Sapri, famiglia costretta ad abbattere casa: il dramma dopo 40 anni di ricordi

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Sapri, famiglia costretta ad abbattere casa: il dramma dopo 40 anni di ricordi

Una famiglia sfrattata dalla propria abitazione e costretta all’abbattimento, da una sentenza emessa dal tribunale di Lagonegro. Un dramma dai molteplici aspetti, da un lato il rispetto della legalità e l’esigenza di avere un tetto sopra il proprio capo. Ma anche «l’ingiustizia» per l’abbattimento in toto, l’iter burocratico dopo 40 anni e i ricordi legati a quella casa. Si tratta di un’abitazione che sorge a Sapri. Di seguito riceviamo e pubblichiamo la lettera giunta alla nostra redazione.

Gentile redazione,

mi chiamo Marcella Vitetta e vivo a Sapri (Sa). Vi scrivo per rendere noto ciò che la mia famiglia ed in particolare mia madre ha subito per lungo tempo. Circa 40 anni fa, mia madre ha costruito, con regolare licenza edilizia, l’unica casa dove attualmente abito io con la mia famiglia. I vicini che, a dire di mia madre, nel corso degli anni hanno ripetutamente fatto evidenti abusi edilizi, che nonostante i suoi esposti, non è stato mai possibile fermare, hanno esposto denuncia civile perché la nostra costruzione non rispettava le distanze dal loro fabbricato anche se il nostro avvocato sosteneva che la licenza era stata rilasciata quando non c’era nessun vincolo. Così, per tutti questi anni è andata avanti la causa che, mia madre, ha perso in tutti i suoi gradi di giudizio. Ora, siamo arrivati alla fine e, quanto prima dovremo abbattere la nostra casa. Al di là dell’incomprensibile ingiustizia, quello che più mi preme rendere noto, per rispetto ed in memoria di mia madre, che nel frattempo è venuta a mancare, è un’ulteriore ingiustizia in quanto siamo stati condannati all’abbattimento in toto, cioè anche di quella parte di fabbricato che non sta di fronte alla parete finestrata della casa dei vicini, ma affaccia su un terreno di proprietà della mia famiglia.. Non so se saremo i primi ad abbattere una casa legittimamente costruita, ma avremmo piacere, naturalmente, che i diritti di tutti venissero rispettati, ma sembra oramai  che il mondo abbia  veramente mutato la sua giusta rotazione in quanto  tutto ciò che è illecito è divenuto lecito e ciò che è lecito è divenuto illecito. La sottoscritta allega la sentenza dell’abbattimento. Nel ringraziarvi per la cortese attenzione, porgo i miei saluti con la speranza che, prima o poi, legge, giustizia e diritto possano finalmente corrispondere. Marcella Vitetta

Di seguito pubblichiamo la replica dell’avvocato Pierfrancesco Vallone

Sono l’avv. Pierfrancesco Vallone, ho letto la lettera inviata dalla signora Vitetta, relativa all’abbattimento della casa di Sapri e pubblicata on line: ho seguito tutte le cause per conto della parte che ha subìto la violazione della legge (il codice civile è una legge) da parte della madre dell’autrice della lettera e posso smentirne in maniera qualificata il contenuto e confermare che tutte le presunte ragioni della madre, prima, e della stessa autrice, dopo, sono state tutte disattese dai giudici che le hanno vagliate nei numerosi giudizi all’uopo da entrambe introdotti.
Chiedo, pertanto, che sia pubblicata questa e-mail, al fine di smentire formalmente quanto scritto dalla signora Vitetta ed affermare che, quando si esegue una sentenza di un tribunale divenuta definitiva dopo il vaglio della Corte di Cassazione (la sentenza allegata alla lettera è infatti arrivata sino alla Corte di legittimità: cio’ non si legge nella lettera), alcuna ingiustizia si può consumare a danno di alcuno: al contrario, è garantito il rispetto di un diritto.

Distinti saluti.
Avv. Pierfrancesco Vallone

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