sulla redditività delle aziende dei soggetti che, essendo essenzialmente di tipo agricolo, potevano consentire a prima vista di giustificare le disponibilità accumulate come risultato dello speciale regime di favore riconosciuto agli imprenditori agricoli.
Le indagini Il Tribunale di Salerno, condividendo le conclusioni della Sezione Reati contro l’Economia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno e gli esiti degli accertamenti della Guardia di Finanza, ha ritenuto che il patrimonio di D.R. e D.A. e dei loro familiari e prestanome costituisse diretta espressione dell’accumulo di capitali attraverso un rafforzamento della propria attività imprenditoriale ed agricola, in ragione alla vicinanza al clan camorristico, ed il relativo tornaconto economico reinvestito proprio negli acquisti immobiliari non giustificati e giustificabili di cui il Tribunale ha ordinato la confisca. L’operazione si inserisce nel quadro delle attività di tutela economico-finanziaria affidate alla Guardia di Finanza, allo scopo di sottrarre i patrimoni illecitamente accumulati nella prospettiva di restituirli alla collettività per finalità sociali e di pubblico interesse.
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