Parco del Cilento, i cacciatori:«Proprietari terrieri ci bucano le gomme per dispetto, che vigliacchi!» (FOTO)

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Parco del Cilento, i cacciatori:«Proprietari terrieri ci bucano le gomme per dispetto, che vigliacchi!» (FOTO)

Riceviamo in redazione una mail di un cittadino cilentano indignato per ciò che è accaduto a lui e diversi amici dopo una battuta di caccia ad Abatemarco. Il cacciatore sottolinea la “rivalità” che esiste da sempre con i proprietari terrieri e i dispetti che questi ultimi riservano a chi si reca in quei posti per «passare qualche ora in tranquillità praticando lo sport che ama». Nella mail però si legge anche che i cacciatori a volte non trovano accordo nemmeno con i pastori e, paradossalmente, nemmeno con altri gruppi di cacciatori. E’ questione di territorio, una questione che da sempre esiste all’interno del confine del Parco. Per capire meglio ciò che accade leggete cosa ci racconta questo lettore:

Sabato 15 Dicembre 2012 mi sono recato in località Cerrino ad Abatemarco, nel comune di Montano Antilia, in un’area contigua del Parco Nazionale del Cilento adibita alla caccia. Ero lì come capita spesso da circa sei anni insieme ad un amico ed ai nostri ausiliari per passare qualche ora nella natura e praticare la nostra comune passione per la caccia, con regolari permessi e licenze. Al rientro abbiamo trovato le quattro gomme a terra più quella di scorta delle due auto, in totale dieci gomme letteralmente squartate. Un atto di vigliaccheria e di pericolosità per il comune quieto vivere. Non ho mai avuto problemi o discussioni con i proprietari terrieri da quando vado lì, sempre rispettoso delle colture e dei recinti del bestiame esistenti. Non è la prima volta che accadono episodi del genere nel Parco del Cilento. Si assiste spesso a scontri tra pastori e cacciatori per questioni di territorio ristretto, tra stesse squadre di cacciatori per la spartizione dei cinghiali selvatici e delle aree di battuta. Spesso la gelosia per un territorio o per un selvatico spinge degli individui (che non definirei cacciatori) a commettere atti di violenza fisica e verbale nei confronti del prossimo. Per fortuna questa volta è accaduto di giorno e a due giovani, ma se fosse capitato all’imbrunire o ancora peggio ad una persona anziana cosa sarebbe successo?

Ricordo che con l’istituzione del Parco nel 1991, nei comuni costieri è stata vietata la caccia a tutte le specie della fauna selvatica e stanziale. Grazie alla Legge 6 dicembre 1991, n. 394 – “Legge Quadro sulle Aree Protette” , le attività venatorie nel territorio delle aree contigue dei Parchi nazionali e regionali sono riservate esclusivamente ai cacciatori autorizzati aventi residenza anagrafica nei comuni dell’area naturale protetta e dell’area contigua, in numero non superiore a quello risultante dall’indice di densità venatoria. Conseguenza diretta è stato l’abbandono delle zone costiere, là dove il cacciatore non è più presente è aumentato l’abusivismo edilizio, l’inquinamento e le discariche abusive. L’occhio ed il passaggio del cacciatore hanno da sempre permesso di tenere sotto controllo l’habitat naturale dell’ambiente ormai abbandonato all’avanzare delle sterpaglie e delle spine (no macchia mediterranea).

Là dove è mancata la presenza del cacciatore è diventato territorio di bracconaggio. Il bracconiere non è un cacciatore ma esercita la caccia contro la legge.

Da allora tutti i cacciatori dell’area costiera sono stati costretti a emigrare nelle aree contigue per poter praticare la propria passione per la caccia. Abbiamo assistito ad un netto sovraffollamento di tali zone che spesso hanno portato a disagi sia per i cacciatori residenti, che per quelli costretti a spostarsi dalla costa. Non sono mancati i disagi soprattutto per chi è costretto a percorrere tanti chilometri al giorno per subire violenze ed aggressioni contro la propria volontà solo per esercitare una passione. Non sono mancate le problematiche legate all’invasione delle colture e a quelle del disturbo del bestiame pascolante. Non capisco tanta ossessione e gelosia per la propria “terra”, manco ce la portassimo via sotto le scarpe o sotto le gomme. Non mi sembra che facciamo lo stesso accade in estate con le spiagge, col mare o con i posti di lavoro legati al turismo estivo.

Ogni anno con il rinnovo delle autorizzazioni, noi cacciatori contribuiamo al sostentamento delle spese del Parco, al finanziamento per il ripopolamento della fauna, ma soprattutto al pagamento degli stipendi di amministratori ed enti pubblici. Ogni anno tra tassa statale, regionale ed Atc (Ambito Territoriale di Caccia), con l’aggiunta dei permessi per transitare e cacciare nelle aree del Parco, noi cacciatori del Cilento siamo costretti ad una lunga trafila burocratica, a sborsare cifre ormai proibitive, a vederci richiusi in territori sempre più limitati, ed infine a dover sopportare ulteriori umiliazioni di questo genere. Vorrei invitare chi di dovere prendere dei provvedimenti per sbloccare le aree costiere e permettere ad ogni libero cittadino di esercitare la propria passione nel comune di residenza. Ne vale la sicurezza della popolazione.

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