Marina di Camerota, usura dal Cilento all’Irpinia. 9 arresti fra imprenditori e professionisti

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Marina di Camerota, usura dal Cilento all’Irpinia. 9 arresti fra imprenditori e professionisti

In nove finiscono in manette con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata all’usura. In tre finiscono in carcere mentre per gli altri scattano gli arresti domiciliari. Secondo gli inquirenti coordinati dalla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania che ha fatto scattare l’operazione San Domenico dei finanzieri del Comando provinciale di Salerno, diretti dal generale di brigata Salvatore De Benedetto l’associazione era formata per la maggior parte da persone di Camerota e tutti gli interessi «ruotavano intorno ad un professionista». Sono stati quindi arrestati Domigno Troccoli, 42enne di Camerota, ragioniere e «capo dell’organizzazione»; Domenico Siani, 77enne di Camerota, imprenditore; Vincenzo Siani, 47enne di Camerota, imprenditore edile. Gli altri sono: Antonia Siani, 47enne di Avellino, imprenditore; Rita Rizzuti, 64enne di Camerota; Principio Riccio,  43enne di Camerota, albergatore; Luisa Troccoli,  42enne di Camerota; Rita Marchese, 37enne di Camerota, gestore di villaggio turistico; Vicente D’Alessandro, 58enne di Potenza, perito informatico.

L’intera rete d’affari costruita dai presunti usurai si estendeva su buona parte del territorio salernitano, soprattutto sulle zona costiere cilentane, ma sarebbe arrivata ad intaccare anche le provincie di Avellino e Potenza. Gli investigatori hanno scoperto che alcuni dei principali protagonisti, al fine di portare a termine quelle che ritengono essere «operazioni di usura», si sarebbero avvalsi dell’ausilio dei familiari, portandoli alla partecipazione del reato. Secondo la ricostruzione degli inquirenti i familiari accreditavano sui propri conti correnti molti assegni postdatati emessi dalle vittime usurate. Gli indagati, inoltre, per mascherare il sistema usuraio – secondo chi ha indagato – avrebbero cercato di adottare ogni precauzione possibile:  per sottrarsi ad eventuali e temute investigazioni di polizia, a turno ponevano all’incasso, mediante accredito sui propri c/c, gli assegni emessi dalle vittime, recanti la dicitura «M.M.» (a me medesimo) e la girata per l’incasso della vittima stessa, assegni naturalmente comprensivi del capitale ricevuto in prestito gravato dagli interessi del 7% mensile.

L’accredito degli assegni dei commercianti finiti sotto usura sui conti corrente degli indagati avveniva prevalentemente presso banche con filiali a Marina di Camerota in assoluta libertà, «senza adottare alcuna cautela, sicuri che ciò bastasse ad eludere eventuali controlli, ma soprattutto con la consapevolezza di conseguire un ingiusto profitto, a cui non intendevano rinunciare», dicono gli investigatori. L’esame della documentazione bancaria, oltre a mostrare quanto fosse radicata nel tempo l’associazione, ha, altresì, accertato «l’ingente disponibilità economica a disposizione». Quest’ultimo particolare confermato dal fatto che «il sodalizio criminale era in grado di gestire contemporaneamente diversi soggetti anche per più anni», rendono noto gli agenti della guardia di finanza.

Immobili sequestrati e il reato

Secondo quanto trapela dalle dichiarazioni degli agenti, i nove arrestati sono responsabili dei reati di «associazione a delinquere finalizzata all’usura, usura (anche in concorso) e abusiva attività creditizia». Oltre alle misure cautelari di tipo personale, i finanzieri hanno in corso il sequestro preventivo, di 2 villaggi turistici per un valore complessivo di 3 milioni di euro, 2 locali commerciali, un  appartamento, 2 mansarde e un lastrico solare, per un valore complessivo di 1 milione di euro. «E’ risultata pertanto ineludibile l’esigenza di adottare opportune misure cautelari nei confronti dei soggetti coinvolti, al fine di arginare un fenomeno che va ad aggravare la già precaria situazione economica in cui versa l’intero Paese. Nel corso delle indagini, gli organizzatori dell’illecita attività sono stati denunciati da quattro vittime, alle quali sono stati sottratti anche beni immobili per un valore di due milioni di euro. Sono in corso ulteriori investigazioni ed approfondimenti sul conto di altre 15 potenziali vittime», rendono noto gli investigatori.

Le dichiarazioni dell’avvocato Nicola Suadoni

«Le dichiarazioni che io faccio come difensore di una degli indagati coinvolti in questa operazione è sicuramente che io insieme a mio padre, gli avvocati Suadoni, che abbiamo avuto mandato da questa cliente, ci stiamo mettendo all’opera velocemente, già abbiamo chiesto copia del fascicolo per presentare ricorso al Tribunale del riesame per chiedere la revoca di questa ordinanza e la modifica. Fermo restante che naturalmente dobbiamo ancora visionare i documenti contenuti nel fascicolo, però già da una lettura dell’ordinanza pensiamo che ci siano dei presupposti per rimpugnare al riesame e naturalmente poi aspetteremo l’esito del Tribunale».

L’avvocato Suadoni continua le proprie dichiarazioni:«Quindi l’intento nostro è quello di chiedere al riesame revoca e modifica dell’ordinanza e ci avverremo di qualche consulente tecnico per smontare alcune accuse almeno in fase cautelare davanti al riesame. Poi naturalmente la verità uscirà nel processo, se si farà. Ora siamo in fase cautelare quindi il nostro obiettivo per ora è quello di, nel più breve tempo possibile, far revocare o quanto meno modificare l’ordinanza e per la mia assistita, che è dunque agli arresti domiciliari, fare in modo che possa avere la piena libertà».

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