Camerota: giri di denaro tra dipendenti e ammanchi nelle casse del Comune, pm al giudice: «Processi quei politici e funzionari»

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Camerota: giri di denaro tra dipendenti e ammanchi nelle casse del Comune, pm al giudice: «Processi quei politici e funzionari»

Le indagini sono chiuse. Gli avvisi di conclusione delle indagini sono stati consegnati agli imputati. Ora il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Vallo della Lucania ha fissato per il 5 novembre prossimo alle ore 9.30 l’udienza preliminare in relazione alla richiesta di rinvio a giudizio depositata dal pubblico ministero il 25 marzo scorso. Sono 13 in tutto gli indagati finiti in una inchiesta giudiziaria che vede coinvolti tre sindaci, due ex e uno in carica, del Comune di Camerota e altri funzionari dell’ente, alcuni che lavorano ancora a palazzo città, altri no. Al centro della vicenda ci sono i conti che non tornano sui ‘progetti obiettivo’. La procura di Vallo della Lucania vuole vederci chiaro, ma soprattutto vuole sapere dove sono andati a finire i soldi delle casse del Comune di Camerota. 

Nei fascicoli del pubblico ministero della procura di Vallo della Lucania sono finite 13 persone. Si tratta di sei politici e sette tra impiegati e funzionari. I politici sono: Antonio Troccoli, ex sindaco di Camerota e ora braccio destro dell’attuale primo cittadino, Antonio Romano, all’epoca assessore al Bilancio e ora sindaco, Orlando Laino, assessore sia della giunta Troccoli che di quella Romano, Giuseppina Fiore, assessore giunta Troccoli, Francesco Leo, assessore giunta Troccoli, e Domenico Bortone, ex sindaco. Gli impiegati e funzionari sono invece: Salvatore Ciociano, ex vice segretario e ora impiegato presso un altro ente, Antonio Ciociano, comandante dei vigili, all’epoca come oggi, Giovannantonio Cammarano, funzionario all’economato e oggi impiegato come vigile urbano, Antonio Forte, impiegato all’ufficio tributi, Giuseppe Occhiati, impiegato all’ufficio anagrafe, Pompeo Mea, funzionario. 

I dettagli del presunto raggiro 

Facciamo un passo indietro: siamo nel novembre del 2011 quando al Comune di Camerota il ragioniere, neo entrato, si accorge che manca circa un milione di euro dalle casse dell’ente. Stila un report e lo consegna nella mani dell’allora sindaco Domenico Bortone. Nella relazione si legge: «Questi sono soldi finiti nelle tasche di una decina di impiegati comunali». Secondo il ragioniere «questa cifra è stata suddivisa e finita dal conto del municipio a quello di impiegati come indennità dei progetti-obiettivo». Bortone subito dopo i fatti dichiarò: «Si tratta di una indagine che non è rivolta contro qualcuno, ma a favore della collettività». E fu proprio lui, infatti, a denunciare l’ammanco e a convocare una conferenza stampa per rendere noti i fatti. 

Ma quali operazioni ci sarebbero dietro secondo chi indaga? Si tratterebbe cioè di «denari percepiti da alcuni dipendenti – a dire del ragioniere – senza averne i presupposti». Tradotto: senza avere raggiunto appunto gli obiettivi. Meglio designati come premi di produttività negli enti locali, i progetti obiettivo sono dei premi, sempre in danaro, che spettano se si raggiunge l’obiettivo programmato. Con sentenza del 16 dicembre 2010 n. 8948 il Consiglio di stato, intervenuto in tema di compensi incentivanti la produttività per il comparto degli enti locali, ha chiarito che la corresponsione del premio è subordinata al raggiungimento di un obiettivo programmato, sulla base di parametri a carattere oggettivo, quali il tempo, il livello di professionalità, la capacità di iniziativa e l’impegno partecipativo alla realizzazione del progetto da parte del dipendente pubblico. In parole povere: secondo la relazione del ragioniere comunale questi obiettivi non sono stati raggiunti e quindi non dovevano essere elargiti i soldi che invece, a detta sua, sarebbero finiti nelle «tasche sbagliate».

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Twitter @martinoluigi92

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