Spaccio droga nel Cilento, gli arrestati davanti ai giudici: avvocati chiedono scarcerazione al Riesame

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Spaccio droga nel Cilento, gli arrestati davanti ai giudici: avvocati chiedono scarcerazione al Riesame

Dodici persone sono state arrestate dai carabinieri della compagnia di Vallo della Lucania in un’operazione antidroga denominata «Bianca Velia» e portata a termine martedì mattina grazie all’ausilio di un elicottero e dei cinofili di Pontecagnano. Sei persone sono finite in carcere e altre sei agli arresti domiciliari. Gestivano – secondo gli inquirenti – una rete di spaccio sul litorale cilentano e a loro è contestato il reato di spaccio di stupefacenti. Altre otto persone sono indagate e nelle 147 pagine dell’ordinanza sono finiti anche noti imprenditori del comprensorio, giovani studenti e insospettabili. Questa mattina si sono svolti intorno alle dieci al carcere di Vallo della Lucania, gli interrogatori di garanzia per cinque dei dodici arrestati. Il giudice per le indagini preliminari Valeria Campanile li ha ascoltati per diverso tempo. A Fuorni, quasi in contemporanea, è stata interrogata Teresa Maiuri l’unica donna coinvolta nella retata. Secondo gli investigatori il principale indagato risulta essere Angelo Criscuolo di Ascea. Arresti sono stati effettuati anche a Napoli e a Palinuro. Lo spaccio avveniva principalmente attorno la famiglia di Criscuolo, papà e i figli, che tramite un noleggio di auto e una pizzeria vendevano le dosi ai clienti. Gli spacciatori si muovevano anche per strada e, in alcune occasioni, portavano anche la droga a domicilio. Usavano sempre linguaggi criptati e diversi da cliente a cliente. Ketchup e maionese alcune delle parole in codice, ma anche vino rosso e vino bianco. In carcere sono finiti Aniello Criscuolo e il figlio Alessandro, Donatello Scottino, il Gianluca Sanna, Teresa Maiuri e Gennaro Di Costanzo. Agli arresti domiciliari Carlo Criscuolo e Andrea Giudice, Carmine Petillo, Antonio D’Angelo, Giovanni Pennarelli e Gaetano Iorio. Gli avvocati della difesa hanno già presentato istanza di scarcerazione al Riesame.

Il sistema era ben collaudato e gerarchicamente organizzato. Nel 2013 il caso arrivò sulla scrivania della direzione distrettuale Antimafia di Salerno grazie alle indagini avviate un anno prima dal procuratore di Vallo della Lucania, poi trasferito, Renato Martuscelli. Secondo gli inquirenti c’era la possibilità che si trattasse di una «associazione mafiosa». Nel 2013, infatti, il sostituto procuratore della Dda Vincenzo Senatore, chiese l’arresto degli indagati, ma il gip di Salerno respinse la richiesta escludendo «l’associazione mafiosa» ed ipotizzando il concorso di persone nel reato di spaccio. Quindi le indagini tornano a Vallo della Lucania dove il procuratore capo Giancarlo Grippo ha proceduto con la richiesta di carcerazione accolta dal gip Valeria Campanile. Gli spacciatori – secondo le indagini – si rifornivano a Napoli e portavano la droga nel Cilento in auto oppure in treno. Cocaina, hashish e marijuana venivano poi suddivisi in dosi pronte per essere smerciate da Ascea a Palinuro, passando per Vallo, Casalvelino, Caprioli, Camerota e Pisciotta. 

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