Legambiente: “Salvare gli scavi di Paestum”, il progetto contro il degrado dell’area archeologica

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Legambiente: “Salvare gli scavi di Paestum”, il progetto contro il degrado dell’area archeologica

Nell’area archeologica dei Templi, alle spalle di Poseidonia, si trova la necropoli del Gaudo: una zona vasta, inserita nei 120 ettari di patrimonio archeologico, oggi discarica a cielo aperto. Elettrodomestici, pneumatici bruciati, materassi abbandonati e filamenti di amianto: è quanto oggi la necropoli del Gaudio offre ai visitatori.

“Il problema principale di Paestum è questo: su 120 ettari di templi e di necropoli, soltanto 20 sono di proprietà dello Stato”, spiega il responsabile di Legambiente.

Questa situazione influisce sulle attuali condizioni di degrado in cui si trova il sito. La proprietà privata, infatti, impedisce l’azione di vigilanza della Soprintendenza e di conseguenza l’area versa in condizioni di degrado, risultando non accessibile a studiosi e visitatori provenienti da ogni parte del mondo.

Pertanto Legambiente ha dato il via ad un progetto: “Paestumanità”. Si tratta di un’iniziativa che ha l’obiettivo di difendere e valorizzare il bene Unesco. Sarà presentato ufficialmente il 26 marzo a Paestum, alla presenza del giornalista Gian Antonio Stella, da tempo impegnato nella denuncia di casi di cattiva gestione del patrimonio culturale italiano.

Acquistare i terreni entro le mura della zona archeologica. “Se lo Stato non può acquisire la titolarità di tutta l’area archeologica, per mancanza di fondi, non riuscendo a tutelarla perché non interviene come dovrebbe nel merito delle attività svolte da singoli cittadini sulla sua superficie, allora chiediamo alle persone, senza limiti geografici, di raccogliere i fondi necessari per comprare i terreni privati e promuoverne la tutela, affidando l’area alla Soprintendenza”, ha dichiarato Michele Buonomo, presidente regionale di Legambiente.

Le dichiarazioni di Roberto Cavallo, presidente ERICA, uno dei primi ad aderire al progetto Paestumanità. “Arrivo a Paestum di notte. C’ero stato 16 anni prima, in viaggio di nozze, anche allora era febbraio. Anche allora avevo lasciato il Piemonte sotto la neve e qui ci trovo le Bellis perennis in fiore. Come allora mi lascio andare a pensieri che inondano la mente. E la mente si illumina di voci e colori e musica e rumori: sono tornato alla Poseidonia di un tempo, quella che forse era una delle più importanti città della Magna Grecia. Uno scossone dell’auto mi ridesta. Sono giusto di fronte alla strada borbonica, che, la città che non si vede, la taglia in due. E prima ancora di scendere dall’auto mi immagino il re, incazzato con l’ingegnere che, invece, orgogliosamente gli presentava la strada che aveva progettato, senza rendersi conto del danno che aveva fatto. Scendo. Percorro con lo sguardo le mura e mi dico che oggi il vero danno è il disinteresse. I grandi massi delle mura mal illuminate da fari soffocati dalla vegetazione, mi urlano la loro voglia di raccontare la storia. Sono stato invitato dal locale circolo di Legambiente. Parlano di un progetto. Un progetto di ricomprarsi Peastum per sottrarlo al disinteresse. Mi sembra geniale. Sì lo è. Perché già solo l’interessarsi a qualcosa o qualcuno, è di per sé cosa buona; ancor più se quel qualcosa è un gioiello sotterrato, che ha voglia di rinascere per raccontarsi”.

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