Blitz contro usurai legati a clan, 7 arresti in provincia di Salerno

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Blitz contro usurai legati a clan, 7 arresti in provincia di Salerno

Operazione all’alba di lunedì mattina nella Piana del Sele. A finire nella rete del reparto del Ros dei carabinieri è una presunta associazione a delinquere finalizzata all’usura in odore di camorra. I sette sarebbero a vario titolo collegati a un clan camorristico da tempo sotto la lente degli inquirenti, ma che sarebbe comunque disciolto. Nei loro confronti pendono gravi imputazioni che vanno dal reato dell’associazione a delinquere finalizzata all’usura e al riciclaggio, fino al trasferimento di valori e all’esercizio illegale di attività finanziaria. I presunti usurai avrebbero preso di mira uno o più imprenditori sfruttando la particolare crisi finanziaria che li riguardava. Le misure cautelari sono state coordinate dalla procura distrettuale antimafia di Salerno. I dettagli delle operazioni sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa in Procura, alla quale sono intervenuti, oltre al comandante provinciale carabinieri di Salerno, anche il vice comandante del raggruppamento operativo speciale, il colonnello Roberto Pugnetti, da Roma ed il maggiore Gabriele Mambor, comandante della sezione anticrimine di Salerno.

I dettagli. Le sette persone finite nei guai sono Gennaro Mastrolia, Agostino Mastrolia, Marcello Magliano, Vito D’Ambrosio, Francesco Accadia, Giovanni Ricciardi e Giancarlo Busillo. L’indagine, denominata «Rete» è agganciata a una precedente, sempre dei Ros, che aveva riguardato la zona di Campagna e che aveva colpito alcuni soggetti per un altro presunto giro di attività usuraria. Da questo contesto investigativo sarebbe emerso qualche  riferimento sugli indagati finiti nei guai lunedi mattina e che hanno dato il via a questo ulteriore filone di indagine. Si è arrivati a due gruppi distinti, per le indagini, che però sarebbero risultati reciprocamente in contatto. Le investigazioni del reparto operativo speciale avrebbero consentito di individuare rispettivi complici che supportavano i due principali indagati, non solo nel trovare le presunte vittime dell’attività usuraria, ma anche nella riscossione dei crediti. Dalle attività e dalle  perquisizioni degli inquirenti sarebbe emersa la possibilità di identificare le presunte vittime e ricostruire i rapporti finanziari sottostanti, quindi capitale iniziale e i presunti tassi di interessi praticati. Tassi che oscillerebbero tra il 10, 15, 20 per cento mensile anche in base all’importo iniziale. Tra i dati emersi dall’attività ci sarebbe il legame, mai dimostrato dal punto di vista giudiziario, sia del Ricciardi che del D’Ambrosio con le vecchie organizzazioni camorristiche ormai disciolte, che operavano nel territorio negli anni 80 e 90. 

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