L’appello ribalta il verdetto su suor Soledad, tutti assolti. Legale: «Pessimo giornalismo che sbatte il mostro in prima pagina»

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L’appello ribalta il verdetto su suor Soledad, tutti assolti. Legale: «Pessimo giornalismo che sbatte il mostro in prima pagina»

Il fatto non sussiste. E’ con questa formula, piena, che la Corte d’Appello ha assolto tutti gli indagati nel processo Suor Soledad. Una valanga di assoluzioni che si aggiungono a quelle del primo grado. La sentenza della Corte d’appello di Salerno annulla, così, l’inchiesta circa i presunti abusi sessuali su circa 30 bambini dell’istituto Santa Teresa di Vallo, che nel 2006 ha colpito suore ed esterni alla scuola. Le suore erano state condannate in primo grado dal tribunale di Vallo della Lucania a pene pesanti, 8 anni la novizia e 16 mesi ciascuna altre due suore.

La suora peruviana risultava indagata con l’accusa di abusi sessuali aggravati nei confronti di una trentina di bambini che frequentavano la scuola materna. Era stata arrestata a Roma mentre era insieme alle consorelle dell’Ordine delle Ancelle di Santa Teresa del Bambin Gesù e si accingeva a partire per trascorrere un periodo con la sua famiglia in Perù. L’inchiesta che coinvolse suor Soledad parte a fine maggio 2006, quando prima una mamma e poi subito altri genitori si presentano in Procura per denunciare i presunti abusi subiti dai propri figli. I piccoli, tutti di età compresa tra i 3 e i 5 anni, sono iscritti alla scuola materna dove la religiosa ha coadiuvato le maestre per un anno con compiti esterni alle aule. Il procuratore della repubblica Greco dispone l’apertura di un’inchiesta ed ascolta sia le religiose dell’istituto che tutti i genitori degli alunni. Nel giro di alcune settimane, gli esposti-denunce dei genitori arrivano a quota 40.

Per le altre suore dell’Istituto erano state formalizzate imputazioni per favoreggiamento, mentre in un secondo filone di inchiesta risultavano indagati anche un muratore (considerato il fidanzato di suor Soledad) e un fotografo, nomi emersi solo tempo dopo attraverso il racconto dei genitori e di altre persone, senza però che i bambini abbiano direttamente confermato un loro coinvolgimento. Per il cosiddetto secondo filone di inchiesta erano stati ipotizzati i reati di prostituzione minorile, pornografia minorile e detenzione di materiale pornografico. In pratica, gli investigatori avevano approfondito l’ipotesi che, insieme a suor Soledad, potessero essere coinvolte anche persone esterne che avrebbero agito in un’abitazione situata nei pressi dell’istituto. Di qui perquisizioni, sequestri e perizie biologiche e biomediche, alla ricerca di tracce che  dimostrassero la presenza dei bambini in quei luoghi, ma senza riscontro.

Un vero e proprio boato di gioia è partito da alcuni amici degli imputati alla notizia della loro assoluzione. «Mai giudicare prima, doveva andare così, sono tutti innocenti», dicono alcuni. Mentre i genitori dei bimbi, condannati a pagare anche le spese processuali del fotografo e del ‘fidanzato della suora’, gridano la loro ira. Come è avvenuto anche in altri Paesi, il verdetto di Salerno invece ribalta il giudizio di colpevolezza e scagiona gli imputati. Lo scagiona perché fa cadere l’ipotesi di un giro di pedofili che agiva nell’Istituto scolastico di Vallo.

Pacato ed amaro il commento dell’avvocato Franco Maldonato (in foto), difensore del muratore tratto a giudizio come il ‘fidanzato della suora’. «È una sentenza che, valorizzando le acquisizioni delle scienze neuropsicologiche e della stessa elaborazione giurisprudenziale, ha fatto buon governo dei criteri e delle regole che debbono sorreggere la valutazione delle dichiarazioni dei minori ma anche dei genitori che quelle dichiarazioni ritengono di aver bene interpretato e, invece, spesso, gravemente travisato. Non possiamo dimenticare, però, che, anche per colpa di un pessimo giornalismo (soprattutto quello del servizio pubblico) – che non ha esitato a sbattere il mostro in prima pagina – la casa di un innocente è stata presentata come ‘la casa degli orrori’ e la sua famiglia come quella di complici o di ignavi». Sul versante degli avvocati delle famiglie ancora nessun commento.

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