L’attesa straziante sulla banchina e le lacrime di Palinuro per i suoi angeli con la maschera
| di Luigi MartinoIl porto di Palinuro, in un pomeriggio di mezz’estate, si trasforma in un teatro che racconta una tragedia già vista. Gli spettatori attoniti, da un lato, sono i cittadini del posto, increduli, abbracciati dal sindaco, Carmelo Stanziola, e distrutti dal dolore. Dall’altro lato c’è la spiaggia, piena zeppa di famiglie dove c’è chi continua a giocare a beach volley e chi si avvicina per sapere qualcosa di più. Sono le 15 di giovedì pomeriggio. Il sole è alto e cocente. Gli attimi sono concitati. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, a quel 30 giugno del 2012. Quel giorno nella grotta del Sangue persero la vita quattro sub. Ieri, invece, ne sono morti tre. Mauro Cammardella e Mauro Tancredi erano di Palinuro. Silvio Anzone, invece, aveva raggiunto il Cilento da Milano per ammirare da vicino quelle grotte così belle e così maledette. Si sono immersi alle 10 del mattino e non sono più risaliti. Lì, a Cala Fetente, all’ombra di Capo Palinuro, nella grotta della Scaletta, dove circa 20 anni fa morirono alcuni sub polacchi, si è consumata un’altra tragedia. Il faro sorveglia quel promontorio spartivento molto importante per le rotte di mezzo Tirreno meridionale e, durante i soccorsi, tiene compagnia a Carmelo, 18 anni, e ad Emanuela, 22. Sono i figli di Mauro Cammardella. Non hanno notizie del padre da ore. Ieri mattina, prima di uscire per andare a lavoro al porto, non aveva avuto nemmeno il tempo di salutarli. Dormivano entrambi. I secondi scorrono lenti. E da lontano le campane della chiesa di piazza Virgilio scandiscono cinque tocchi. Tre più possenti, che segnano le 15; due più lievi, valgono 15 minuti ciascuno. Sono le tre e mezza del pomeriggio.
Tra i pescherecci e la brezza marina, arriva quella notizia che nessuno avrebbe voluto ascoltare: «Mauro e i suoi due amici non ce l’hanno fatta». Le urla dei ragazzi squarciano il cielo azzurro e il mare cristallino di Palinuro. Un’amica di Emanuela scoppia in lacrime. Carmelo è con il sindaco e con il maresciallo dei carabinieri Sanzone. Sono loro che provano a calmarlo. Ma è indemoniato e grida: «Perchè? Perchè mi ha lasciato?». Poi scoppia in lacrime e con lui una donna bionda. E’ una familiare dell’altro Mauro, Tancredi. E’ disperata, si strappa i capelli e si accascia sull’asfalto bollente. Accusa un malore e viene soccorsa dai sanitari. E’ un fuggi fuggi generale. Quei sub così esperti non sono più risaliti dal mare. Dal loro mare. Lì dove sono cresciuti e hanno guadagnato per tanti anni il pane per loro e per le loro famiglie. Il nipote di Mauro Cammardella, che porta il suo stesso nome, fissa un punto nel vuoto. E’ sotto shock. Si porta le mani alla faccia. E resta in silenzio. Poi passeggia, prova a svegliarsi. Ma questo non è un sogno e presto lo capirà. La famiglia di Silvio Anzola viene contattata telefonicamente. Palinuro si ferma. Le campane ora non scandiscono più l’ora, ma i rintocchi sono lunghi e ancora più forti. La chiesa fa sapere che tre persone sono andate vie, due figli di quella terra sono volati in cielo dal profondo del mare.
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