Cilento: le spiagge rischiano di sparire. In 57 anni scomparsi 110 metri a Cala del Cefalo

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Cilento: le spiagge rischiano di sparire. In 57 anni scomparsi 110 metri a Cala del Cefalo

Il Cilento. Una sub regione della provincia di Salerno che va dalla pianura pestana al golfo di Policastro, confinando ad est con il Vallo di Diano e bagnato ad ovest dal Mar Tirreno. Quando parli di Cilento, parli soprattutto della costa, di paesaggi rocciosi e di spiagge bagnate da un mare che fa da sfondo. Ma proprio queste spiagge, che oggi sono mete di turisti provenienti da tutta Italia (e non), corrono il rischio di svanire nel giro di poco tempo, a causa dell’erosione costiera (che fin dagli inizi del ‘900 colpisce tutto il litorale) e soprattutto a causa dell’uomo, che ha accelerato questo procedimento. Ogni anno le mareggiate invernali portano via diversi centimetri di spiaggia, a seconda della zona. Rispetto al 1955 (anno di partenza delle osservazioni cartografiche della linea di riva) alcune zone hanno registrato un arretramento notevole: basti pensare a Cala del Cefalo (-110,72 m) e la foce del Mingardo (-102,72 m). Dati molto preoccupanti non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista economico, precisando che, per una località turistica balneare, la spiaggia è importante. Dei 97 km di costa, che vanno dalla pianura pestana fino a Sapri, 44 km sono spiagge, grandi e piccole, tutte in stato di erosione irreversibile.

Le cause dell’erosione costiera. Da alcuni anni, oltre il 42% dei litorali italiani (1600 km di costa) sono soggetti al fenomeno dell’erosione costiera (Stato dei litorali italiani-Gruppo Nazionale Ricerca sull’Ambiente Costiero – CNR – 2006) e la maggior parte sono “idonee” alla balneazione. Le cause sono da attribuire principalmente all’uomo, che ha accelerato i processi naturali di erosione delle coste. Spesso però gli interventi per riparare i danni non fanno altro che aggravare questa situazione. Nel Cilento il rifornimento di sabbia è dato dai principali fiumi (Alento, Lambro, Mingardo e Bussento). Oggi però l’apporto di sedimenti che i fiumi garantivano al mare, che con le correnti e il moto ondoso faceva rinascere “naturalmente” le spiagge, è diminuito di molto. Questo perché sono state costruite dighe (ostacolando cosi lo scorrere naturale del fiume), cementificati gli argini ed estratte sabbie e ghiaie destinate all’edilizia. I sedimenti che arrivano a mare, però, vengono accumulati all’interno dei porti, che di conseguenza ne bloccano la distribuzione lungo la riva.

Casalvelino e l’Alento. La costruzione del porto di Casalvelino, nella parte settentrionale della spiaggia, ha provocato l’erosione di circa 2,5 km di spiaggia. Tra i comuni di Casalvelino e Ascea sfocia il fiume Alento, il cui corso naturale è stato “bloccato” da ben 6 dighe e quindi buona parte dei sedimenti non arriva a mare. E quei “pochi” sedimenti non bastano per ricostruire naturalmente la spiagge di Casalvelino e Ascea.

Cala del Cefalo e il Mingardo. Le cause dell’erosione di questa spiaggia sono due: da una parte la variazione del clima e dall’altra l’attività estrattiva. Sul finire del 1800 il litorale della Cala del Cefalo fu ampliato per vie naturali (si parla di +180 metri rispetto ad oggi), ma la diminuzione delle piogge e del rifornimento dei fiumi Lambro e Mingardo hanno dato inizio al processo di erosione della spiaggia. Dagli anni ’50, inoltre, il fiume Mingardo è stato sottoposto all’attività estrattiva.

Golfo di Policastro e Bussento. Qui le spiagge hanno subìto un arretramento notevole soprattutto nell’ultimo decennio (30 metri tra Policastro e Capitello d’Ispani). La causa principale è il porto di Policastro che, costruito sulla sinistra orografica del Bussento, ha alterato del tutto il trasporto di sedimenti, che risultano “bloccati” dalla struttura. In questa zona sono presenti alcune opere di protezione costiera, risultate col tempo poco utili. Infine c’è da sottolineare la presenza di una diga lungo il corso del Bussento, oltre ad altri due sbarramenti nell’affluente Bussentino.

“Questo è il problema delle aree cilentane – spiega Roberto Lanzara, geologo cilentano -, che chi interviene sul territorio non lo conosce e fa delle scelte azzardate. Bisogna smetterla di distruggere un potenziale enorme che abbiamo a livello naturalistico per cedere al turismo low-cost”.

Le spiagge, quindi, costituiscono una risorsa naturale non rinnovabile che il Cilento non può permettersi di perdere, perché cosi perderebbe il turismo costiero, ma prima di tutto perderebbe le bellezze naturali che caratterizzano questa terra.

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