Ordinavano la droga con il nome delle pizze: anche insospettabili in manette. Ecco come avveniva rifornimento e spaccio

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Ordinavano la droga con il nome delle pizze: anche insospettabili in manette. Ecco come avveniva rifornimento e spaccio

Intercettazioni telefoniche, appostamenti, interrogatori e incroci di dati: sono andate così le indagini condotte dai carabinieri di Vallo della Lucania che ieri mattina hanno permesso di arrestare 12 persone mentre altre 8 sono indagate. Sei persone sono finite in carcere e altre sei agli arresti domiciliari. Si tratta di pregiudicati e insospettabili di Vallo della Lucania, Ascea, Palinuro ma anche di Napoli. Dal Cilento al capoluogo della Campania si estendeva una fitta rete di spaccio di cocaina, hashish e marijuana. La droga veniva trasportata in macchina o in treno per rifornire la costiera non solo durante il periodo estivo. 

Arresti
Dietro le sbarre sono rinchiusi il 50enne Aniello Criscuolo di Ascea, il 24enne Alessandro Criscuolo di Ascea, il 39enne Donatello Scottino di Ascea, il 40enne Gennaro Di Costanzo di Palinuro, il 29enne Gianluca Sanna di Ascea e la 27enne Teresa Maiuri di Ascea. Ai domiciliari, invece, sono finiti il 28enne Antonio D’Angelo residente ad Ascea ma domiciliato a Napoli, il 28enne Giovanni Pennarelli di Napoli, il 26enne Carlo Criscuolo di Vallo della Lucania, il 29enne Gaetano Iorio residente a Firenze ma domiciliato ad Ascea, il 34enne Andrea Giudice residente a Trento ma domiciliato ad Ascea e il 23enne Carmine Petillo di Ascea. 

Le indagini
Le forze dell’ordine e il procuratore di Vallo della Lucania Giancarlo Grippo hanno scoperto, inoltre, decine di clienti che si rifornivano direttamente nell’attività di noleggio auto dei fratelli Criscuolo e in una pizzeria di Ascea. Gli assuntori – secondo le indagini – ordinavano la droga con il nome delle pizze chiedendo particolari sugli ingredienti. Insieme alle 12 persone arrestate, ce ne sarebbero altre, finite per il momento sulla lista degli indagati e raggiunti da un avviso di conclusioni delle indagini. Alcuni clienti, poi, si facevano addirittura portare la droga direttamente a casa. Tra i nomi degli assuntori anche due imprenditori turistici di Marina di Camerota.

Rifornimento e spaccio
Era un giro con delle gerarchie particolari, ben definite e quasi mai i ruoli venivano scavalcati e non rispettati. La merce arrivava da Napoli grazie a due persone che fungevano da riferimento: Antonio D’Angelo e Giovanni Pennarelli. Aniello Criscuolo partiva da Ascea e si andava a rifornire, ma quando era impegnato con il lavoro mandava il figlio, Alessandro. A volte insieme a loro c’era anche Donatello Scottino. Dalla città partenopea dal droga arrivava sulla costa del Cilento pronta per essere spacciata da Andrea Giudice, Gaetano Iorio, Carmine Petillo, Gennaro Di Costanzo e dai figli di Aniello Criscuolo, Carlo e Alessandro. Ma i pusher avevano anche un riferimento di scorta. Un altro canale, sempre a Napoli. Qui facevano capo Gianluca Sanna e Teresa Maiuri. L’organizzazione era ramificata ed estesa da Palinuro ad Ascea passando per Casalvelino e Vallo della Lucania. I clienti erano giovanissimi, alcuni ancora minorenni, e anche figure note del panorama del Basso Cilento. 

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