Traversata tra le montagne da Piaggine ad Agropoli per il partigiano del sud Giuseppe Maria Tardìo

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Traversata tra le montagne da Piaggine ad Agropoli per il partigiano del sud Giuseppe Maria Tardìo

Oggi sabato 22 Marzo grande omaggio ad un partigiano del Sud: Giuseppe Maria Tardìo. È l’atleta Palmieri Danilo ad attribuirgli l’onore con una traversata solitaria ‘tra le montagne’ da Piaggine ad Agropoli. E’ il percorso inverso fatto dal Comandante le armi Borboniche che nel Settembre del del 1861 sbarcò con 32 soldati ad Agropoli. Nel 1858, a soli 24 anni, si è laureato con sacrifici, ma con il massimo dei voti, frequentando prima il Reale liceo di Salerno e poi l’università a Napoli. Dopo lo sbarco, seguendo percorsi accidentati, per sfuggire i controlli militari, ha raggiunto Piaggine Soprane, suo paese natio, per stanziarsi nell’area del monte Cervati e organizzare la resistenza ai Sabaudi. Grande avvocato cilentano, legittimista Borbonico. Ebbe l’incarico ed il timbro da Francesco II per imbarcarsi a Civitavecchia e guidare la rivolta nel principato Citeriore (l’attuale provincia di Salerno). Ha combattito per l’indipendenza delle due Sicilie, tra il 1861 e il 1863. Il 3 Luglio 1862 ha pubblicato a Futami il suo Proclama ai popoli delle due Sicilie e l’altro lo a Campora il 4 Giugno 1863. Ha avuto centinaia di seguaci armati ed un ampio sostegno popolare. Ha invaso decine di paesi dove è stato accolto dalla folla festante che lo ha portato in trionfo in chiesa per cantare il Te Deum. Con i sui uomini si è recato al comune per bruciare i registri frumentari e pecuniari su cui sono stati trascritti i debiti dei poveri contadini contratti con possidenti e galantuomini per sfamare la famiglia. Ha ingaggiato svariati scontri a fuoco con la guardia nazionale ed i bersaglieri. Resosi conto della sconfitta politica e militare dei Borbone, ha trovato rifugio a Roma.

Tardìo ha evitato la cattura fino al 1870, quando è stato tradito da Nicola Mazzei, di Valle dell’Angelo (Piaggine Sottane) che ha fatto il bersagliere a Roma, ed arrestato insieme al suo fido Pietro Rubano anch’egli di Valle dell’Angelo. È stato incarcerato prima a Roma e poi processato a Salerno, Avellino e Vallo della Lucania. Al processo si è difeso strenuamente dall’accusa di essere un delinquente presentando un’autodifesa: «Io non sono colpevole di reati comuni poiché il mio stato, il mio carattere e la mia educazione non potevano mai fare di me un volgare malfattore; io non mi mossi e non agii che con intendimenti affatto politici e per iscopo meramente polittico, talchè non si potrebbe chiamarmi responsabile di qualsivoglia reato comune che altri avesse per avventura perpetrato a mia insaputa contro l’espressiva mia volontà e contro il chiarissimo ed unico scopo per cui la banda era stata da me radunata» Nonostante gli sforzi dell’avvocato Carmine Zottoli, Tardìo è stato condannato a morte, ma poi la pena è stata tramutata in arresto fino alla morte per avvelenamento, avvenuta a Favignana, un’isola in provincia di Trapani, a 58 anni.

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Twitter @BiagioCafaro


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