«Io ultimo mandriano, ridotto senza mandria da ladri di bestiame»: aiutatemi voglio ritornare a fare la transumanza

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«Io ultimo mandriano, ridotto senza mandria da ladri di bestiame»: aiutatemi voglio ritornare a fare la transumanza

E’ in possesso soltanto del diploma conseguito presso la scuola media di Buccino, ma Antonio Fernicola ha un bagaglio culturale di grande rispetto, per via di tutte quelle migliaia di libri letti, mentre era al pascolo, sulle montagne di Buccino, San Gregorio Magno e Ricigliano. L’incontro casualmente e m’imbatto nella sua storia. «I miei vecchi amici mi hanno ormai dimenticato. Aiutatemi a tenere desta l’attenzione sul mio caso». Racconta e ne viene fuori l’appello di un uomo solo, ma pieno di dignità. Solo e abbandonato da quelli che riteneva suoi amici e per i quali si è speso per una vita. «Ero abbastanza ricco – racconta Fernicola – ma poi, a causa di episodi sconcertanti che nascono nel 1998, che mi hanno reso, purtroppo, protagonista anche di una vile aggressione subita da due persone che, a colpi di bastonate, mi hanno reso in fin di vita e di cui porto ancora i segni, culminati con il furto dell’intera mandria composta di ben ventisette capi di bestiame di cui si è persa completamente ogni traccia, la mia vita è completamente cambiata».

Sono furti, rapine a ripetizione e perfino un tentato omicidio. Il resto l’ha fatto un’alluvione. Da benestante allevatore Fernicola adesso confessa di vivere in miseria ,«nudo e scalzo», dice attingendo a un’immagine biblica propria dei suoi studi giovanili da seminarista. «Contavo su un prestito per riprendermi del tutto in vista della prossima primavera. Ma ora come si fa se mi hanno rubato tutto?». I motivi? Si parte da una sbandata sentimentale, «l’unica della mia vita», che lo mette ancora di più in contrasto con chi ritiene di avere la piena proprietà delle montagne dell’Alto Sele. Altri mandriani? Nomi non ne fa. Contro Antonio Fernicola, allevatore 63 enne, si accanisce anche il destino: sta per riprendersi, ma un’alluvione gli distrugge quel poco che ha. Infine il colpo di grazia di ottobre 2012, quando la mattina si sveglia e scopre che tutte le sue mucche sono sparite. Situazioni che fanno parte di un unico disegno criminale o casualità? Secondo il mandriano è una precisa strategia per metterlo fuori gioco: «La mia presenza – rileva – dava fastidio e qualcuno ha deciso che dovevo essere cacciato dai monti dell’Appennino tra Buccino, San Gregorio Magno e Colliano dove facevo la transumanza e dalla valle del fiume Tanagro». La sua transumanza dava fastidio a qualcuno. Lui con quelle sue mucche «ingombranti» sui monti dell’Appennino, nel territorio cerniera tra Basilicata e Campania, andava cacciato con le buone o con le cattive. E così l’ultimo mandriano è rimasto senza mandria. Da oltre un anno ha perso i suoi animali, portati via da chissà chi, e vive di elemosina.

Fernicola incarna il prototipo dell’agricoltore italiano ridotto sul lastrico. È disperato e si sente abbandonato dalle istituzioni cui ha chiesto aiuto più di una volta. Si dice vittima di una vera e propria persecuzione: nel ‘98 i ladri gli svaligiano casa, poi nel 2000 subisce un’aggressione lo riduce in fin di vita. Nove anni dopo i primi furti di vitellini cui segue, nel 2010, un incendio del fienile e il crollo del capannone in cui muoiono vacche e vitelli. Fernicola non fa nomi, ma crede di sapere chi ha architettato tutto questo piano. «Persone che – dice – dovevano stare più spaziose». Tutti gli episodi, conditi da diversi atti intimidatori, sono stati denunciati dal mandriano, ma senza risultati tangibili sul fronte delle indagini: «Mi sento abbandonato dalle istituzioni. Forse se avessi pagato tangenti alla criminalità oggi non sarei qui a fare l’elemosina, a vivere grazie alla solidarietà di qualcuno. Io non chiedo altro che di poter riprendere il mio lavoro, l’unico che so fare. Sogno di poter ricostruire l’azienda di trenta ettari che mi è stata distrutta». Parole che Fernicola ha rivolto, in una lettera, anche al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Ma da Roma, al momento, non è arrivata alcuna risposta. I suoi ex camerati si fanno negare anche al telefono. Da sempre allevatore, Fernicola ha un passato di rilievo in politica, nel Movimento Sociale Italiano come seguace di Giorgio Almirante, e un pezzo della sua giovinezza trascorso come allievo di un ordine monastico a Capo Posillipo. Forte della sua militanza nel Msi, Fernicola fu candidato al Consiglio Regionale nel 1980 e più volte, in seguito, alla Camera dei Deputati, senza mai riuscire a essere eletto. Molto alto di statura e fisicamente prestante nei turbolenti anni Settanta era mostrato, a fini solo dissuasivi, nei servizi d’ordine del Msi. Incuteva timore. «Li ho conosciuti tutti quando non erano nessuno. Allora mi riconoscevano la loro amicizia i Fini, Gasparri, Cardiello e Cirielli. Il presidente Fini nel 2004, durante la campagna elettorale, fa raccontare sui giornali che io avevo lasciato le miei mucche sulle montagne per incontrarlo al ‘My Way’ di Palomonte. Mi usa come suo testimonial». E ora non gli risponde al telefono. Alfonso Amato, sindaco di Sicignano degli Alburni, comune confinante con le terre dove abita da sempre Fernicola, l’ha nominato «testimone di legalità» e gli ha dato la cittadinanza onoraria. Amato è di Rifondazione Comunista. Fernicola non ha perso la speranza di poter avere un prestito «per ricominciare». Ha presentato le richieste ai sensi delle norme della legge antiracket, ma i tempi sono lunghi. Solo la solidarietà del prossimo potrebbe consentirgli di ricominciare, sostengono alcuni suoi fidati amici. Ed ecco quindi la formazione di un comitato affidato alla guida morale di mons. Pasquale Cascio, amico personale di Fernicola, e vescovo dell’Alta Irpinia.

Questo è il numero del Conto corrente aperto presso la Banca di credito cooperativo di Buccino, a disposizione di chi volesse dare un contributo al mandriano di Buccino: IT59S0856576610000000105901

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