Agropoli penalizzata dai tagli, chiude ufficio Agenzia entrate. Sindacato attacca e denuncia carenze della struttura di Vallo

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Agropoli penalizzata dai tagli, chiude ufficio Agenzia entrate. Sindacato attacca e denuncia carenze della struttura di Vallo

La scure dei tagli del piano nazionale di chiusura degli uffici anche sull’agenzia delle entrate di Agropoli. La lista avviata tre anni fa è stata aggiornata anche con i nomi di tre uffici in Campania: c’è anche quello di Agropoli che nel prossimo mese andrà incontro a una nuova riorganizzazione, naturalmente di soppressione. La notizia è stata comunicata dalla Direzione del personale ai sindacati nazionali. Nella nota sono state annunciate le date di chiusura: 24 novembre per Piedimonte Matese, primo dicembre per Sant’Angelo dei Lombardi e 9 dicembre per Agropoli.

La chiusura I provvedimenti relativi all’ufficio dell’Agenzia delle entrate del comune cimentano si aggiungono alla chiusura dell’ospedale e in linea generale di altri tagli che hanno penalizzato il territorio a sud della provincia di Salerno. «Nella nota della direzione centrale – spiega in un comunicato l’unione sindacale di base – si riscontra anche un errore per quanto riguarda il numero di dipendenti dell’Ufficio di Agropoli, i quali sono 40 e non già 22, come invece viene citato nella nota. Ed è errore non trascurabile, visto che la norma applicata individua, tra i requisiti per la soppressione degli uffici, il tetto massimo di 30 dipendenti».

Elemento che potrebbe portare a una sterzata alle sorti dell’ufficio a rischio soppressione. «Fin dall’inizio e per tutti i settori pubblici (scuola, sanità, fisco, giustizia) – prosegue il sindacato – abbiamo espresso il netto dissenso sulla spending review che peggiora drasticamente la qualità dei servizi a discapito di tanti cittadini e, non ultimo, le condizioni di vita e di lavoro per tanti dipendenti pubblici che da anni vedono rinnegato il diritto al rinnovo contrattuale del salario, il cui potere di acquisto risulta ormai dimezzatosi».

La denuncia Soppresso l’ufficio, il personale andrebbe spostato in quello di Vallo della Lucania. «Vogliamo raccontare un quadro di circostanze allarmanti in merito alle modalità adottate per la sistemazione del personale. – aggiunge il sindacato –  Scelte frettolose ed approssimative hanno determinato soluzioni paradossali e fuor di ogni ragione, in cui si sacrificano le più elementari esigenze di benessere e di sicurezza di lavoratori ed utenti. E tutto ciò dietro l’egida di una spending review (male interpretata dai nostri stessi dirigenti) la quale, ed è bene chiarirlo, non esime in alcun modo il datore di lavoro dal rispettare gli obblighi imposti per garantire la sicurezza dei luoghi di lavoro».

Le carenze negli uffici di Vallo Secondo il sindacato, la mobilità del personale di Agropoli a Vallo determinerà notevoli disagi negli spostamenti quotidiani, sia per la carenza dei collegamenti che per l’impraticabilità delle strade. «La direzione Regionale – si legge – by-passando ogni confronto con i lavoratori interessati e in un clima di opacità informativa, ha trascurato su molti aspetti legati alla qualità dell’ambiente lavorativo ed ha persino sorvolato su taluni standard minimi di sicurezza, pur di rincorrere forsennatamente l’obiettivo di una presunta riduzione di spesa, senza un disegno logico e coerente».

La denuncia del sindacato punta i riflettori soprattutto sulle carenze strutturali. «Con sconcerto – spiega nel comunicato – il front office di Vallo della Lucania, posto al piano terra dello stabile, da open space con 7 postazioni e già afflitto da notevoli carenze strutturali (finestre, servizi igienici, uscite di sicurezza, ecc.) ha assunto le sembianze inquietanti degne del peggiore penitenziario, con ben 17 postazioni da relegare in celle claustrofobiche, molte delle quali non a norma con le distanze previsti per i percorsi di fuga, stante l’esistenza di una sola via di fuga (l’ingresso!) e la presenza di finestre poste ad altezze non accessibili, tali da rendere impossibile la corretta areazione degli ambienti».

«Incredibilmente, poi, il piano di accorpamento prevede il mancato utilizzo del secondo piano dello stabile, perfettamente agibile con modesti interventi , dato che allo stato attuale è adibito a front office. Ciò che più stupisce e rende paradossale l’intera vicenda – prosegue il sindacato – è che l’amministrazione continuerà a pagare comunque il canone di locazione, per il secondo piano, che rimarrà inutilizzato malgrado la stringente necessità di spazio per l’allocazione del personale. Come dire oltre al danno anche la beffa! Pertanto su un unico piano sono destinate ad essere ‘stivate’ 56 unità lavorative contro le attuali 26, con livelli di sovraffollamento e promiscuità indecorosi, tali da pregiudicare la vivibilità degli ambienti lavorativi. Inutile soffermarsi sulle prevedibili ed inevitabili ricadute negative che si avranno sulla qualità e produttività del lavoro. Il personale ha già rappresentato tali criticità all’amministrazione con una lettera esposto, formulando soluzioni alternative per la sistemazione del personale, rispondenti a standard minimi di sicurezza e vivibilità dell’ambiente lavorativo. Standard ignorati dalla Dr Campania», ha concluso il sindacato.

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