Chiusura ospedale Agropoli, Alfieri chiama i sindaci e prepara la rivolta

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Chiusura ospedale Agropoli, Alfieri chiama i sindaci e prepara la rivolta

La data della chiusura ufficiale non c’è (settembre, pare) ma il sindaco di Agropoli, Franco Alfieri, ha tutte le intenzioni per continuare a difendere con unghia e denti l’ospedale civile. Anche a costo di riconvocare nuovamente i sindaci del territorio per cercare ancora una volta «un’utile e opportuna iniziativa – spiega Alfieri a mezzo stampa – consapevoli che questo è il momento decisivo». La riunione con i primi cittadini cilentani è prevista per lunedi 22 luglio alle 12.

«Seppure l’ospedale di Agropoli è salvaguardato fino a settembre prossimo – tuona Alfieri – si presenta drammatica la prospettiva di difenderlo, attese anche le motivazioni del Consiglio di Stato a seguito di errate e false prospezioni dell’Asl. Sarà sottoscritto un documento da presentare al governatore Caldoro per la modifica del decreto 49/2010 con il reinserimento del nostro ospedale nella rete dell’emergenza-urgenza».

«E’ incredibile ed inconcepibile – continua il sindaco di Agropoli –  quanto è accaduto negli ultimi giorni, costretti ad assistere ad autentici colpi di scena. Per l’ospedale di Agropoli si continua a barare, presentando dati falsi e assurdi, come la presenza in organico di 23 primari. Nel frattempo, il governatore Caldoro, nella veste di commissario ad acta, con un decreto del 20 giugno, ha deciso di inserire l’ospedale S. Maria della Pietà dei Casoria nella rete dell’emergenza, modificando il decreto 49/2010, presentato fino ad oggi come ostacolo insormontabile e invalicabile nella programmazione sanitaria regionale. Cosa già fatta, tra l’altro, per l’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi».

«E’ auspicabile – conclude Alfieri – che alla luce di tali avvenimenti, il presidente della Provincia e i consiglieri regionali e provinciali, nonché la direzione generale dell’Asl, e tutti coloro che si nascondono dietro il decreto 49/2010, si attivino concretamente per indurre il governatore Caldoro ad adottare le stesse modalità messe in campo per il presidio ospedaliero di Casoria e, ancor prima, per l’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi».

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