L’editore Galzerano racconta «Montano Antilia nella rivolta del 1828»: l’appuntamento il 16 settembre

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L’editore Galzerano racconta «Montano Antilia nella rivolta del 1828»: l’appuntamento il 16 settembre

Domenica 16 settembre a Montano Antilia si terrà l’inaugurazione del cippo dei moti del 1828 che è stato ricostruito secondo l’originale. La cerimonia è prevista per le 16:30 a Piano Guglielmo, località dell’incontro segreto dei filadelfi cilentani. Dopo lo scoprimento dell’opera seguirà l’intervento dell’editore Giuseppe Galzerano (nella foto) che racconterà e documenterà – attraverso i suoi libri e i documenti dell’Archivio di Stato di Salerno e di Napoli – come nel 1828 Montano Antilia fu prima il quartiere generale dei filadelfi e poi città martire della rivolta del Cilento.

«Fu qui che si riunirono i rivoluzionari, che decisero l’insurrezione, che scelsero la repubblica ed elaborarono il «Proclama» letto a Palinuro per invitare il popolo cilentano all’insurrezione promettendo la Costituzione francese e la riduzione del prezzo del sale – racconta l’editore Galzerano – Da Montano Antilia il 27 giugno 1828 partirono per Palinuro e a Montano fecero ritorno la sera del 30 giugno trovando sulle case la bandiera costituzionale degli insorti. Montano paga un prezzo altissimo alla sanguinaria repressione dello spietato generale Francesco Saverio Del Carretto, al servizio della dinastia borbonica. Dopo aver dato alle fiamme il paese di Bosco, uomini e donne di Montano vennero arrestati e condannati a pene pesantissime. Tra le famiglie più colpite quella di Alessandrina Tambasco con il marito morto di stenti in carcere, un fratello fucilato, la madre e le sorelle condannate alla galera. Lei stessa condannata a dieci anni di ferri (tutti scontati) perchè, oltre ad essere una rivoluzionaria, citata fianche nella cronaca del «Giornale del Regno delle Due Sicilie», nella notte della rivolta aveva cucito delle innocenti coccarde bianche indossate dagli insorti… Mogli che accompagnano i mariti in catene trasportati al carcere di Salerno. Uomini che dall’esilio non tornarono mai più dalle loro figlie. Storie di speranze e di altruismo, ma anche di feroci persecuzioni, di amore e di rivolte per fare l’Italia libera del risorgimento. Infine con l’unità d’Italia arrivano i riconoscimenti per gli «svantaggiati politici», con le pensioni a donne e a uomini che avevano dato il loro contributo alla lotta antiborbonica. Rocco Scotellaro, colpito da queste vicende, voleva dedicare nei «Contadini del Sud» un capitolo a Montano, intiolandolo «La rivoluzione insubordinata», ma la prematura morte dello scrittore e poeta lucano non lo consentì».

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