Il nostro pane quotidiano… Colazione, pranzo e cena d’altri tempi

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Il nostro pane quotidiano… Colazione, pranzo e cena d’altri tempi

I ragazzi lo mangiavano indifferentemente a colazione, a pranzo , a merenda.  Gli uomini e le donne se lo portavano dietro nelle loro “uscite” di lavoro. Il pane e pomodoro è una di quelle ricette che provengono da una Marina povera che doveva mettere insieme il pranzo con la cena e che, soprattutto, non doveva produrre alcun avanzo. Per i meno esigenti bastava una fettina del “viccillo” (a forma di ciambella), mentre i più affamati” li vedevi con quelle lunghe fette del “tortano” (pagnotta rotonda) o col “culuscione i pane” (la parte terminale della “palata”) che facevano addirittura fatica ad addentare.
Oggi il “Fast Food” ha preso il sopravvento nelle nostre abitudini giornaliere scacciando immotivatamente ed ingiustamente ” u pane e pummarola” dalla nostra dieta e dalla nosta storia.
Eppure, ad onta del suo umile rango, il pane e pomodoro richiedeva una appropriata preparazione. Ricordo con quale cura mia nonna tagliava le fette di pane, rigorosamente non quello di giornata. Ma soprattutto mi incuriosiva l’attenta distribuzione delle gocce di acqua sul pane. Una volta le ho chiesto il perché di questa apparente insignificante tappa nella preparazione del piatto. E lei col suo tipico candore mi rispose che ci voleva ” u stizzo i acqua” perché il pane doveva diventare “ùmele,ùmele”, cioè docile ed amabile. Lì per lì la spiegazione mi è sembrata alquanto banale. Ma col tempo ho capito quanto sia importante l’utilizzo e l’esatto dosaggio dell’acqua sul pane per inumidirlo, e come esso si possa riflettere in maniera piacevolmente imprevista sul risultato finale. Già perché raramente, come accade invece per il pane e pomodoro, il complesso che ne viene fuori è superiore alla somma delle singole parti, dei singoli ingredienti.
Il pane vecchio quindi lo si bagni con l’acqua per renderlo “ùmele,ùmele”, per rendere cioè la mollica non stopposa durante la masticazione. Mentre lo bagnate provate ad immaginarvelo sotto i denti: calloso, ma non duro, morbido ma non soffice. E poi sappiate anche che l’acqua serve ad aumentare proprio la penetrazione dell’olio nella mollica che, altrimenti, diventerebbe per esso un muro quasi invalicabile. Parola di Manonna!
E allora fate la prova con diversi dosaggi di acqua e ve ne accorgerete. Scoprirete diversi “stili” di ammorbidimento del pane tra i quali sceglierete quello che vi soddisfa.
Tralascio il resto della preparazione che immagino conosciate benissimo. Ma un suggerimento per l’olio ve lo voglio dare: deve coprire tutta la superficie della fetta di pane più che sufficientemente, e, a chi piace, abbondantemente.
E alla fine della preparazione prepariamoci a questo grande piacere della vita: mangiare il pane e pomodoro rigorosamente con le mani senza il timore di ungerle e di leccare le dita. E, come allora, godiamocelo, perché “il pane e pomodoro è il piatto peccaminoso per eccellenza in quanto comprende e semplifica il peccato rendendolo accessibile a chiunque!”(Da Ricette Immorali di M.V. Montalban).

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