Anche il Parco può gestire i rifiuti

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Anche il Parco può gestire i rifiuti

Due comunicati stampa di Domenico Nicoletti, presidente della Riserva Sele – Tanagro, nonché ex direttore del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, in merito all’emergenza rifiuti nel Cilento, alla riunione della comunità del Parco e al decreto legge che autorizza, in materia di paesaggio, le regioni a delegare  oltre agli enti locale anche agli enti parco

1)Si è tenuta martedì, 12 luglio, presso l’aula consiliare di Vallo della Lucania la riunione straordinaria della comunità del Parco per creare le condizioni necessarie per rendere il Parco del Cilento autonomo nella gestione della raccolta e smaltimento rifiuti. Questo l’obiettivo principale della proposta del presidente facente funzioni della comunità del Parco Antonio Radano agli ottanta sindaci del Cilento e Vallo di Diano con il supporto tecnico dell’esperto Vincenzo Chiera.

L’emergenza di questi giorni, avvertita soprattutto dai centri costieri del Cilento invasi da cumuli di immondizia, ha richiamato l’attenzione degli amministratori locali che hanno ampiamente discusso su un emendamento del Parco alla commissione Ambiente che prevede che i comuni ricadenti nel perimetro del Parco nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni possano esercitare in forma associata le funzioni inerenti la gestione del ciclo dei rifiuti nei rispettivi territori. Ai fini dell’utilizzazione delle dotazioni impiantistiche al servizio del ciclo possono promuovere la conclusione di accordi con comuni contermini al perimetro del Parco. Francamente un’ipotesi “debole” che non coglie il valore delle competenze nazionali delle aree protette (art.9 e 32 della costituzione)  come elemento di contrattazione a scala locale e quindi non pone rilievo alla necessità che queste aree, la cui competenza è dello stato, debbano avere una rilevanza istituzionale da porre la gestione locale (provinciale) in una sorta di subalternità in relazione evidentemente ad una capacità di proposta e programmazione.

Il nodo centrale della riunione e cioè la provincializzazione del ciclo dei rifiuti che dovrebbe essere operativo dal 1 gennaio 2012 è stato quasi eluso se non sottovalutato rispetto alle politiche di realizzazione di alcuni impianti di compostaggio.

Di fatto il rischio che tariffazioni e costi della gestione dei rifiuti saranno quantizzate su base provinciale con la condizione che l’immondizia prodotta in un piccolo paese del parco possa essere equiparata in termini di costo a quella prodotta nella città di Salerno, continuando in tal modo a penalizzare il Cilento e Vallo di diano non solo in termini di servizi, ma anche di tariffe ai cittadini.

La soluzione potrebbe trovare riscontro nell’ipotesi già avanzata dal presidente della Provincia Cirielli, di creare cinque sub-ambiti provinciali per agevolare la gestione provinciale individuando nell’area parco un sub ambito di competenza nazionale dove il Ministero dell’Ambiente dovrebbe attivare un apposito progetto programma di sperimentazioni e innovazioni utili alle altre aree del paese per le quali possa essere assolta in termini di autonomia anche la questione delle tariffazioni e costi. In questo contesto il  Piano proposto dalla comunità è una opportunità che come  sottolinea il presidente Radano  prevede l’ottimizzazione dei sistemi di raccolta e la realizzazione di impianti di supporto alla raccolta dei rifiuti con obiettivo di riciclaggio e recupero della loro quasi totalità.

 

2)Con il decreto legge del maggio 2011 n.70 pubblicato in GU,  l’art 146 comma 6 del Codice dei Beni Culturali è stato modificato nel senso che la funzione autorizzatoria in materia di paesaggio le regioni possono delegarla  oltre agli enti locale anche agli enti parco.

Con questa norma si supera il tanto temuto parere delle Soprintendenze e le Regioni possono delegare i parchi a svolgere la esclusiva funzione autorizzatoria in materia di paesaggio. Si auspica che la Regione Campania che aveva avviato un significativo avanzamento nelle politiche di decentramento soprattutto in materia di paesaggio attraverso le linee guida sul paesaggio, voglia utilizzare questa delega e sburocratizzare la tanto vituperata autorizzazione paesaggistica soprattutto nei parchi provvisti di Piano del parco, delegando agli enti parco la funzione di legittimità e validazione dell’attuazione del Piano come principio cardine del sistema autorizzativo che dovrà assumere come avanzamento gestionale ed operativo il monitoraggio costante del territorio e dei suoi delicate equilibri ambientali e paesaggistici.

Una svolta che se attuata potrà fornire ai territori occasioni di slancio economico e sociale nel rispetto dell’ambiente e paesaggio dinamico e coerente alle risorse piuttosto che “mummificare” il territorio con il rischio indotto di un sempre più dilagante abusivismo.

Si comprende probabilmente che significa avere una Piano di Parco e del suo potere deterrente contro chi tenta di perpetuare il controllo del territorio con verifiche e aggiornamenti del Piano che appena nato si vuole distruggere per continuare un sistema burocratico asfittico e insignificante come nel Parco del Cilento e Vallo di Diano (tra i Parchi con maggiore abusivismo d’Italia).

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