Cadavere su spiaggia Cilento, inquirenti a lavoro: si aspetta l’autopsia

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Cadavere su spiaggia Cilento, inquirenti a lavoro: si aspetta l’autopsia

Tante domande e, per ora, pochissime risposte sul ritrovamento del cadavere di una donna sulla battigia del litorale di Capaccio Paestum, nel Cilento. Le indagini, condotte dai carabinieri della compagnia di Agropoli, diretta dal capitano Francesco Manna, in queste ore si stanno concentrando su due punti: l’identità della donna e, naturalmente, le cause della morte. Fondamentale l’esito dell’esame autoptico per il proseguio delle indagini.

Il ritrovamento
Il corpo, in stato di decomposizione, è stato rinvenuto ieri mattina, giovedì, dagli studenti del Liceo ScientificoGallotta” di Eboli durante una escursione nell’oasi dunale di Legambiente, in località Torre di Mare, nel comune di Capaccio Paestum. Riversa sulla battigia, con il volto parzialmente coperto dalla sabbia, al momento del ritrovamento indossava ancora scarpe, pantaloni e un giubbotto di colore scuro. Un ritrovamento shock per i 55 studenti accompagnati dal biologo agropolese Giuseppe Catuogno e da Maurizio Paolillo, impegnato da tempo come formatore nelle escursioni delle scolaresche del territorio alla scoperta del particolarissimo ecosistema marino presente nell’oasi dunale.

Le indagini
Allertate la Guardia Costiera e i carabinieri, sono subito scattate le indagini, mentre l’area interessata dal ritrovamento è stata recintata in attesa dell’arrivo del magistrato e del medico legale. Da un primo esame del cadavere, è emerso che la donna, di razza bianca, sulla trentina, sarebbe rimasta in acqua per almeno un paio di giorni, prima di essere sospinta sulla spiaggia di Torre di Mare. Sul corpo non si sono evidenziate ferite nè segni di violenza, ma probabilmente solo l’esame autoptico potrà contribuire a chiarire le cause della morte. Incidente? Suicidio? Morte violenta? Tutte domande alle quali gli inquirenti sperano da rispondere al più presto possibile.

In laboratorio
Nella giornata di oggi verrà effettuato il rilievo delle impronte digitali, nella speranza che si possa almeno risalire all’identità del cadavere. «Eravamo nell’oasi, – racconta Maurizio Paolillo – in prossimità della battigia, quando ho scorto per primo quello che da subito ho capito essere un cadavere. La reazione dei ragazzi? Sbigottimento e anche curiosità. Pensavano fosse uno dei tanti migranti che ogni anno perdono la vita nei nostri mari, e per la verità all’inizio ci ho pensato anche io. Ho avvertito la Guardia Costiera e le forze dell’ordine e poi con il dottor Catuogno abbiamo provato a tranquillizzare la scolaresca, chiaramente agitata. Grazie a Dio non capita di fare ritrovamenti del genere. E’ una esperienza che ricorderanno per il resto della vita».

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