Sala Consilina, coraggiosa dichiarazione di un cittadino che non riesce ad essere ricoverato a Polla

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Sala Consilina, coraggiosa dichiarazione di un cittadino che non riesce ad essere ricoverato a Polla

Se fosse possibile con questo scritto esprimere tutta la nostra solidarietà a Stefano Barrese, cittadino di Sala Consilina, che ha rilasciato una coraggiosa intervista ad una TV locale, allora lanceremmo questo comunicato esclusivamente per questo motivo. Ma sappiamo che le regole della notizia sono altre e allora diciamo cosa dobbiamo, facendo semplicemente il nostro dovere anche in questo caso.

Stefano Barrese, cittadino disabile, ha denunciato alla stampa locale (Uno TV) di aver dovuto rinunciare, almeno in un’occasione in passato, a un ricovero in ospedale perché nel plesso di Polla non è possibile accedere al bagno con la sedia a rotelle. Tra le altre cose, oltre alle testimonianze rese, anche a riprova che alcuni operatori sanitari si prodigano molto per questa struttura comprensoriale, egli ha chiesto attenzione per l’adeguamento del plesso di Polla per il più agevole (e completo) accesso ad esso da parte di tutti i disabili. Facciamo nostro l’appello di Stefano.

A corollario di questa intervista e dell’appello di Stefano, vorrei citare l’essenziale funzione della stampa locale, che sta prendendo a cuore, con qualche ritardo, ahi! noi, i problemi dei cittadini. Se interviste di pregevole fattura come quella rilasciata da Stefano, o come altre che abbiamo avuto modo di ascoltare in questi giorni anche su altre emittenti, fossero passate all’attenzione della pubblica opinione allora, forse, alcuni problemi sarebbero oggi risolti. Per dirla allora con le parole di Giuseppe Fava: un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza e la criminalità, impone ai politici il buon governo. E’ questo giornalismo fatto di verità e di cose tangibili che noi cittadini vogliamo, non quello funzionale alle logiche dei potenti locali, ai quali abbiamo pagato già tanti tributi, in alcuni casi fin troppo alti. Credo che non dobbiamo più nulla a chi è stato sempre sordo ai gridi di allarme che provenivano dal territorio, spolpato all’osso da politiche dissennate (fatte altrove, per giunta). Spero infine che, con questi ultimi esempi di giornalismo “sociale”, i nostri diritti possano riguadagnare, giorno dopo giorno, quello spazio minimo necessario alla sopravvivenza della speranza di tutti i cittadini, nessuno escluso. 
 

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